banner1_lagazzetta
ffserci
striscione_banner
ALP
previous arrow
next arrow
Attualità

Guspini, la grotta Beata Vergine Maria di Lourdes e la storia della missionaria Lidia Montis

Condividici...

di Lorenzo Argiolas
_______________________________

 

Qualche tempo fa abbiamo incontrato Lidia Montis, missionaria guspinese, che ormai da tempo risiede a Roma, ma ricorda sempre con piacere il suo paese e la sua devota famiglia. Il pensiero di Lidia va subito alla “Grotta della Madonna di Lourdes” a Guspini e a sua madre. «Ora che mia sorella Clotilde non c’è più – dice Lidia- e che per tanto tempo si è dedicata alla cura della grotta facendosi aiutare da vari conoscenti e affezionati amici, ottenendo dall’Amministrazione Comunale l’illuminazione di questo luogo, vorrei raccontare della persona da cui partì l’idea, mia madre, Maria Serru. Grazie a lei Guspini ha un piccolo angolo di preghiera pubblico». Tutto nacque da un evento spiacevole, quando la madre di Lidia ebbe una paralisi e andò in pellegrinaggio a Lourdes. «Ricordo ancora – prosegue Lidia   – quel martedì di fine ottobre del ’49. Ero una bambina e mia madre, che infornava il pane, mi chiamò per avvisare il dottore e il sacerdote, aveva intuito che le stava per succedere qualcosa di grave. Poco dopo perse i sensi». Dopo la malattia Maria Serru si recò a Lourdes e una volta tornata voleva lasciare un segno della sua devozione. In accordo con l’allora parroco di San Nicolò, don Piano, cominciò una raccolta di denaro insieme alla piccola Lidia e ad altri parenti, mentre il figlio Sergio si incaricò di seguire i lavori. Con il denaro raccolto si realizzò la “Grotta alla Beata Vergine di Lourdes” inaugurata nel maggio del 1965 alla presenza di molte persone che parteciparono alla Messa officiata dall’allora vescovo mons. Tedde. Ma occorreva ancora del tempo per completare definitivamente l’opera. Successivamente, con ulteriori donazioni, si realizzarono il muro di contenimento e la scalinata in granito. Nel 1968 vennero aggiunte le aiuole e si terminò il piazzale antistante il santuario. Le famiglie Lecca e Corona donarono il terreno, e tante furono le donazioni in denaro, ma anche in mezzi e strumenti per la costruzione della grotta. «Nel novembre del 1969 mia madre morì. Tuttavia ebbe la gioia di veder coronato il suo sogno» afferma Lidia.  Per diversi decenni in questo luogo l’11 febbraio, il primo e il 31 veniva officiata una Celebrazione Eucaristica molto partecipata: i parrocchiani delle tre parrocchie guspinesi di Guspini si ritrovavano insieme. Il 31 maggio – a conclusione del mese mariano – tutti partecipavano alla suggestiva fiaccolata che si concludeva nella Chiesa di San Pio X. «Grazie all’iniziativa di mia sorella Clotilde, nel 2014 sono stati realizzati dei lavori di restauro e la posa in opera del cancello di protezione del santuario, acquistato attraverso una colletta da lei organizzata».

A 18 anni Lidia, scelse di diventare missionaria. Una decisione maturata dopo aver letto l’annuncio sulla rivista “Crociata Missionaria”: «Cercasi signorine interessate alla missione». «Fin da piccola desideravo dedicarmi agli altri avendo fatto mio il principio “Il Signore Dio è nostro Padre e ci invita a farlo conoscere in tutto il mondo.” Mi frenava solo l’idea di entrare in un ordine religioso magari troppo rigido e inoltre inquadrato da una divisa che forse mi avrebbe rinchiuso nei “panni” di una suora». Nella famiglia Montis Mira, sorella di Lidia, tempo prima era divenuta suora. Lidia, dunque scrisse a Monsignor De Vito che la indirizzò verso la casa generalizia di Bologna, da poco istituita. Nel 1958 Lidia partecipò al convegno mondiale della gioventù femminile organizzato dall’Azione Cattolica a Roma, in piazza San Pietro. «Ricordo ancora con quale felicità mi trovai insieme a 50.000 ragazze, un evento che fece esclamare a Pio XII: “Siete un prato fiorito”. Quell’esclamazione mi colpì a tal punto che, in prospettiva della mia vocazione, mi sentii un fiore di campo».

