Le ostetriche dei tempi delle nostre nonne dove sono andate a finire? Quegli angeli che per migliaia di anni
sono accorsi a qualunque ora del giorno e della notte e con qualunque intemperia, a casa delle partorienti per assisterle nel momento più bello della loro vita, si sono trasferite in ospedale, come se il parto fosse una brutta malattia ed il parto in casa è diventato, per molti anni, solo un ricordo lontano, fuori moda. Da un po’ di tempo, però, tira un’aria di cambiamento e riscoperta di valori messi da parte e alcune ostetriche stanno abbandonando i corridoi degli ospedali e ricominciano a seguire le gravidanze in casa, accompagnando le future mamme lungo un percorso che non è malattia, ma gioia per una nuova vita che sta per venire al mondo.
Gaia Carcangiu ha 25 anni ed è una giovane ostetrica libero professionista di Serramanna che opera nel Medio Campidano, un angelo che tiene per mano chi si affida a lei per affrontare i dubbi, i problemi e le tappe di una gravidanza.
Come nasce la sua scelta di intraprendere la professione di ostetrica?
In quarta superiore ho scoperto dell’esistenza di un corso universitario per diventare ostetrica e ho deciso di intraprenderlo, mi piaceva l’idea di “far nascere i bambini”. Iniziato il corso universitario mi sono buttata a capofitto, anzi, sono stata totalmente travolta da un mondo che non conoscevo, i tre anni di tirocinio ospedaliero sono stati interminabili e al tempo stesso sono volati in un lampo!
E la scelta di seguire le mamme da vicino?
Una volta laureata, spaesata e con poche probabilità di trovare impiego in un ospedale, ho iniziato a guardarmi intorno. Inizialmente mi sono iscritta a tanti gruppi facebook di mamme: sull’allattamento e lo svezzamento, sulla gravidanza e sul parto, sulla crescita dei bambini. E mi sono chiesta: ma ricevono la giusta assistenza? Vengono informate correttamente o piuttosto terrorizzate? Chi le sostiene una volta dimesse dall’ospedale? Mi sono accorta del grande vuoto assistenziale che abbiamo lasciato noi ostetriche, concentrandoci sempre più nell’ospedale, specializzandoci in patologia fino a sembrare dei piccoli medici, conoscendo la donna solo al momento del parto, senza conoscere il suo vissuto, il suo carattere, la sua famiglia, il bimbo che porta in grembo, e lasciandola sola in gravidanza, nel dopo parto …ed ho deciso di colmare questo vuoto. Ora offro vari servizi a domicilio: pap-test e tamponi vaginali, sostegno al puerperio e all’allattamento, corsi di accompagnamento alla nascita, riportando la figura dell’ostetrica a quell’ambiente familiare che da sempre la caratterizza!
L’esperienza di due mesi in un ospedale del Kenya come ostetrica volontaria ha arricchito il suo percorso professionale?
Senz’altro! In Africa ho potuto vedere dei travagli non medicalizzati, senza peridurale né induzioni di parto, senza monitoraggi continui del battito cardiaco fetale. Sono passata da protocolli rigidi, orari da rispettare, ansia che in qualsiasi momento la situazione potesse precipitare, dal vivere il parto come un evento altamente pericoloso, alla lentezza, la bellezza della natura, la perfezione del corpo umano, la consapevolezza e l’istinto femminile, la gioia pura al momento del parto. Ho capito che non c’è strumento tecnologico paragonabile allo strumento ostetrico più importante: le nostre mani! Sono rientrata dal Kenya con tanta determinazione e sicurezza in più: non sono le ostetriche che fanno nascere i bambini, né i ginecologi, sia chiaro!
Secondo lei come dovrebbe essere affrontata una gravidanza?
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità è preferibile che la gravidanza fisiologica venga gestita in autonomia da un’ostetrica, o in collaborazione con uno specialista in caso di complicanze. Se ci guardiamo intorno vediamo che la nostra realtà è ancora molto lontana da ciò che viene consigliato. Ormai la gravidanza è vissuta come una patologia: decine di prelievi, un’ecografia al mese, maternità a rischio anche quando tutto va bene. Per esempio le ecografie consigliate sono solo tre, una per trimestre, che sono le uniche pagate dalla sanità pubblica! È meglio fare i controlli necessari e poi imparare ad entrare in contatto con sé stesse e il proprio bimbo! Chi meglio della mamma sa se il bimbo si muove, le sue abitudini nel pancione, quando ha il singhiozzo, dove ha i piedini?
Molte mamme hanno ricominciato a scegliere di partorire in casa: qual è il tuo punto di vista su questa pratica?
Il parto in casa dovrebbe costituire la prima scelta per la normale prosecuzione di una gravidanza fisiologica e all’ospedale solo come ultima scelta. Ovviamente parliamo di gravidanze fisiologiche, non complicate da malattie. L’assistenza è affidata alle mani esperte di ostetriche appositamente formate, che conoscono la coppia dalla gravidanza, che hanno fatto un percorso insieme di conoscenza reciproca.
E se ci fosse un’emergenza? Prima, con il parto in casa tante mamme e bimbi morivano di parto…
Le ostetriche che assistono un parto in casa sono esperte di fisiologia e sanno riconoscere quando una situazione sta diventando patologica e soprattutto sanno agire per tutelare mamma e bimbo. La casa, inoltre, non deve essere più lontana di trenta minuti di auto da un ospedale, in modo che si possa organizzare un trasferimento in tutta sicurezza. Prima tante mamme non erano seguite in gravidanza per cui partorivano in casa anche quelle con gravidanze patologiche non riconosciute e le condizioni igienico-sanitarie erano molto precarie.
L’allattamento. I consigli dei pediatri sono spesso contrastanti. Qual è la sua opinione?
Il latte materno è l’alimento ideale per il neonato. L’Oms raccomanda un allattamento esclusivo per i primi sei mesi di vita del bimbo, prevalente fino all’anno e complementare fino ai due anni. Domenica 4 ottobre io ed una collega abbiamo organizzato un incontro per festeggiare la settimana mondiale dell’allattamento al seno, alla quale hanno partecipato tante mamme che allattano o che sono incinte e vogliono allattare. È stata una mattinata di condivisione. Le mamme possono allattare serenamente quando sono correttamente informate. È necessaria tanta formazione e aggiornamento per poter parlare di allattamento, l’esperienza non basta perché la scienza va avanti e non si possono commettere gli errori del passato! Sento ancora consigli surclassati e che possono minare seriamente la buona riuscita di un allattamento come “allatta per dieci minuti a seno” oppure “fai un intervallo di tre ore tra le poppate”, mandando in crisi le mamme già bombardate dallo sbalzo ormonale del dopo parto…
Segue le mamme dalla gravidanza al parto e all’allattamento. Qual è il “suo” ruolo?
Il ruolo dell’ostetrica è quello di sorvegliare che tutto rientri nella fisiologia e mantenere lo stato di benessere della partoriente. Non dobbiamo insegnare a partorire o ad allattare, ma infondere fiducia in un compito gravoso che da sempre le donne sanno fare: le mamme.
Francesca Murgia
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