di Fulvio Tocco
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Lunedì 26 aprile 2021. Ho seguito in diretta il discorso di Mario Draghi alla Camera dei Deputati. L’ho apprezzato. Ha esordito così: “Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr sia solo un insieme di progetti ambiziosi quanto necessari. Va letto anche in altro modo: metteteci dentro la vita degli italiani, le attese di chi ha sofferto la pandemia, l’aspirazione delle famiglie, le giuste rivendicazioni di chi non ha un lavoro o di chi ha dovuto chiudere, l’ansia dei territori svantaggiati, la consapevolezza che l’ambiente va tutelato”. Precisando che “Nell’insieme dei programmi c’è il destino del Paese, la sua credibilità”. Secondo Draghi, “ritardi, inefficienze, miope visioni di parte anteposte al bene comune, peseranno direttamente sulle nostre vite e soprattutto su quelle dei più deboli, dei nostri figli e nipoti. E forse non ci sarà più tempo per porvi rimedio”. Entrando nella specificità degli argomenti su cui possiamo meglio addentrarci subito, mi sento di dire che le somme del Recovery plan che saranno messe a disposizione per cambiare volto all’agricoltura italiana, per la parte che le compete alla Sardegna, potrebbero tornare utilissime alla nostra isola, rendendola più sostenibile sul piano produttivo e più forte sul piano infrastrutturale per fronteggiare lo spopolamento dei comuni rurali, i cambiamenti climatici, gli incendi estivi e il dissesto idrogeologico.

I principali “assi” agroalimentari riguardano i contratti di filiera e di distretto con i quali si punta a rafforzare alcune specifiche produzioni e a riequilibrare i rapporti tra l’anello produttivo e quello commerciale. Gli obiettivi, dichiarati, sono quelli finalizzati ad incrementare la competitività del sistema alimentare nel quadro della sua sostenibilità. E su questo fronte potremo essere innovativi e pronti ad agire subito puntando sulla rinaturalizzazione dei seminativi e dei pascoli permanenti attraverso l’introduzione delle leguminose da granella e da foraggio. Col Recovery saremo la prima regione in Europa ad introdurre i pascoli, seminati, permanenti, biodiversi e ricchi di leguminose per la ritenzione del carbonio contribuendo in maniera significativa a rispettare quanto stabilito dal protocollo di Kioto e da quelli successivi. Chi ha competenza negli Enti di ricerca potrebbe essere suggeritore essenziale per l’Assessorato dell’agricoltura.
Con un progetto di questa natura, con un respiro quinquennale per consentire all’industria isolana di fare la sua parte, potremo puntare a diventare un esempio nazionale ed europeo per qualità del progetto, tempistiche attuative e benefici socio economici ed ambientali. E’ da anni che l’Unione europea cerca di stimolare gli stati membri affinché promuovano la coltivazione delle leguminose in quanto deficitaria. Sulla base delle esperienze maturate (e testate) nella Provincia del Medio Campidano col progetto Vivere la Campagna, la Sardegna ora è pronta a riproporlo su larga scala. Chi ha la possibilità e la responsabilità di decidere in merito ha il dovere di pensarci perché abbiamo in mano un Piano che s’inserirebbe appieno nella programmazione del Recovery plan egregiamente illustrato dal presidente Draghi alla Camera dei deputati. Con una briciola dei 248 miliardi che mettono “in ballo il destino del paese” come ha precisato il Presidente del Consiglio sarà possibile dimostrare che la Sardegna ha una sua idea su uno strumento che potrà contare su un budget al quale sono affidati compiti come il rafforzamento della competitività delle imprese agroalimentari e una migliore distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena produttiva; la riduzione dell’uso di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi ma anche il potenziamento dell’agricoltura biologica.
Alla Regione Sardegna e soprattutto agli Enti locali che hanno la possibilità di capillarizzare questa tipologia di progetti direi di andare avanti con coraggio, per trasformare radicalmente la nostra Terra, rendendola più salubre e competitiva per il futuro, per noi e per i nostri figli. Facciamo della Sardegna una delle migliori regioni green d’Europa.
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