Una cena sociale per rinverdire le gesta calcistiche di gruppo di ragazzi, che, con l’allenatore Gianni Demelas, scrissero una pagina di storia nel calcio giovanile guspinese
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di Maurizio Onidi
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La Fortitudo di Guspini, prossima a spegnere le 60 candeline, ha visto passare nelle sue fila, la quasi totalità della gioventù guspinese, dalla fine degli anni 50 del secolo scorso. Generazioni che si sono alternate e che ancora oggi non perdono occasione per ritrovarsi e ricordare quei momenti come è accaduto recentemente alla squadra dei Giovanissimi “della Stagione Trionfale” 1983/1984.
Il 7 marzo scorso gli ex giocatori hanno “convocato” il loro ex allenatore Giovanni Demelas e si sono ritrovati, in una pizzeria a Guspini, a distanza di oltre 40 anni per ricordare quel periodo felice e le tante vittorie.
L’allenatore Demelas riavvolge il nastro dei ricordi: «Nel lontano 1980, il presidente della Fortitudo e dell’Oratorio San Domenico Savio, Luigi Saba, mi affidò l’incarico di allenare la squadra dei giovanissimi. Sentivo la responsabilità di quell’incarico e dei tanti giovani che frequentavano i campi di calcio e che in quell’anno mi vennero affidati. Pian piano, con un gran lavoro riuscì a tirare su una bella squadra, che, nella stagione calcistica 1983-84, vinse il campionato provinciale della Federazione Gioco Calcio, Comitato di Oristano. Dopo tante vittorie, arrivammo alla finale regionale che si giocava nel campo neutro di Bosa, contro il Fertilia. I miei ragazzi come sempre diedero una vera prova di forza e di coraggio, e anche in quell’occasione lasciarono il ricordo di aver portato in alto il prestigio dell’oratorio San Domenico Savio e della Fortitudo di Guspini. La rosa era composta da Checco Corrias, Nicola Scanu, Filippo Bartolomeo, Luca Agus, Stefano Usai, Antonello Cadeddu, Luca Congiu, Stefano Atzori, Giuseppe Garau, Paolo Cadeddu, Simone Concas, Federico Ortu, Raffaele Dessi, Romano Pittau, Luca Usai, Adriano Serra, William Puddu».
Gianni Demelas ha parole di elogio per tutti, ma ovviamente non può dimenticare i tre goleador e il portiere, una vera saracinesca, ma anche i dirigenti tra cui il presidente Luigi Saba, Bruno Concas, Alessandro Scanu, Emilio Lisci, Luigi Usai, Rossano Musiu, Sergio Floris, Ezio Tardanico, Sergio Orrù, Eraldo Lampis, don Peppangelo Perria, don Giampaolo Spada e i compianti don Michele Pinna, Mario Atzori e Giancarlo Carboni.
Non potevano mancare le testimonianze degli ex “Giovanissimi”.
Filippo Bartolomeo, centrocampista: «Campionato provinciale 1983/1984, Guspini vibrava di emozioni e passione per il calcio giovanile. Era l’epoca d’oro dei Giovanissimi della Fortitudo, una squadra che andava ben oltre il semplice gioco sul campo. Era una famiglia, un’identità per i ragazzi che indossavano con orgoglio quella maglia. Sotto la guida sapiente e appassionata di Gianni Demelas, la Fortitudo non era solo un team di calcio, ma una scuola di vita. Il suo impegno e la sua dedizione erano contagiosi, ispirando i giovani a dare sempre il massimo sia dentro sia fuori dal campo. Una stagione che rimarrà per sempre impressa nei cuori di coloro che fecero parte di quella squadra. La finale contro l’Arborea, allenata da don Monni, fu il culmine di una stagione memorabile con una vittoria che rimarrà indelebile nella storia del calcio giovanile guspinese. Anche dopo tanti anni, i ricordi di quella stagione trionfale continuano a brillare. È un omaggio non solo al talento e alla determinazione dei giocatori, ma anche alla passione e all’impegno di chi li ha guidati e sostenuti lungo il cammino. Che quei momenti di gloria e di fratellanza continuino a ispirare le future generazioni di giovani atleti, portando avanti l’eredità della Fortitudo e il suo spirito indomito che vive nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di farne parte».
Simone Concas, ala sinistra: «È stata una stagione memorabile. Annotavo l’andamento della squadra e dopo quaranta anni ho ritrovato quegli appunti. 18 partite giocate, 15 vinte, 2 pareggi, 1 sconfitta contro il Fertilia, 57 goal fatti. Indimenticabili alcune vittorie: 9-0 al Monreale, 4-0 all’Arbus e all’Arcidano, il 6-0 al Guspini, e il 5-1 al Gonnos, e poi ancora un incredibile 7-1 alla Monreale. Il gruppo che aveva costruito il mister Demelas risultava compatto, forte, imbattibile. Andai 19 volte a segno. Il nostro centravanti, Stefano Atzori, vinse la classifica “cannonieri” con 20 goal. Altre 11 reti furono siglate da Giuseppe Garau. La finale regionale si giocò nel campo di Bosa, contro il “Fertilia”. Seppur circondati dall’affetto delle famiglie, che sempre venivano a sostenerci, non andò bene. L’arbitro, che inspiegabilmente annullò il goal che ci dava il vantaggio e poi l’infortunio del centrocampista Filippo Bartolomeo, furono determinanti per l’andamento della partita. Vinse il Fertilia, 3-1. Quella finale ancora oggi rimane nel cuore di tutti noi, lottammo con tenacia e grinta per ribaltare un risultato ingiusto, senza però riuscirci. Al termine della partita anche gli avversari si complimentarono con noi».
