di Francesco Diana
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La nascita rappresenta il momento più importante della vita di ogni essere umano. C’è chi nasce nella ricchezza, chi nella povertà, chi addirittura nella miseria ma tutti, nella totale spensieratezza, vivono la propria infanzia felici, senza alcun problema di convivenza con i propri coetanei. Nell’allegro giardino dell’infanzia, infatti, tutti giocano beatamente come fosse l’unico obiettivo della stessa esistenza.
Gli atteggiamenti cominciano a cambiare, purtroppo, nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, in genere col sopraggiungere dell’età scolastica, in cui cominciano a evidenziarsi quelle differenze sostanziali che caratterizzano ogni società: belli o brutti, ricchi o poveri, alti o bassi, intelligenti o duri, simpatici o antipatici, arroganti o gentili, e così via. E’, insomma, il periodo in cui ciascun essere umano abbandona la piazza spensierata dell’infanzia, per intraprendere il proprio camino che lo porterà a imboccare il tunnel che rappresenterà il reale percorso di vita. Quel tunnel, a tratti tenebroso e a tratti pervaso da una luce accecante, non seguirà un percorso lineare, come auspicabile, ma presenterà numerose varianti, dove anse, incroci, scorciatoie, impennate e dirupi di ogni genere, si contrapporranno a quel percorso ideale che pervade la mente di quanti si affacciano alla vita con i propri sogni e le proprie speranze.
A quel punto della nostra esistenza, perciò, verremo a trovarci all’imbocco di quel tunnel, che rappresenta il viatico prescelto da ciascuno di noi con i nostri progetti, le nostre speranze, i nostri timori anche, ma sempre con l’auspicio di vedere realizzate le nostre aspettative. Ci sarà di conforto l’esperienza vissuta da quanti, prima di noi, hanno maturato le loro esperienze lungo il percorso che precede il traguardo finale, perenne incognita del genere umano, fra scienza e fede. Entriamo dunque nel tunnel e cominciamo fiduciosi il nostro cammino, sospinti dal desiderio di andare più speditamente degli altri per il conseguimento dei traguardi cui ci siamo prefissi. Davanti a noi, in lontananza, un puntino bianco che rappresenta l’uscita del tunnel e una voce soave che ci giunge alle orecchie: “Cammina spedito, e quando non potrai andare veloce, cammina. Quando non potrai camminare usa il bastone! Però non fermarti mai!” (Santa Madre Teresa di Calcutta).
Cominciamo a percorrerlo con fiducia, incontrando di tanto in tanto difficoltà impreviste, che ci costringono a modificare il percorso programmato.
Andiamo avanti comunque fiduciosi, spesso speditamente, altre volte a rilento, soffermandoci di tanto in tanto per valutare il percorso compiuto, rallegrandoci per i successi conseguiti, o riflettendo opportunamente sugli errori compiuti onde evitare una ricaduta durante il percorso ancora da compiere. Lo facciamo ben sapendo che tali situazioni appartengono ormai al passato e che difficilmente potranno ripetersi durante il restante percorso. Tuttavia le vogliamo tenere comunque a mente, spronati dal desiderio di trasmettere ai posteri le nostre esperienze, al fine di guidarli nel conseguimento delle loro aspirazioni senza incorrere nei nostri stessi errori.
Siamo tuttavia consapevoli del fatto che la saggezza degli anziani difficilmente sarà tenuta in debita considerazione dalle nuove generazioni, propense piuttosto ad acquisire esperienze dirette, in un mondo in cui la Società stenta a trovare soluzioni atte ad assicurare loro il futuro che meritano. Essi non intravvedono in alcun modo l’uscita del tunnel né, tanto meno, intravvedono i futuri possibili scenari; si rifugiano perciò nell’effimera soddisfazione di acclamare i cultori dell’arte canora o osannare i campioni che settimanalmente calpestano l’erbetta degli stadi. Ciò li porta a snobbare persino i consigli dei genitori, figuriamoci quelli degli anziani ai quali, comunque, riservano rispetto e sincero affetto. Fatte queste considerazioni continuiamo il nostro percorso che, fra alti e bassi, ci porterà al conseguimento di traguardi intermedi, anche se spesso non coincideranno con quelli che ci eravamo preposti all’ingresso del tunnel ma che, comunque, contribuiranno a dare un senso alla nostra vita. Voltandoci di tanto in tanto all’indietro, osserviamo che l’imbocco del tunnel appare sempre più piccolo e sbiadito.
Uscendo dal tunnel alla fine del nostro percorso, ci troviamo di fronte a un’immensa spiaggia che fa da cornice a uno splendido mare azzurro che, congiungendosi all’orizzonte con un altrettanto splendido cielo dello stesso colore, crea una sorta di conchiglia ideale, all’interno della quale sosta in rada una splendida nave in attesa della partenza. Sulla nostra destra possiamo osservare una sorta di oasi, con tante panche multicolori che invitano alla sosta, mente sulla sinistra appaiono sconfinati spazi verdi, dove bambini, ragazzi, giovani e adulti svolgono le funzioni proprie della classe di età cui appartengono, vivendo il presente senza alcun riferimento al passato ormai inesistente, ma anche in assenza di prospettive per il futuro, che la realtà del momento non offre nella maniera più assoluta. “Carpe Diem”, direbbe Orazio! Gli adulti continuano a dialogare fra loro, ma con la supponenza di trasmettere il proprio messaggio all’interlocutore senza sentire l’esigenza di ascoltare la sua risposta.
Mentre li osserviamo, non possiamo non notare un gruppo di ragazzi intenti a eseguire giochi, a nostro giudizio abbastanza pericolosi. Memori degli insegnamenti ricevuti dai nostri nonni, ci avviciniamo a loro per metterli al corrente dei pericoli cui andavano incontro, ricevendo per contro, quale risposta immediata, il richiamo a uno dei tanti siti “WWW. …”, nei quali vengono precisati, in proposito, gli indici di pericolosità del gioco effettuato e le strategie da adottare per non subire danni! Letteralmente spiazzati, ci lasciamo cadere nuovamente sulle nostre panche, prendendo coscienza di una realtà completamente diversa da quella che ci ha visti come artefici nel recente passato, grazie anche alle esperienze trasmesseci dai nostri antenati. Prendiamo tristemente atto delle profonde diversità esistenti fra il mondo attuale e quello da noi conosciuto, riconoscendo che ormai il sapere, i richiami di vita vissuta, i consigli, provengono esclusivamente da Internet e non più dagli anziani, meglio ancora se nonni. Una sola cosa ci sostiene: quella di poter dare ancora oggi offrire a tutti validi suggerimenti, capaci di rendere attuabile la civile convivenza fra i popoli e il mantenimento del sentimento di fratellanza fra ricchi e poveri, belli o brutti, bianchi o neri e così via, nel rispetto della terra che ci accoglie.
E mentre riflettiamo, ci rendiamo conto che si avvicina sempre più la “Dantesca” “ora che volge al disìo”, ma continuiamo a nutrire la speranza che la nave in rada suoni la sirena per la partenza il più tardi possibile, rimandando così a lungo il fatidico momento “d’intenerire il core lo di c’han detto ai dolci amici addio”.
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