di Giacomo Pitzalis
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“L’opera d’arte deve richiamare un aspetto che non si manifesta nella forma visibile dell’oggetto rappresentato”, con queste parole Giorgio de Chirico dava una sua personale visione circa l’obiettivo supremo dell’arte, che ha sempre cercato di imprimere alle sue opere. Nello stesso modo, questo cammino proteso a ciò che va oltre lo sguardo, è ripreso da Giorgia Onnis, giovanissima pittrice di San Gavino che tra i suoi mentori annovera proprio il celebre artista.
«Ho sempre amato disegnare, sin da bambina. Ripensare a quando è scattata la consapevolezza della necessità di dipingere mi riporta ad oltre dieci anni fa, quando ho cominciato a farlo per me stessa».
Oltre il già citato de Chirico, nei suoi dipinti surreali e psichedelici, scorrono tantissime influenze e commistioni, eterogenee ma amalgamate tra di loro all’interno di un’unica, nuova, realtà.
«Negli anni successivi al liceo, i pittori a cui guardavo di più erano quelli che ho studiato e che mi erano rimasti impressi per tecnica e contenuti, su tutti Magritte e Dalì. Più di recente ho cominciato a seguirne di contemporanei e anche sardi, come Paolo Pibi e Nicola Caredda di cui ammiro la pulizia, la precisione e l’attenzione per i dettagli».
Protagonisti delle tele di Giorgia diventano così specie animali e vegetali tipiche dell’isola, in composizioni oniriche e sognanti, che nascono da un’idea particolare o dal trascorso personale dell’artista.
«Per i miei quadri parto sempre da un sentimento o da un’esperienza. Attraverso la scelta dei soggetti e delle ambientazioni cerco di raccontare tematiche ambientali o condizioni umane, all’interno delle quali gli osservatori possono forse rispecchiarsi grazie alla loro interpretazione».
Le suggestioni costruite, tra prospettive e forme lontane dalle convenzionali regole geometriche, trasportano l’osservatore in nuovi mondi, in modo simile e parallelo a quanto riescono a fare alcuni dei più grandi cantautori della musica italiana.
«Pensando ai miei quadri, mi vengono in mente alcune canzoni dalle forti allusioni, su tutti i testi interpretati da Lucio Dalla, Franco Battiato o Francesco De Gregori».
Ma qual è, fra tutte, l’opera a cui Giorgia è più legata?
«Sono legata a due dipinti: quello che definisco il mio “dipinto d’esordio” ed il dipinto in corso d’opera. Il primo ha una forte valenza emotiva, mentre l’ultima preferenza si aggiorna di volta in volta, ed è connessa all’aspetto tecnico che cerco di migliorare di volta in volta. Dipende dunque anche da una soddisfazione dal punto di vista esecutivo».
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