di Gian Paolo Pusceddu
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Comincio dalla fine: buon anno a tutti. Il mio primo pensiero va alle tante, troppe persone che salutano il 2022 con delusione e sconforto.
Alcuni di noi, troppi fra noi, hanno visto diminuire la propria ricchezza o crescere la propria povertà.
Abbiamo visto i prezzi aumentare senza che venissero adeguati gli stipendi e le pensioni.
E la gente diventare sempre più povera. In un paese in cui un giovane su sei è senza lavoro abbiamo imparato a guardare con invidia persone il cui stipendio è al di sotto della soglia di povertà, per il solo fatto di averlo, uno stipendio, e di avere ragionevoli possibilità di conservarlo.
In passato ci siamo sentiti dire che l’unico modo per uscire dalla crisi economica era quello di fare ulteriori sacrifici.
Li abbiamo fatti, ma dalla recessione non siamo usciti, anzi. Nel frattempo, l’esercito degli evasori fiscali è aumentato.
E i politici e i funzionari pubblici corrotti, disonesti, marci, quelli che sbeffeggiano il cittadino onesto, sono sempre al loro posto.
Non c’è più distinzione fra lecito e illecito.
La crisi c’è ancora tutta e ora con la guerra in Ucraina rischiamo un’ulteriore recessione.
La storia ci insegna che non impariamo mai e che siamo sempre pronti a rituffarci sul sentiero della strada comoda, quella che in genere ci porta nei pressi del baratro.
A ogni fine anno solitamente si augura che quello nuovo possa essere migliore di quello che se ne va.
A tutti i nostri lettori auguro un anno più normale. Meno morti sul lavoro, meno evasione fiscale, meno corruzione nella pubblica amministrazione e nella classe politica.
Un governo che affronti i veri problemi del paese e non della Casta.
Meno privilegi per alcuni e più serenità per tutti.
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