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Questa mattina, in un clima di solennità e partecipazione, si è svolta la cerimonia commemorativa del 4 Novembre, giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. L’evento ha avuto luogo alla presenza delle autorità civili e militari, delle associazioni d’arma, degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado e di un folto pubblico che hanno voluto rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre e celebrare il valore dell’identità nazionale.
Dopo la messa, il corteo con in testa la banda musicale città di Guspini si è diretto in piazza IV Novembre dove è stata deposta una corona d’alloro ai piedi del monumento ai caduti, accompagnata dalle note dell’inno nazionale. Il sindaco Giuseppe De Fanti ha letto il messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella cui ha fatto seguito il momento di raccoglimento.

La manifestazione è proseguita con la scopertura della lapide contenente i nomi dei caduti di tutte le guerre, da parte del primo cittadino e la benedizione impartita da don Nico Massa, parroco di San Nicolò. La scopertura della lapide affissa nell’ingresso storico del cimitero ha rappresentato un momento particolarmente emozionante per tutti i presenti.
Questo gesto, reso possibile grazie all’impegno di Francesca Tuveri, assessora alla cultura e al prezioso lavoro di ricerca effettuato dal prof. Lorenzo Di Biase, dal Cav. Giovanni Fenu e del giornalista Maurizio Onidi.
La lapide non è solo un monumento: è un ponte tra passato e presente, un invito a non dimenticare, a custodire la pace come il più prezioso dei doni.
Particolarmente significativa è stata la partecipazione degli studenti, che hanno assistito con attenzione e rispetto alla cerimonia, dimostrando sensibilità verso la memoria storica e i valori della Costituzione.
«Un pezzo di storia locale da far conoscere ai nostri studenti (oggi presenti), frutto della preziosa ricerca di alcuni studiosi guspinesi e non» ha dichiarato l’assessora Tuveri.

«Un’umanità ferita a cui abbiamo simbolicamente restituito identità e dignità insieme. Di cui ora si possono ricostruire storie e vicende personali. In guerra – tutt’oggi- molti nomi restano senza corpo (e sepoltura) e molti corpi senza un nome. Ché la guerra è anche questo: la cancellazione dell’identità, l’annientamento dell’umano a tutti i livelli. E non c’è monumento, altare o celebrazione che possa risarcire la perdita di una sola vita umana, che possa convincerci che la violenza sia la medicina giusta e necessaria per curare il paziente e non invece un’assurdità, diceva Gino Strada» sottolinea la giovane assessora alla cultura.
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