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Attualità Barumini

In viaggio nei siti Unesco scopriamo la straordinaria forza turistica della Sardegna

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Basta leggere le iniziative che si stanno mettendo in campo nel Sud Italia per fissare bene in mente che il patrimonio culturale e naturale rappresenta il punto di riferimento, il modello, l’identità dei popoli e costituisce l’eredità del passato da trasmettere alle generazioni future. Questa trasmissione tradotta in termini operativi virtuosi produce senso di appartenenza, ricchezza e lavoro. In Sardegna, non si è data l’importanza che meritava al “Sistema Unesco delle Provincie del Sud Italia”; ma ora dopo il successo che sta riscuotendo la città di Matera dal punto di vista dei flussi turisti e della qualità dei servizi offerti, la questione deve far riflettere gli amministratori della pubblica amministrazione regionale e locale per cercare di dare maggior visibilità al sito Unesco “Su Nurasci” e ai Beni Culturali isolani tutti. Il sito di Barumini vale come marchio turistico della Sardegna intera e con questa logica deve essere fatto percepire.

Unito ai simboli delle altre bellezze del Sud Italia assume una valenza ancora maggiore: l’uno aumenta la visibilità degli altri siti. Il potenziale della rete dei siti Unesco per lo sviluppo socio – economico di un territorio è grandissimo. Il Nuraghe di Barumini, I Sassi di Matera e i Trulli di Alberobello (quelli visitati) sono capaci di attrarre turisti da tutto il mondo. Ma anche un turismo di nicchia che non va sottovalutato. Tale possibilità è di notevole importanza soprattutto per i territori del Sud Italia e delle isole maggiori, che vedono nel turismo e in particolare in quello culturale e gastronomico uno dei principali fattori di ripresa economica.

La Sardegna ha la possibilità di accostare al sito Unesco i Musei ben tenuti ed organizzati come quelli di Sardara, Gesturi, Sanluri, Guspini, Arbus, Villanovafranca, Villanovaforru, Masullas, Genoni, Las Plassas, Laconi, per cui ha tanto da mostrare agli amanti del turismo culturale. Ecco uno dei modelli fondamentali che potevano essere presi in considerazione nel rimodellare le funzioni delle Province anziché promuovere e sostenere iniziative costose e distruttive anti territorio e anti cittadino. Ma i furbacchioni proponenti e i furbacchioni silenti della politica regionale dell’epoca l’hanno chiamata “volontà popolare” e con questa “volontà” finanziata dalla Giunta regionale di otto anni fa, abbiamo scoraggiato per un decennio le iniziative a favore del lavoro.  Ora sulla scia delle spinte dell’Associazione Province Unesco Sud Italia è possibile riprendere la strada della promozione dello sviluppo partendo proprio da quel patrimonio di pronta disponibilità. Crediamoci!
Fulvio Tocco

RIPRODUZIONE RISERVATA
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