banner1_lagazzetta
ffserci
striscione_banner
ALP
previous arrow
next arrow
ATTUALITÀ

La razza Ariana italica

Binario 21 (foto Nicolò Piuzzi)
Condividici...

di Lorenzo Di Biase
__________________________________

 

Nella seduta del Gran Consiglio del fascismo, n. 175, del 6 ottobre 1938, alla quale il Duce ha partecipato intervenendo numerose volte e riassumendone i termini della discussione, è stato deliberato un O.d.g. nel quale venne proclamata la “appartenenza alla razza ariana dell’Italia”; vennero fissati i punti coi quali il razzismo fu introdotto nella legislazione matrimoniale; sposò la linea antiebraica. In pratica nella riunione venne deliberata la “Carta della Razza”. Così si recitava nel documento:

“Il Gran Consiglio, in seguito alla conquista dell’Impero, dichiara l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale; ricorda che il fascismo ha svolto e svolge una attività positiva diretta al miglioramento qualitativo e quantitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci ed imbastardimenti. Il problema ebraico non è che l’aspetto metropolitano di un problema di carattere generale. Il Gran Consiglio del fascismo stabilisce: il divieto di matrimoni di italiani ed italiane con elementi appartenenti alle razze camita e semita e altre razze non ariane; il divieto per i dipendenti dello Stato e degli Enti Pubblici di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza; il matrimonio di italiane ed italiani  con stranieri anche di razza ariana dovrà avere il preventivo consenso del ministro dell’interno; dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenti al prestigio della razza nei territori dell’impero”. Ovvero, non era consentito il madamato cioè la pratica che consentiva ad un uomo ariano di convivere con una donna non ariana. Per esempio, Indro Montanelli dichiarò in un programma televisivo che quando era un giovane ufficiale dell’esercito in Africa acquistò da una tribù locale per 500 Lire 1 cavallo, 1 fucile ed 1 moglie di 12 anni. E lo dichiarò nell’ordine appena espresso. Immediatamente dopo il pronunciamento dell’organo su citato, venne promulgato il decreto-legge del 17 novembre 1938, provvedimento che metteva in atto le deliberazioni del Gran Consiglio del 6 ottobre. Esso vietava i matrimoni di cittadini italiani di razza ariana con persone di altra razza; definiva agli effetti di legge l’appartenenza alla razza ebraica; stabiliva l’esclusione degli ebrei dal sevizio militare, dalle cariche pubbliche e dalle amministrazioni; ne limitava i diritti nel campo della proprietà immobiliare, nella gestione delle aziende economiche e nell’esercizio delle libere professioni; stabiliva la categoria degli ebrei che potevano essere sottratti alle discriminazioni (famiglie iscritte al partito nazionale fascista prima del 1922; famiglie di caduti in guerra). La riunione n. 175 del Gran Consiglio del Fascismo e la successiva complicata e spinosa legislazione antiebraica, era stata preceduta da tutta una serie di fremiti violenti che nel 1938 erano esplosi nell’Italia fascista sulla questione della razza e sulla conseguente persecuzione antiebraica.

Binario 21 (foto Nicolò Piuzzi)

Il 14 luglio del ’38 il governo fascista fece pubblicare sul Giornale d’Italia il “Manifesto della Razza:”, la dura dichiarazione antisemita di un gruppo di 10 scienziati rimasti inizialmente anonimi, tra i quali segnalo la presenza di un sardo Lino Businco, di Jerzu, medico patologo, assistente di Patologia generale all’università di Roma. Il Manifesto affermava in sostanza che gli italiani appartenevano alla razza nordica, erano quindi Ariani e non avevano nulla da spartire con gli ebrei; anzi il popolo italiano veniva invitato a proclamarsi “francamente razzista”. Il documento consta di dieci paragrafi tutti improntati all’odio razziale. Qualche giorno dopo, il 26 luglio, i dieci firmatari del documento furono ricevuti dal ministro segretario del partito. Essi agirono sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare andando a fissare le basi del razzismo fascista. La sua pubblicazione si spiega nel contesto dell’alleanza sempre più stretta con la Germania nazista e prelude alle leggi razziali della tarda estate e dell’autunno del 1938. Nel Manifesto si sostenevano la concezione biologica del razzismo, l’esistenza di una pura razza italiana e la non assimilabilità degli ebrei, che costituivano una razza non europea.  Il manifesto così recita:

  1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi.
    Binario 21 (foto Nicolò Piuzzi)

Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.

  1. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per esempio i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
  2. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso, quindi, è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
  3. La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti pre-ariane. L’origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell’Europa.
  4. È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l’invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio.
  5. Esiste ormai una pura “razza italiana”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
  6. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l’Italiano ad un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità.
  7. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
  8. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l’occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all’infuori del ricordo di qualche nome, e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
  9. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.
    Binario 21 (foto Nicolò Piuzzi)

L’elenco dei dieci firmatari è il seguente: Lino Businco, docente di patologia generale, ‘Università di Roma. Lidio Cipriani, docente di antropologia, Università di Firenze. Arturo Donaggio, docente di neuropsichiatria, Università di Bologna, nonché presidente della Società Italiana di Psichiatria. Leone Franzi, docente di pediatria, Università di Milano. Guido Landra, docente di antropologia, Università di Roma. Nicola Pende, docente di endocrinologia, Università di Roma, nonché direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica. Marcello Ricci, docente di zoologia, Università di Roma. Franco Savorgnan, docente di demografia, Università di Roma, nonché presidente dell’Istituto Centrale di Statistica. Sabato Visco, docente di fisiologia, Università di Roma, nonché direttore dell’Istituto Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Edoardo Zavattari, direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Roma.

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividici...

ecco qualche nostra proposta….

IMG-20231027-WA0002
IMG-20231007-WA0003-1024x623
IMG-20231104-WA0035-1024x623
previous arrow
next arrow
 

CLICCA sotto PER LEGGERE

RADIO STUDIO 2000

Su questo sito Web utilizziamo strumenti di prima o di terzi che memorizzano piccoli file (cookie) sul dispositivo. I cookie vengono normalmente utilizzati per consentire al sito di funzionare correttamente (cookie tecnici), per generare report di navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore. Cookie policy