Ornella Piccioni, 63 anni, due figli, maturità classica, alla prima esperienza in politica
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REDAZIONE
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In che lista si è candidata e per quale motivo?
Sono candidata nella lista + Europa – azione, che fa parte della coalizione sarda, a sostegno di Renato Soru alla presidenza della Regione Sardegna. Ho accolto con grande entusiasmo la candidatura per due motivi, il primo concerne il programma, concreto, serio, attuabile, e che può portare la nostra regione fuori dalla stagnazione in cui versa. Il secondo è più personale, legato al malessere che provo e che vedo attorno a me, spero di riuscire a dare voce a questo malessere, una voce propositiva per affrontare e risolvere i problemi che ci affliggono.
Focalizziamo l’attenzione sul medio Campidano, suo collegio di riferimento, una delle aree più povere della Sardegna si può fare qualcosa e, in modo specifico, in quale settore?
Nel mio territorio di riferimento balza agli occhi non solo la povertà crescente, ma anche il malcontento e, cosa ancora più grave, la rassegnazione. Un territorio che in altri tempi, ben più floridi e vivaci sia dal punto di vista economico che culturale, ha espresso delle attività economiche di rilievo. Oggi la chiusura delle fabbriche ha lasciato solo desolazione, ma sono convinta che lo spirito imprenditoriale giace ancora, probabilmente, sotto una coltre che è fatta di paura, la paura del rischio. La frase che sento maggiormente è “non sono tempi per…” Ecco, a mio avviso, la politica dovrebbe mettere in campo gli strumenti affinché questo sia “il momento giusto per…” Meno burocrazia, più facilità di accesso al credito e supporto alle Start-up. I campi in cui spaziare sono tanti perché tante sono le carenze. Dalla cura delle persone fragili al comparto agroalimentare. Aiutiamo chi ha un’idea a svilupparla.
Mancano i medici e il personale sanitario in ospedale e nel territorio: che cosa fare?
Chi lavora deve essere retribuito adeguatamente e deve poter operare nelle condizioni migliori. Il personale sanitario, duramente provato dalla pandemia, non si è visto riconosciuto concretamente il grande sforzo fatto e lamenta condizioni di lavoro ancora emergenziali anche in assenza di emergenza. È evidente che è un problema legato all’inadeguata organizzazione del lavoro e dall’assenza di programmazione, non solo nel lungo periodo. C’è tutta una generazione di medici, infermieri e personale sanitario che va in pensione e non si trovano sostituti, perché i giovani, formati in Italia, preferiscono andare all’estero, dove trovano condizioni di lavoro migliori dal punto di vista economico e dal punto di vista delle della gratificazione personale. Ma, vorrei sottolinearlo, chi paga il prezzo di tutto ciò sono i cittadini che si ritrovano privati di un diritto fondamentale, la salute.
Due buoni motivi per cui gli elettori dovrebbero votarla.
L’onestà penso sia il minimo sindacale, direi quindi l’empatia, cioè la capacità d’ascolto, unita alla concretezza, e un pizzico di buon senso, che non guasta.
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