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Cultura Spettacoli

Intervista alla cantautrice Valentina Romano:  “In movimento per potersi fermare”

Valentina Romano
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di Fabiola Corona
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È arrivata in Sardegna Valentina Romano, scrittrice e musicista di 39 anni, in arte Wakonda. Nata da mamma siciliana e papà campano e cresciuta a Como, cinque anni fa Valentina decide di lasciare la sua casa e di vivere su quattro ruote. «Tanti mi dicono che ho scelto questa vita per scappare da qualcosa ma in realtà per me è il contrario: il movimento mi rende più ferma nelle mie convinzioni e in quello che sono, più posti vedo più conosco me stessa».

Come nasce la scelta di mollare tutto e di vivere stabilmente in un camper?
«Sono circa cinque anni che ho scelto di mollare tutto e vivere su quattro ruote. A casa non ci stavo mai, ho sempre viaggiato tanto e dunque era diventata una sorta di magazzino per le mie cose. Un giorno mi arrivò una bolletta molto salata e con quella in mano ho detto “ora me ne vado”. Mi sono presa un mese di tempo per vendere e regalare le mie cose, ho tenuto l’essenziale: la chitarra, l’amplificatore e i miei diari. Ho fatto l’insegnante di canto per qualche anno ma per quanto amassi il mio lavoro mi mancava proprio l’andare via e non tornare più da nessuna parte. Mi trovo spesso all’estero, anche se da quando è scoppiata la pandemia ho deciso di rimanere in Italia e nel frattempo ho pubblicato il mio primo libro “Zingarè”, che significa “zingara” in dialetto siciliano, mi chiamava così mia mamma quando ero piccola, probabilmente aveva già capito la mia inclinazione al movimento. Uscito il libro ho deciso di rimanere in Italia e ora è un anno e mezzo che giro l’Italia e presento il mio spettacolo in cui unisco letture dal mio libro alle musiche delle mie canzoni».

Valentina Romano

Ci puoi raccontare qualche aneddoto divertente che ti è capitato durante una sosta?
«A me piace molto esplorare, mi piace molto stare nella natura. Quando fa caldo però dormo e lascio tutte le porte aperte ed è capitato che una volta trovassi dentro il camper un cinghiale. Un’altra volta mi trovavo in Calabria nel parco del Pollino e una mattina, nel mentre che ero in dormiveglia, un cavallo è entrato nel camper con il muso e mi ha leccato la guancia. Una cosa che mi chiedono in tanti è se io non abbia paura ad andare in questi posti e stare da sola, io rispondo sempre che ho paura quando sto in città perché a me fanno paura gli uomini e non gli animali. Gli animali, se non gli fai del male tu per primo, non ti fanno del male, mentre in città una donna sola che vive per strada ha tanto da temere».

Parliamo della tua musica, quando hai deciso che “da grande” avresti fatto la cantante?
«Ho sempre adorato cantare, da piccola immaginavo i miei concerti, mettevo i pupazzi intorno a me a fare da pubblico e io cantavo. Solo con il canto, con la musica, mi sentivo davvero bene e così ho deciso di dedicargli la mia vita, il nome Wakonda nasce da questo sentimento: tempo fa leggevo un libro sugli indiani d’America e Wakonda è uno dei tanti modi in cui chiamano il grande spirito, l’ho scelto perché la musica è come se fosse il mio grande spirito, la mia religione. Negli ultimi anni ho pubblicato tre album, due in inglese e l’ultimo in italiano: “I say goodbye”, “I will never stop to believe” e “Risveglio”».

Che consiglio daresti a chi vorrebbe fare una scelta anticonvenzionale come la tua ma non ha il coraggio di fare il primo passo?
«La vita è veramente una, non dobbiamo sprecarla per paura di giudizi altrui che non servono a niente. Una cosa che mi dico sempre quando sono in difficoltà è fregatene, lanciati, siamo qui di passaggio, fai quello che ti piace».

RIPRODUZIONE RISERVATA
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