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Editoriale

Il linguaggio e le parole

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di Antonio Corona
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Secondo recenti studi sembrerebbe che l’uomo di Neanderthal fosse già in grado di produrre un linguaggio. Ma già 40 o 30 mila anni fa l’uomo sapiens acquisì un netto sviluppo delle capacità linguistiche. È proprio l’uso di un linguaggio articolato che distingue l’uomo da altre specie.
Il linguaggio è un’autentica conquista, strettamente connessa al pensiero. Dalla gestualità più o meno complessa, si è passati all’articolazione della sillaba fino ad arrivare a più sillabe per esprimere pensieri, concetti e significati. Questo è stato probabilmente il lungo processo della specie umana per arrivare a parlare. Parole che presupponiamo nei primi uomini avevano la caratteristica più di aggregare e di unire che di dividere, in funzione soprattutto del soddisfacimento dei bisogni primari. È proprio la parola che ha consentito e consente alla cultura di nascere e svilupparsi.

Purtroppo strada facendo la parole sono state usate a proposito e a sproposito. A seconda dell’uso che se ne fa, le parole, come dice la scrittrice Daniela Sasso, “Sono pesanti come macigni e leggere come piume. Le parole una bella invenzione. Hanno il potere di abbracciare, di accarezzare, di sostenere e di uccidere. Possono ferire o ricucire un cuore”.

Le “Parole sono pietre” recita il titolo del libro di Carlo Levi del 1955 sui problemi sociali della Sicilia. E ancora il pensiero di Buddha “Le parole hanno il potere di distruggere e di creare”.  Pensieri ricchi di saggezza. Si potrebbe dire che la parola purtroppo non viene sempre utilizzata per esprimere sentimenti positivi quali l’affetto, l’amicizia, la vicinanza, la stima, quanto molto spesso per esprimere una dura contrapposizione se non il disprezzo, l’odio, la sopraffazione.
I mezzi di comunicazione di massa e gli avvenimenti di cronaca ci danno la misura di quanto le parole vengano utilizzate in modo spesso distorto.
Oggi si fa sovente un uso strumentale delle parole e non sempre hanno una rispondenza con la realtà. Molti politici ma anche tanti opinionisti e molti operatori della comunicazione utilizzano le parole con leggerezza, modificandone il valore e il senso al fine di ottenerne dei vantaggi. Ingarbugliano per così dire le questioni. Ma la parola detta rimane, non muore. La si vuol far apparire tale per poterla cambiare o modificare a seconda delle circostanze.

Le parole contano. Le parole pesano. Nel bene e nel male. Pesano come sassi. Pesano come macigni.

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