Stefano Atzori, centravanti: «Era una squadra fortissima. Io e Simone Concas eravamo due bomber di razza. I due centrocampisti Filippo Bartolomeo e Giuseppe Garau, con i lanci lunghi, ci servivano i palloni, che noi in velocità e grazie al nostro strettissimo e velocissimo dribbling, portavamo in rete. Non c’era difesa che ci tenesse, non ci fermavano neppure con i calci. La foga era davvero tanta. Eravamo impegnati tutta la settimana, non c’era un giorno libero, tra Anspi, Fgci, e rappresentative varie. Il calcio era l’unica passione che avevamo, vivevamo per quello».
Luca Congiu, difensore: «Con Luca Agus e Simone Concas eravamo “gli stranieri”. Provenienza Montevecchio. Siamo cresciuti calcisticamente negli infiniti spazi del centro minerario. Per noi era un orgoglio e un vanto fare parte della “Fortitudo”, all’epoca il senso di appartenenza era davvero importante. Tecnica e agonismo erano il marchio delle squadre del settore giovanile della Fortitudo che ogni anno sfornava giocatori di qualità e alimentava le fila della prima squadra del Guspini. Il campo del “mattatoio”, così come lo chiamavamo “noi” di Montevecchio, era un fortino inespugnabile: “in casa 1 fisso!”. Quando pioveva diventava pesantissimo ma per noi pareva essere addirittura un vantaggio. Cosa dire di quel campionato 1983/1984? Era una squadra forte in tutti i reparti, una difesa tecnica e tosta, infatti in tutto il campionato avevamo subito solo 4 gol, un centrocampo solido e quadrato, con mezze punte che spesso trovavano la via del gol, un super attacco, con ben 57 reti totali, e un mister passionale che sapeva dosare bene la rigorosità del lavoro con la giusta scherzosità. Si giocava in prevalenza con il classico 4-4-2, con pochi tatticismi e noi sapevamo come giocarlo. Ogni partita creavamo numerose occasioni da rete e il pubblico, perlopiù composto dai nostri genitori, amici e parenti, si esaltava commentando divertito le varie azioni di gioco. Gara dopo gara cresceva il gruppo e la consapevolezza della forza della squadra. Il nostro atteggiamento spavaldo incuteva timore reverenziale negli avversari già prima di entrare in campo. Ricordo come fosse oggi le loro parole. Soprattutto eravamo una squadra di amici che spesso si ritrovavano all’oratorio anche dopo l’allenamento per una partita a bigliardino o per continuare a giocare a calcio sfidando i vincitori delle varie partitelle che si alternavano, instancabili. All’epoca si giocava dal pomeriggio fino al calar del sole, ininterrottamente. Il sabato pomeriggio si andava all’oratorio per vedere la “lista dei convocati”: sensazioni antiche ma bellissime che allo stato attuale non trovano riscontro e che i giovani d’oggi faticano a comprendere. Altri tempi! Una cosa è certa, il ricordo di quella mitica stagione è ancora forte nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di viverla. Ritrovarsi dopo 40 anni per una indimenticabile cena e ricordare episodi, aneddoti, scontri di gioco, battute, ammonizioni, squalifiche, ne è la testimonianza … e non ha prezzo!».
Stefano Usai, mediano: «Negli anni ottanta per noi ragazzi l’unico divertimento era il pallone. Lo vivevamo dalla mattina alla sera, una vera e sana passione. La Fortitudo è riuscita a trasformare la nostra passione in una scuola di vita. Ed è per questo che dopo 40 anni, per pura amicizia e sempre con lo stesso entusiasmo, ci siamo riuniti».
Adriano Serra, centrocampista: «Ricordo quelle stagioni calcistiche. La nostra passione era il calcio. Il settore giovanile era invidiato in tutto il circondario. Si giocava sempre, a tutte le ore. Ringrazio il presidente Luigi Saba, tutti i collaboratori, tutti i genitori e il pubblico che ci hanno accompagnato in quella stupenda esperienza e tutti gli amici per la splendida cena in ricordo di quelle stagioni».
Le sorprese non sono ancora finite, Il terzino destro, Nicola Scanu, apre l’album dei ricordi. Numerose fotografie ritraggono giocatori e allenatore nelle classiche pose delle squadre prima dell’inizio partita. Si riscoprono i colori delle maglie, le scarpe, gli sponsor, una miriade di particolari rievocano quella stagione. «In fondo anche noi nel nostro piccolo avevamo raggiunto un bel traguardo. Le prime luci dell’alba ci riportano al presente», commentano quasi all’unisono gli ex “Giovanissimi” con un filo di nostalgia intriso di emozione.
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