di Maurizio Onidi
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Parlare di guardie mediche fa tornare in mente i cartelli che campeggiavano nei tralicci dell’energia elettrica “Chi tocca i fili muore”.
È un argomento da maneggiare con cura che investe “democraticamente” tutto lo stivale comprese le due isole maggiori. Non passa settimana che l’Ats non informi più di un sindaco che il servizio per qualche giorno potrebbe non essere assicurato “non per volontà dipendente da loro”.
È vero, una volta tanto non spariamo a zero sui manager che devono far fronte con quello che passa il convento anche se pure loro più di una responsabilità se la dovrebbero accollare.
“È un lavoro difficile e poco attrattivo, uno appena può va altrove” dichiarava, a microfoni spenti, sconsolata una giovane dottoressa qualche mese fa, come darle torto se pensiamo a quelle zone senza connessione a internet o peggio ancora se andiamo a rivedere le ispezioni effettuate dai Nas lo scorso anno che hanno riscontrato locali inadeguati e farmaci scaduti in tanti punti di guardia. “Mancano i medici” è il disco rotto che ripetono i vertici delle strutture sanitarie anche nel Medio Campidano.
Il tanto auspicato ritorno alla normalità anche sulla continuità assistenziale, di quel personale trasferito negli Usca per far fronte alle vaccinazioni contro il virus è svanito.
La scienza, nella quale noi crediamo, ci sta dicendo che con questo virus dovremo conviverci come i giapponesi con i terremoti. Va bene ma dopo questo giro largo torniamo anche al nostro problema della mancanza di guardie mediche, uno dei tanti che assillano la nostra sanità malata, alla quale necessariamente e con la massima urgenza bisogna fare una revisione generale e non una semplice messa a punto.
Alla politica, a tutti i livelli chiediamo: Quali le cause? Il numero chiuso alle università? La mancanza di risorse? Possibile che non si riesca a trovare il bandolo della matassa senza dover scomodare l’art. 32 della nostra Costituzione che come tutti sappiamo dichiara “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
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