A 21 anni Lidia partì per Bologna decidendo di entrare a far parte dell’Istituto secolare Missionario Ancelle dei poveri, erano in 12. Frequentò il corso da infermiera e prese la patente. Nel gennaio del 1964 Lidia partì in India, in nave. «Mio padre, che sapeva della mia insofferenza per i viaggi lunghi e difficoltosi, si offerse di pagare la differenza per l’acquisto di un biglietto aereo; purtroppo la sua proposta fu rifiutata da Monsignor De Vito che evidenziò la povertà quale principio dell’Ordine: i missionari viaggiavano soltanto in nave». Dopo 15 giorni Lidia arrivò a Bombay. Il viaggio l’aveva stremata, l’energica missionaria era sparita dopo due settimane di viaggio. Non era finita, Lidia affrontò altri tre giorni di treno per arrivare nell’Uttar Pradesh, la sua destinazione. La responsabile dell’Istituto, vedendola in quelle condizioni, decise di non sottoporla immediatamente alle formalità burocratiche e la trattenne in casa, sfidando così il controllo della polizia locale: «Evitai comunque sgradevoli sanzioni dopo che un addetto alla sicurezza accertò il mio evidente malessere, probabilmente scongiurai un mio passaggio in prigione» ricorda Lidia. Dopo aver recuperato vigore, venne assegnata al reparto pediatrico, quando chiese all’incaricata di chi fossero tutti quei bambini le rispose: «Sono i tuoi». Venti piccoli angioletti da zero ai tre anni. Lidia rimase in quella struttura per due anni, fu un periodo di grande gioia. In seguito venne dislocata in un piccolo ospedale dove rimase per sei anni. Insieme alle consorelle si occupavano di piccoli orfani, tutti bisognosi di cure e di affetto. Il vescovo andava spesso a trovarle e un giorno le propose di conferire il sacramento della Comunione nell’ospedale civile della città e Lidia ricorda bene quei momenti. «Come avrei fatto? Il Vescovo mi tranquillizzò e mi invitò ad andare a prendere, a casa sua, la piccola teca dell’Eucarestia consigliandomi di indossarla come una collana. E così feci. Pedalando svelta in bicicletta, nei pressi della discesa dell’ospedale, pensai: Signore, tieniti forte, perché qui si va decisi».  Nel 1971, venne deciso che le missionarie italiane in India, cioè Lidia, Carla e Adele, avrebbero lasciato l’Asia per andare a costituire un nuovo Centro nel Corno d’Africa. Dovettero affrontare numerose vicissitudini burocratiche per iscriversi all’albo inglese del personale paramedico; finalmente nel 1975 riuscirono ad attivare il Centro. Offrivano supporto ai Padri Cappuccini, missionari già presenti lì da tempo. Ci restarono vent’anni. Nel 1986 a Lidia venne proposto di andare in Kenya dove rimase fino al 2005. «Lì mi resi utile nello sviluppo di una scuola infermieristica che preparava personale del posto; inoltre venni impegnata nella realizzazione di un ospedale a Karungu, realtà tutt’ora operante e molto efficiente. Oggi quella comunità conta una quarantina di consorelle. Ricordo con particolare piacere il periodo trascorso a Taza, in Etiopia dove sono stata 18 anni, cinque dei quali trascorsi a curare persone affette da tracoma e cataratta. Ripenso con piacere a come un semplice intervento agli occhi, abbia potuto prevenire la cecità a più di 5.700 persone. In quei cinque anni ho percorso più di 50.000 km andando di villaggio in villaggio, dove spesso un semplice altare diventava tavolo operatorio».

Negli anni seguenti durante un breve rientro in Italia, dopo l’incontro con dei Padri Camilliani – un ordine che si dedica ai malati – Lidia decise di stabilirsi in Kenya e di collaborare per otto anni con loro. Da qualche tempo si trova in Italia. Attualmente, a causa dell’età avanzata e dei problemi di salute, il suo Istituto le ha affidato la gestione di un piccolo appartamento a Roma che provvede a ospitare le consorelle in transito in città.

«A 85 anni compiuti mi sento appagata della mia scelta missionaria e sebbene anziana mi riconosco in quel “fiore di campo”, grata al Signore per tutto ciò che mi ha donato».

RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividici...

ecco qualche nostra proposta….

IMG-20231027-WA0002
IMG-20231007-WA0003-1024x623
IMG-20231104-WA0035-1024x623
previous arrow
next arrow
 

CLICCA sotto PER LEGGERE

RADIO STUDIO 2000

Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano piccoli file (cookie) sul dispositivo. I cookie vengono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare report di navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore. Cookie policy