Che la burocrazia non rappresenti il punto di forza dell’Italia non lo scopriamo certo oggi: sono tanti gli esempi di persone che spesso si trovano intrappolate in situazioni piuttosto complesse. Il nostro territorio, ovviamente, non ne è esente: il caso della signora Carmela Melis, un’anziana residente a Ussaramanna, lo dimostra.
Tutto ruota attorno al suo codice fiscale, ovvero al numero identificativo di sedici cifre assegnato sin dalla nascita a tutti i cittadini italiani. La signora Melis è nata 82 anni fa a Gonnosnò, Comune della Provincia di Oristano. Nel 2011 si è vista recapitare un avviso con il quale la si informava che, a causa di una nuova disposizione dello Stato italiano, al successivo rinnovo del documento della sua carta d’identità (che avverrà nel 2017) il luogo del suo comune di nascita verrà modicato da Gonnosnò a Baressa. Questo perché il paese natìo, all’epoca della nascita della signora Melis, aveva lo status di frazione di Baressa e non, come ora, di comune vero e proprio. Tale modifica (nonostante al 2017 manchi ancora un anno) ha però già avuto delle ripercussioni tangibili. La signora Melis si è vista infatti recapitare una nuova tessera sanitaria con un numero di codice fiscale diverso rispetto al precedente, questo per il fatto che quattro delle cifre del codice identificativo cambiano a seconda del comune di nascita. Tale situazione nel corso di questi anni l’ha costretta spesso a lunghe perdite di tempo e denaro, non ultima quella di dover dimostrare il perché di questa particolarità all’Inps che, a causa di questa modifica, le ha sospeso per un periodo l’erogazione del bonus sociale di 40 euro mensili. Persino una sorella e un fratello della signora di Ussaramanna, oggi residenti a Milano, si sono trovati a dover battagliare più volte per la stessa questione.
I due, contattati telefonicamente, si sentono particolarmente indignati per quanto costretti a subire. «A causa di questa situazione – spiega Elisetta Melis, sorella più giovane di Carmela – sono costretta a girare a Milano con due diverse tessere sanitarie che riportano differenti codici fiscali. Ogni qualvolta mi trovo ad avere a che fare con le istituzioni pubbliche devo fare i salti mortali per dimostrare quest’anomalia e molto spesso non riesco a raggiungere gli intenti che mi prefiggo. Abito a Milano dal 1959 e sto cercando di farmi promotrice di un gruppo che possa attivarsi affinché venga risolta questa questione. Mi rivolgo ai sardi e agli emigrati come me: chi vuole contattarmi perché si trova in questa situazione lo faccia al mio indirizzo e-mail: elisettamelis@alice.it».
Tale problema non ha invece sortito alcun effetto su un terzo fratello, residente in Germania. Il consolato tedesco (non senza problemi), ha infatti respinto il cambio di codice fiscale sottolineando che non possano sussistere ragioni per una modifica del numero identificativo. Ma oltre alle ragioni burocratiche vi sono anche quelle legate al cuore: «Sono nata a Gonnosnò – sottolinea con piglio deciso la signora Carmela Melis – e perciò pretendo che nel mio documento d’identità sia contrassegnato il mio reale luogo di nascita che è Gonnosnò e non Baressa! Questo “pasticccio” per me ha rappresentato una perdita di tempo e denaro a causa dei tanti spostamenti che ho dovuto fare da un ufficio all’altro: alla mia età certe cose non ho più la forza per poterle fare».
Ma cosa dice la normativa a proposito? Secondo una nota del 2012 dell’Agenzia delle Entrate viene spiegato che “In caso di Comuni soppressi con conseguente accorpamento ad altro, ai cittadini di solito viene rilasciato un nuovo tesserino di codice fiscale con l’identificativo negli ultimi 4 caratteri del comune rettificato”. Insomma tutto lascia presagire che il Comune di Gonnosnò abbia agito secondo legge. La stessa cosa ci viene confermata da Paolo Setzu dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Lunamatrona che, sino al 1947, aveva due frazioni ovvero Siddi e Pauli Arbarei, oggi Comuni a tutti gli effetti. «Si tratta – ci spiega Paolo Setzu – di una rettifica di legge del 1981; negli anni alcuni comuni l’hanno disattesa, ma lo Stato è da qualche anno che sta spingendo affinché questa venga rispettata».
Morale della favola, siamo alle solite: le leggi vengono fatte, manca però poi tutto l’iter informativo a chi di dovere, in questo caso agli enti pubblici i quali, anche soltanto per semplice non conoscenza della questione, si prendono tempo e rischiano di agire non correttamente. Se a questo aggiungiamo che i cittadini interessati sono persone un po’ avanti negli anni, capiamo bene che il problema si complica.
L’auspicio è che la questione venga presa in considerazione da chi di dovere (Stato, Regioni, Comuni?) e ci si attivi per informare nel modo corretto tutti gli enti che potrebbero aver a che fare con situazioni di questo tipo.
Simone Muscas
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