Elezioni

La corsa al Senato: intervista a Maria Del Zompo, candidata del Pd al collegio uninominale del Sud Sardegna

Maria Del Zompo
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di Tarcisio Agus
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Maria Del Zompo, 70 anni, neurologa e docente di Farmacologia, è candidata al Senato nel collegio uninominale Sud Sardegna. Componente del Consiglio Superiore di Sanità, è stata la prima e finora unica donna rettrice dell’Università di Cagliari.

 

Perché ha aderito alla proposta del PD?
Ho accettato con entusiasmo, serietà e senso di responsabilità, atteggiamento che ho sempre mantenuto nelle scelte importanti della mia vita. Sono ben consapevole del fatto che assumere l’impegno di rappresentare le tante esigenze della Sardegna in ambito nazionale richieda forte determinazione e molte energie. Da neofita in politica vedo con lucidità ciò che dovrebbe cambiare: so che è difficile, ma non impossibile.

Che realtà sta incontrando sul territorio?
Si tratta di un collegio ampio che abbraccia territori come la città metropolitana di Cagliari, ma anche piccoli Comuni che hanno esigenze più complesse. Penso allo spopolamento, alla dispersione scolastica, all’invecchiamento demografico e alla desertificazione sia sanitaria sia industriale. Ci sono poi i temi legati ai trasporti, alla transizione energetica e al riequilibrio economico tra zone costiere e interne, attraverso il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale della nostra Isola. È necessario dare pragmatismo al concetto di insularità recepito nella Costituzione per offrire alla Sardegna le stesse opportunità che hanno le altre regioni.

C’è un’analogia tra la sua esperienza universitaria e l’impegno in politica?
Ritengo di sì. Come donna, ricercatrice e medico ho sempre messo a disposizione dei giovani, che hanno riempito la mia vita di docente universitaria, le competenze apprese dai tanti che, prima di me, hanno percorso la difficile strada della trasmissione del sapere. Bisogna consentire ai più giovani di crescere democraticamente e sviluppare un pensiero critico, con l’obiettivo di invertire quella visione che si è ridotta progressivamente sugli interessi dei padri a discapito dei figli e di chi arriverà. Intendo farlo anche in questa nuova esperienza investendo sul futuro.

Qual è il suo impegno da questo punto di vista?
Ci aspettano anni complessi: l’ascensore sociale rotto da tempo è fermo al piano terra e va riparato per superare ingiustificabili disuguaglianze. Ci sono cambiamenti in corso che riguardano il mondo del lavoro che è fondamentale per lo sviluppo e poi c’è quello sul  cambiamento climatico che trovo urgente e troppo poco trattato a dovere. Vorrei che questi obiettivi si concretizzassero nelle modalità con coloro che vorranno dare il proprio supporto sulla base di valori e principi condivisi.

Tra i primi temi della sua campagna elettorale c’è la scuola. Cosa si può dire?
Quello che dicevo prima: dobbiamo impegnarci perché l’istruzione torni ad essere un ascensore sociale. I miei genitori avevano la quinta elementare, io sono diventata Rettore. Questo esempio vale ancora di più per la Sardegna dove a causa sia del tardivo accesso all’istruzione sia della dispersione scolastica, la nostra isola vive una crisi sociale. E l’istruzione con la sanità sono temi profondamente interconnessi con l’insularitá e con la distribuzione dei fondi necessari per lo sviluppo.

Sulla sanità le polemiche sono numerose. Da medico cosa pensa?
Sono convinta che il vero problema sia il blocco del turnover, ovvero stoppando il ricambio generazionale molti giovani medici sardi sono disincentivati e decidono di andare a lavorare altrove. Ci sono gli strumenti per fermare questa deriva: chi ne ha la responsabilità può applicarli subito. Per quanto riguarda il numero chiuso alla facoltà di Medicina che tanto ha fatto discutere, da Rettore sono sempre stata contraria perché ritenevo e ritengo ineluttabile difendere il diritto allo studio sempre e comunque. Purtroppo un Rettore da solo non può cambiare le leggi ma in Senato si possono sensibilizzare i colleghi a trovare una soluzione di buon senso e non solo per la necessità di avere personale sanitario, ma perché è importante permettere ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze di poter scegliere liberamente e con consapevolezza il percorso della loro crescita formativa. Ovviamente servono docenti e infrastrutture adeguate per sostenere l’impatto di 1000 matricole…

il lavoro: qual è l’urgenza?
Occorre puntare sulle professionalità legate all’innovazione che i nostri giovani trovano fuori, ma purtroppo non in Sardegna. Una strada percorribile è realizzare politiche pubbliche che creino le condizioni per andare all’estero, in modo da raccogliere le migliori esperienze da declinare sul nostro territorio e fare ancora meglio in Sardegna.

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