di Mauro Serra
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Guspini nell’agosto del 1909 balza agli onori della cronaca nazionale per un’invasione di cavallette, che si diffusero per le campagne e le abitazioni del paese, divorando tutto.
Il Comune organizzò, in squadre, gli abitanti per abbattere le locuste.
In pochi giorni ne furono raccolte 800 quintali.
La cattura degli insetti durò sino all’esaurimento delle disponibilità economiche, poi il Comune fu costretto a rinunciare a un’ulteriore lotta.
Il problema si risolse da sé, infatti, improvvisamente le cavallette abbandonarono le campagne di Guspini.
I cronisti del tempo attribuirono l’invasione delle cavallette al clima secco e afoso.
Alcuni sacerdoti lo considerarono un flagello di Dio e proposero orazioni, penitenze, l’intercessione dei santi, esorcismi, e opere di pietà.
«Il periodo che ne seguì», riportava il Corriere della Sera «fu tristissimo per tutta la popolazione: mancò il sostentamento per gli animali, l’acqua dei pozzi venne inquinata dal grosso spessore di cavallette che vi morivano e marcivano… mancò persino il grano per la semina nell’annata agraria imminente, un’incredibile, enorme carestia, fagocitò tutti e tutto». Le foto pubblicate dal quotidiano milanese erano di Pietrino Garau.
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