di Sandro Renato Garau
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“Il Coronavirus ci ha portato bene! Non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo”. La frase è agghiacciante ed è parte delle intercettazioni della Guardia di Finanza di Rimini nell’operazione “Free credit” svolta in Trentino, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Marche, Basilicata, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia.
Solo il nome “credito libero” dà all’operazione quel pizzico di ironia che nasconde tanta amarezza e mette in evidenza quanto il rispetto per la fatica di chi lavora, non ha potuto lavorare, si è ammalata e anche morta sia messo alla berlina da un pugno di furbi.
Il fatto: le agevolazioni previste con il decreto Rilancio del 2020 relativa all’dell’emergenza sanitaria hanno portato nelle tasche di circa 100 società, tra bonus locazioni, contributi per miglioramenti sismici ed energetici, bonus facciate e altro, 440 milioni richiesti come crediti di imposta erogati dallo stato e non dovuti. Denari che, ha scoperto la Guardia di Finanza, gli scaltri imprenditori hanno reinvestito in mezzo mondo. Otto persone in carcere, 4 ai domiciliari, 20 imprenditori interdetti e 3 commercialisti, anche loro interdetti nella professione.
Andando ancora a fondo pare che 9 di questi avessero presentato domanda di reddito di cittadinanza e che 3 avessero precedenti per associazione di stampo mafioso.
Dire che una notizia del genere sia incommentabile può essere vero, ma quando i piedi sono messi sulla testa di chi soffre e fatica è necessario esprimere almeno il proprio parere e dire, che non si è d’accordo sulla quella filosofia che sostiene che chi non paga le tasse è un eroe, che chi ruba allo stato e ai cittadini è furbo e più intelligente di chi non lo fa.
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