«Con il cane poliziotto nasce, cresce e si consolida un legame affettivo che va ben oltre il rapporto di lavoro»
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di Maurizio Onidi
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Il legame tra l’uomo e il cane è uno dei più antichi e profondi nella storia dell’umanità. Fin dalle origini i cani hanno giocato ruoli vitali nella vita degli esseri umani, come guardiani, compagni di caccia e aiutanti nell’allevamento del bestiame. Tuttavia, nel corso dei millenni, questo rapporto è diventato molto più profondo, trasformandosi in una connessione di pura amicizia e affetto reciproco.
Questi straordinari animali sono stati in grado di adattarsi ai cambiamenti nello stile di vita umano, diventando parte integrante delle nostre famiglie e delle nostre comunità. La loro capacità di comprendere le emozioni umane e rispondere con amore e fedeltà li rende veri e propri membri della famiglia per molti di noi.
Da anni, svolgono una vasta gamma di ruoli nelle nostre vite. Oltre a essere compagni di vita, sono spesso impiegati come cani guida per i non vedenti, cani da ricerca e soccorso e terapeutici. Nello specifico i cani poliziotto, per la loro natura versatile e la loro dedizione li rendono preziosi alleati in molte situazioni.
Grazie al loro addestramento specializzato e alle loro straordinarie capacità olfattive e di apprendimento, questi cani svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella risoluzione dei crimini, nonché nel mantenimento della sicurezza pubblica.
La pensa così anche Gian Carlo Pilloni, classe 1952 che ha prestato servizio per 26 anni, nella unità cinofile della Polizia di Stato «La relazione che nasce tra il cane poliziotto e l’agente responsabile del suo addestramento e della sua gestione, è fondamentale per il successo delle operazioni. Si lavora in stretta collaborazione, sviluppando un legame di fiducia e rispetto reciproco che consente di rendere estremamente efficace lo svolgimento del servizio affidato. Nasce, cresce e si consolida un legame affettivo che va ben oltre il “rapporto di lavoro”».
Come nasce la passione per questo straordinario amico dell’uomo?
«Fin da bambino ho sempre avuto una particolare passione per i cani ma posso dire che per molti come me nati negli anni 50 del secolo scorso, la serie televisiva delle avventure di Rin tin tin, un cane allevato da un giovane soldato americano, il caporale Rasty, trasmesse al tempo della Rai in bianco e nero tra la fine degli anni ’50 e i ’60 hanno rappresentato non solo un’iconica figura televisiva, ma anche un simbolo di coraggio, lealtà e amicizia che certamente hanno contribuito a coltivare un amore per i questi “amici” e a trasmettere questi valori in noi adolescenti».
Racconti la sua carriera in Polizia
«Arruolato in Polizia nel 1971, ho frequentato, ad Alessandria, la scuola per agente di Polizia al termine della quale ho potuto scegliere, con mia grande gioia, il corso per cinofilo. Dopo 2 mesi di parte teorica c’è stata quella pratica e l’assegnazione di Uro, il primo cane, uno splendido pastore tedesco di 16 mesi con il quale, per il primo periodo ho familiarizzato, svolgendo prevalentemente attività ludica per poi passare all’addestramento vero e proprio. Un lavoro molto impegnativo durante il quale nasce l’affiatamento e solo dopo si è pronti per l’assegnazione al reparto operativo. Nel mio caso ero stato assegnato alle squadriglie antisequestro di Nuoro dove ho prestato servizio fino al 1975. Nel corso di quegli anni, con l’ausilio dei nostri “amici” abbiamo contribuito alla liberazione di diversi sequestrati di cui si sono ampiamente occupati i mass media. Uro ha collaborato con me fino al 75, anno in cui è stato “collocato in pensione per limiti di età”. Nello stesso mi è stato assegnato Erim e contestualmente sono stato trasferito alla squadra elitrasportata del Centro Addestramento Istruzione Professionale (Caip) di Abbasanta, dove sono rimasto in forza fino al 1997, anno in cui ho lasciato la Polizia per godermi la meritata pensione. Durante il servizio in Polizia ho avuto quattro cani, oltre a Uro ed Erim ho avuto Argo e Alex che ha chiuso la carriera con me. Prima che venissi collocato in pensione riuscì a ottenere l’affidamento di Alex che ha vissuto fino all’ultimo giorno con me. Era diventato l’amico di tutti, lo portavo nelle scuole per fare dimostrazioni e alle manifestazioni e lui era sempre pronto come quando eravamo in servizio, nonostante l’età».
Certamente nel corso di tanti anni ne avrà viste tante ma c’è un ricordo che più di altri le ha lasciato dentro un segno indelebile?
«Sono stati anni molto difficili, un periodo particolarmente impegnativo e anche molto pericoloso per quanto accadeva in Sardegna ma fra le tante attività alle quali ho preso parte, ricordo con particolare sofferenza il lavoro massacrante che con tutti i colleghi e i cani avevamo fatto a seguito del rapimento, nel 1992, del piccolo Farouk Kassam, di appena 7 anni, che nel corso della prigionia durata diversi mesi subì la mutilazione del lobo dell’orecchio sinistro quale prova che fosse ancora in vita. Ricordo ancora i turni massacranti, gli appostamenti diurni e notturni, le ricerche e poi finalmente la gioia immensa per aver contribuito alla liberazione della piccola vittima. Una gioia indescrivibile che in effetti resterà scolpita per sempre dentro di me».
Oggi si fa un gran parlare di “cani cattivi e cani buoni” qual è il tuo parere da esperto?
«La mia risposta è abbastanza netta: non esiste questo tipo di catalogazione, dipende solo ed esclusivamente dal tipo di addestramento che si vuole fare al nostro amico a quattro zampe. In ambito forze dell’ordine posso dire che c’è una razza più di un’altra che ha particolare propensione a tali attività come il pastore tedesco, il labrador e il doberman. Questi animali sono selezionati attentamente e sottoposti a vari test per garantire che abbiano le caratteristiche psicologiche e fisiche necessarie per svolgere il lavoro in modo efficace e sicuro. Ancora una volta pertanto è l’uomo che decide. Il comportamento di un cane dipende da una serie di fattori, principalmente l’ambiente e l’addestramento come dicevo prima. Con la dovuta cura e attenzione la stragrande maggioranza dei cani possono sviluppare un comportamento positivo e diventare fedeli e affettuosi compagni».
Ancora una testimonianza a conferma che il cane va ben oltre il ruolo di semplice animale domestico. Esso rappresenta un fedele amico e un prezioso compagno di vita che dona arricchimento alle nostre giornate con il suo affetto. La connessione tra l’uomo e il suo fedele amico a quattro zampe è un vero tesoro da proteggere e apprezzare.
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