di Giovanni Angelo Pinna
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Le nuove generazioni già ne sono quasi abituate al tema, ma i più grandi non avrebbero mai immaginato che la serie televisiva Supercar, la famosa KITT, i film Terminator o Robocop e i più moderni, in fatto di effetti speciali e tecnologie utilizzate, come Io-Robot, Ex-machina potessero trasformarsi in realtà.
Auto che guidano, parcheggiano o frenano in modo autonomo, robot militari come Guardbot o Dogo, intelligenze artificiali della forma di una formica o le famose “emotion butterfly” (delle farfalle giganti superleggere: 33g e apertura alare di 50cm) fino ad arrivare agli umanoidi come Icub, costruito all’istituto italiano di tecnologia di Genova.
Oggi i robot vengono usati per supportare in moltissime attività quotidiane dal fare la solita spesa quotidiana al dialogo e intrattenimento personale, dalla cucina alle pulizie domestiche, dalle attività ludiche a quelle didattico/formative.
Sarà difficile fare cambiare opinione ai nostri nonni o genitori più avanti con l’età, loro continueranno ad affermare <<e lasciami perdere!>>, ma questa è la realtà e ciò che ci riserva la quotidianità del futuro essere circondati da robot.
I robot non sono solo macchine, un insieme di schede elettroniche, pistoni, sensori, cavi elettrici, plastica e leghe più o meno leggere possono diventare qualsiasi cosa l’uomo possa desiderare, anche trasformarsi in stile Transformers per poi impugnare un’arma (se con finalità e impiego militare).
I robot (della classe dei cobot) possono e sostituiscono l’essere umano in quelle azioni e situazioni più pericolose come ad esempio strutture danneggiate, ambienti saturi di monossido di carbonio o altri gas che metterebbero fuori gioco qualsiasi uomo in pochissimo tempo, cisterne industriali, cunicoli di miniere e così via senza limitarsi al percorrerle ma creando anche vere e proprie mappe automatiche aggiornandosi in automatico incontrando ostacoli che non permettono di procedere in avanti.
Esistono anche creazioni, frutto dell’ingegno e di moltissimi studi, come HyQReal, un robot quadrupede che possiede la forza sufficiente per spostare un aereo passeggeri e camminare su terrei accidentati o caratterizzati da grandi pendenze.
Oppure Alma, il cane-robot che arriva dalla Svizzera e si occupa di sollevare rifiuti e gettarli nelle isole destinate alla loro raccolta.
Ma esistono già anche robot terapisti studiati proprio per facilitare l’esame e analisi in presenza di patologie come l’autismo o altre disabilità intellettive associate.
Robot che non si limitano a registrare ciò che accade nell’ambiente circostante e trasmetterlo in un monitor permettendo anche una analisi a posteriori, ma che arrivano a interagire direttamente con le persone coinvolgendole molto più di quanto già si riesce a fare con un’App.
Tecnologie che spingeranno sempre più allo stare a casa e, forse usandoli con coscienza, potranno alleggerire il carico di lavoro dell’uomo permettendogli, magari, di dedicarsi maggiormente alla propria famiglia.
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