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ATTUALITÀ

La gita in campagna ti rigenera lo spirito, ma massima attenzione a ciò che cogli e consumi

Bella donna (Atropa belladonna L.)
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di Francesco Diana
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Fra le tante piante che la natura ha posto a disposizione dell’uomo, non è possibile fare una netta distinzione fra quelle utili, perché utilizzabili per la propria alimentazione e quelle dannose, perché potenzialmente capaci di generare pericolose intossicazioni. Tuttavia, un profondo esame del regno vegetale effettuato nel corso dei secoli, ha permesso all’uomo di discernere le piante buone da quelle cattive: le prime sicuramente utilizzabili nell’alimentazione umana e le seconde da impiegare esclusivamente come veleno, in guerra o anche nella caccia.

Tale principio, comunque, non rappresenta valore assoluto, poiché una netta distinzione fra tossicità e valore alimentare di larga parte di quanto proveniente dal regno vegetale, è impossibile per la presenza di molteplici principi chimici quale effetto del metabolismo proprio di ciascun vegetale. Infatti, anche se la maggior parte delle molecole prodotte nel corso del metabolismo proprio di tali vegetali è favorevole all’utilizzo umano, una piccola parte, poiché non compatibile col ciclo biologico della pianta stessa, potrebbe risultare fatale per l’uomo stesso.

Per quanto su precisato, quanto proveniente dal mondo vegetale potrebbe essere a priori considerato dannoso e, come tale, utilizzato con la dovuta diffidenza.

A tal proposito alcuni testi citano il cavolo, l’acetosa e gli spinaci che, consumati in quantità eccessiva, potrebbero provocare disturbi di vario genere, anche se di entità limitata rispetto a quelli prodotti da altri vegetali considerati nocivi.

Quanto citato merita particolare attenzione nell’attuale frangente, caratterizzato dal costante esodo dalle città in direzione della campagna dove, la bramosia di avvicinarsi a quanto offerto dalla natura, espone il cittadino a rischi sicuramente imprevisti. Si tratta, in effetti, di una sorta di esodo di massa e, come tale, non facilmente controllabile. Ciò può spesso portare a confondere le diverse specie vegetali per ignoranza in materia, i cui effetti letali compaiono molto spesso nelle pagine dei quotidiani. Tra questi, alcuni testi riportano gli incidenti mortali impropriamente causati dall’utilizzo di braccialetti e collane fatti con i semi di ricino, dell’Abrus precatorius o di una particolare mimosa, oppure mediante il consumo di radici di aconito scambiate per normali rape commestibili, come successo a un gruppo di paracadutisti impiegati in un’esercitazione nei Pirenei.

Molteplici sono inoltre i casi di gravi intossicazioni subite da bambini per ingestione di semi di Robinia o a quanti, per semplice curiosità, hanno consumato insalate con vegetali d’incerta provenienza.

Per quanto esposto, si ritiene opportuno aggiungere le tante essenze arboree ornamentali o da appartamento delle quali si fa largo impiego. Ci limiteremo a citare solo la Digitale purpurea con i suoi lunghi grappoli violacei che, come peraltro gli oleandri originari del nord Africa e diverse altre, contengono tutte dei glucosidi che, in dose elevata danneggiano il cuore. Stranamente tali glucosidi, usati a piccole dosi, agiscono in senso opposto e usati nella terapia cardiologica.

Oltre alle piante di cui alla parziale citazione, anche frutti e semi possono risultare in alcune specie molto pericolosi. È risaputo, purtroppo non a tutti e in special modo ai bambini, che i semi di albicocco, pesco, ciliegio, susino e mandorlo amaro, contengono nei loro noccioli delle sostanze che possono liberare acido cianidrico, sostanza altamente tossica.

Altrettanto tossici risultano essere gli ipocastani, molto frequentemente presenti negli spazi pubblici delle città: i suoi frutti, che maturano nel periodo dell’apertura delle scuole, se mangiati freschi possono causare gravi intossicazioni a causa dell’alto contenuto di saponine.

In sostanza, quindi, il richiamo della campagna affascina in particolar modo chi è oppresso dalla vita vissuta nelle città. Tuttavia appare indispensabile che i tanto sospirati approcci con la campagna, avvengano previa adeguata preparazione circa l’utilizzo di quanto la natura offre spontaneamente onde evitare danni irreparabili per gli sprovveduti utilizzatori.

 

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