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Guspini, fascismo: il comunista Attilio Lecca confinato a Ventotene

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di Lorenzo Di Biase
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Attilio Lecca nacque a Guspini il 18 febbraio 1896 da Fedele e da Ignazia Agus. All’epoca dei fatti era residente nella natia cittadina, al civico 16 in Via Santa Maria. Esercitava il mestiere di fabbro e venne schedato dalla polizia politica fascista come “Comunista”.
Il 15 luglio del 1935, la Questura di Cagliari vergò un dettagliato rapporto per la competente Commissione Provinciale per l’Assegnazione al Confino di Polizia sull’attività svolta dal Caddeo. Così veniva riportato: “In Guspini si era costituita una organizzazione sovversiva a sfondo comunista i cui componenti si riunivano di nottetempo in località lontana dal paese allo scopo di rafforzare le fila sovversive. Si ebbe il sospetto, non provato, che i vari attentati dinamitardi, contro il Podestà e il Collocatore della mano d’opera, fossero stati organizzati dal “Nucleo Comunista”.
Uno dei più assidui e pericolosi del “Nucleo” è Lecca Attilio il quale già in passato ha sempre militato nelle fila comuniste e ne fu un fervente propagandista. La sua azione è da considerarsi pericolosissima per l’ordine nazionale”. Si ricordava anche che nel 1932 il Lecca veniva ammonito per aver partecipato a Cagliari, il 30 luglio ‘32, a una adunata sediziosa di carattere politico, così come si evince dal rapporto dei Carabinieri di Iglesias. Attilio Lecca era in sostanza accusato di aver preso parte unitamente ad altri dodici sovversivi alla riorganizzazione in Guspini del partito Comunista. Egli era imputato di aver partecipato a tutte le riunioni segrete tenutesi nella casa cittadina di Pio Degioannis e nella casa colonica di Antonio Usai in località Sa Perda de Is Boinargius in agro di Guspini. Durante quelle riunioni si procedette alla composizione della cellula comunista, alla distribuzione delle cariche relative ed al versamento di una quota mensile per far fronte alle spese. A capo della cellula venne indicato Pio Degioannis. Il 25 luglio 1935 fu redatto da Bardini, Cau, Contini e Figus, militi della stazione dei Carabinieri di Guspini, il verbale di arresto e relativa perquisizione della casa di Lecca Attilio occorsi la notte dal 7 all’8 luglio in quanto appartenente alla cellula comunista costituitasi a Guspini negli ultimi mesi del 1934.
Nonostante la perquisizione diede esito negativo, il Lecca fu comunque tratto in arresto. Egli, all’epoca dei fatti, viveva nell’abitazione di famiglia, unitamente alla propria madre Ignazia Agus, nata a Guspini il 29 ottobre 1860, ed alla propria sorella nata il 4 gennaio 1894.
Tradotto al carcere di Cagliari egli fu sottoposto a visita medica in data 23 luglio dalla quale risultò essere “atto a sopportare, senza pregiudizio, il regime di polizia e di confino”. Assieme al Lecca furono denunziati alla competente Commissione Provinciale Degioannis Pio, Mannu Eraldo, Rosas Giovanni e Pilloni Egidio. Furono invece proposti per l’Ammonizione Usai Antonio, Tradori Giovanni, Mura Efisio, Porcu Antonio, Porcu Felice, Murgia Efisio, Ruggeri Salvatore, Sanna Tommaso, e Serra Angelo. La Commissione Provinciale di Cagliari, con Ordinanza del 29 luglio 1935, condannò Lecca Attilio a tre anni di confino perché “è persona pericolosa all’ordine nazionale per la sua attività contrastante l’azione dei poteri dello Stato”. Il Ministero lo assegnò alla colonia confinaria di Ventotene e lì giunse il 26 di agosto. Il 1 ottobre 1935 venne denunciato alla locale Pretura per “Contravvenzione agli obblighi del Confino” ma fu assolto per insufficienza di prove il 15 marzo 1936. In seguito il Prefetto di Napoli trasmetteva al Ministero dell’Interno un’informazione pervenutagli in data 4 luglio 1936, dal Direttore della colonia confinaria, dalla quale emergeva che “Il Lecca si dimostra sempre convinto comunista”.
Il 7 agosto del 1936 veniva condannato a tre mesi d’arresto da scontarsi presso il carcere di Napoli per “Contravvenzione agli obblighi del Confino”. Scontati i tre mesi di detenzione fu riportato all’isola di Ventotene per proseguire il periodo di confino. Egli non presentò ricorso in Appello avverso la decisione della Commissione di Cagliari, come era nei suoi diritti.
Risulta invece che il 12 gennaio 1937 inoltrò istanza al fine di rientrare a Guspini per poter sostenere la propria madre di 78 anni. Nonostante il suo vissuto, quell’istanza venne accolta e, in seguito, il 16 febbraio 1937, fu prosciolto dal Capo del Governo e riaccompagnato a Guspini ove giunse il 23 febbraio 1937.

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