di Maurizio Onidi
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Il made in Sardegna esportato nel secondo paese più popolato al mondo, nel 2018, vale oltre 27 milioni di euro. Si tratta, per la maggior parte, di prodotti derivati dalla lavorazione del greggio, del comparto estrattivo e di sistemi industriali legati alla raffinazione del petrolio.
L’export di tali prodotti, tra il 2017 e 2018, è cresciuto del 161,8%. Una piccola parte di queste esportazioni, però, è rappresentata dai prodotti della piccola impresa manifatturiera sarda. Infatti, 2 milioni e mezzo di euro di prodotti agroalimentari, tessili, beni in legno, pelle e metalli, nel 2018 sono volati verso Nuova Delhi.
Lo scorso anno, l’export delle piccole imprese ha registrato una impennata del 47%, dovuta principalmente alla vendita di prodotti alimentari. Sono questi i dati che emergono dall’analisi dall’osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Istat, sulle “Esportazioni della Sardegna in India”.
«Questi dati confermano come paesi, ancora poco conosciuti dalle nostre imprese», afferma Antonio Matzutzi, presidente regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, «in ogni caso siano capaci di generare volume di acquisti e, quindi, come per le nostre realtà lo spazio di crescita sia enorme. Le imprese», continua il presidente, «hanno ormai capito come il “mercato domestico” non sia più sufficiente e come quello globale offra molteplici opportunità da cogliere».
Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale dello scorso gennaio, nel 2019 il PIL dell’India crescerà del 7,5%, con un incremento del 7,3% del 2018.
Tra le maggiori economie emergenti è senza dubbio quella con il più elevato tasso di crescita, superiore al 4,5% medio dei paesi emergenti e davanti al 6,2% della Cina; l’economia indiana cresce a un ritmo più che doppio rispetto alla media mondiale (+3,5%), numeri che suonano come un invito a rivolgere lo sguardo verso il continente asiatico .
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