Calcio, moda e alimentare tra i settori più rappresentativi dell’Italia ma sono anche i meno trasparenti per tutto ciò che riguarda il loro impegno contro la corruzione Questo secondo quanto emerge dall’analisi dei documenti e pubblicati sui loro siti web secondo l’indice presentato oggi da Transparency International Italia che analizza il livello di trasparenza e impegno anticorruzione di 50 grandi aziende italiane leader in dieci settori particolarmente significativi. I rapporti con la politica e in particolare il finanziamento di questa da parte delle aziende, rimane l’aspetto più oscuro su cui le società dicono meno. Sono questi i dati principali che emergono dalla prima edizione del Bit (Business Index on Transparency).
L’analisi prende in considerazione le policy, gli strumenti e le iniziative anticorruzione messe in campo dalle aziende così come comunicato attraverso il sito aziendale e diversi documenti ufficiali quali il Codice etico, il Piano anticorruzione e il Bilancio di Sostenibilità.
Il settore che dimostra il maggiore livello di trasparenza è quello energetico che raggiunge un punteggio di 74,6 per cento di poco sotto il livello di eccellenza (da 75 per cento in su) che nessun settore riesce a raggiungere.
La trasparenza e l’impegno sono stati valutati in 10 pilastri fondamentali dell’anticorruzione. Dall’analisi emerge che l’ambito in cui tutte le aziende del campione risultano molto carenti riguarda il finanziamento alla politica: con un punteggio di appena 17,6 per cento si rileva uno scarso impegno a comunicare le policy aziendali in questo ambito dimostrando una limitata sensibilità che può avere pericolose ricadute sulla società. Le relazioni con la politica rimangono oscure anche per ciò che concerne le attività di lobbying dove il livello di trasparenza non va oltre il 38 per cento.
I maggiori settori produttivi italiani sono anche quelli meno trasparenti

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