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Cultura Spettacoli

“Kinder- Traum seminare”, ieri al teatro comunale di San Gavino

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di Marcello Atzeni
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Ieri sera al teatro comunale di San Gavino, è andato in scena “ Kinder- Traum- Seminar” di Enzo Moscato, compianto regista napoletano.

“Seminario sui sogni dei bambini”, questa la traduzione del titolo dal tedesco.

L’ambientazione avviene in un lager nazista, siamo dunque durante il secondo conflitto bellico mondiale.

Sul palco, un’installazione, proprio a ridosso degli spettatori: una trama di fili intrecciati, come intrecciate e tese sono le vite dei protagonisti: un bambino, il sangavinese Niccolò Secci; una donna dai capelli rasati, Vincenza Modica; un uomo, giovane intellettuale, Giuseppe Affinito che si relaziona con gli altri due membri, compagni di tragedia. Una donna germanica (avrebbe detto Bruno Pizzul), bionda, alta, forte, controlla la situazione: è Cristina Donadio (celebre per un ruolo in “Gomorra).

Marcette, piccole canzoni, nenie, luci di candela, filo spinato, fanno da contorno alle storie di Niccolò, Vincenza e Giuseppe, questi i nomi nella vita reale, non ci interessa sapere i loro nomi in scena.

La loro sofferenza traspare, come traspare qualche momento di, quasi tranquillità nei tre abitanti di un lager che si espande nel tempo, poco e molto nello spazio.

Cristina Donadio non è più un essere umano: i suoi superiori le hanno dilavato la materia cerebrale. Guarda altrove, mentre fuma e beve. La sua rigidità è palpabile. Come la sua intransigenza. Traspare decisione, cattiveria ma, nei fili tesi, si arrampica anche la sua sofferenza: il carnefice è vittima a sua volta, inconsapevole, ma vittima. I dialoghi si alternano e si sovrappongono: in napoletano, tedesco, italiano ed ebraico. Moscato costruisce una storia basandosi sugli scritti, le sensazioni e le memorie di, tra gli altri, Tadeusz Kantor, Primo Levi, Elie Wiesel e Marina Cvetaeva. Suoni, rumori, canzoni, luci, fumo di candele e di sigarette, aliti, vagiti, buio si mescolano in una grande zuppiera.

Uno spettacolo drammaticamente bello, ben costruito e magistralmente interpretato. Che finisce quando Cristina Donadio spara a Niccolò. E verosimilmente gli spara perché lo invidia: per la sua giovane età, per la sua minor sofferenza e la sua maggior speranza che tutto, prima o poi, possa tornare allo status quo ante.

La cosa più atroce che un essere umano possa compiere è quella di rubare l’anima ai bambini: che sia Germania, Polonia, che sia Armenia, che sia Rwuanda o che sia Gaza.

Andatevelo a vedere, stasera al “Costantino” di Macomer, ore 20 e 30, domani, ore 21 al “Gavì Ballero” di Alghero. Nella vita si ha, fondamentalmente, necessità di divertirsi. Ma è anche doveroso fermarsi a pensare, dove gli altri sono passati senza pensare, ma hanno agito. Inconsapevoli di interpretare un ruolo che gli è stato assegnato. Attori loro malgrado, quando avrebbero solo avuto voglia di cantare, recitare poesie e annusare fiori.

E amare.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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