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L'INFORMATICO SUGGERISCE

La scuola del futuro per la Generazione Z

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di Giovanni Angelo Pinna
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Il Ministero dell’Istruzione ha recentemente introdotto le nuove Indicazioni Nazionali per il 2026-2027: una riforma che punta a enfatizzare il latino nelle scuole medie, a eliminare la geostoria dalle superiori e a dare maggiore rilievo alla letteratura italiana.

Mentre il sistema educativo si aggiorna, le nuove generazioni sognano una scuola ben diversa: innovativa, inclusiva e strettamente legata alla realtà quotidiana. Un’indagine condotta da Webboh-Lab, una community che rappresenta la Generazione Z, ha coinvolto oltre 38.000 studenti per esplorare le loro aspettative. Ne è emerso un quadro chiaro: la scuola ideale non dovrebbe essere solo un luogo di apprendimento, ma uno spazio di crescita personale e professionale. Il report intitolato “La scuola che vorrei”, frutto della collaborazione tra Webboh e l’istituto di ricerca Sylla, mostra che i giovani desiderano un ambiente capace di accoglierli, valorizzarli e prepararli alla vita reale. Quando si chiede ai ragazzi come immaginano la scuola perfetta, le loro risposte delineano un modello innovativo e accogliente. Al primo posto mettono l’inclusività e il rispetto, immaginando un luogo dove ogni studente abbia pari opportunità e si senta valorizzato. Seguono l’importanza di ambienti confortevoli e funzionali, che possano sostenere anche chi affronta difficoltà. Altro elemento cruciale è la connessione con la realtà: i giovani chiedono insegnamenti che siano utili nella vita quotidiana, come la gestione delle finanze personali o le competenze pratiche per la vita adulta. E poi c’è la didattica, che i ragazzi vorrebbero più interattiva e supportata dalla tecnologia, capace di rendere l’apprendimento dinamico e coinvolgente. Infine, gli studenti reclamano una maggiore partecipazione attiva, con più spazio per l’espressione personale e la creatività. Nonostante l’entusiasmo per la scuola come istituzione, emergono anche molte criticità. L’80 per cento degli studenti intervistati ritiene che la scuola non offra competenze utili per affrontare il mondo reale. Un dato preoccupante è quello legato all’ansia scolastica, che colpisce il 67 per cento degli alunni, molti dei quali si sentono sopraffatti dai carichi di studio eccessivi. Inoltre, il degrado delle strutture scolastiche è un problema diffuso: quasi la metà dei ragazzi denuncia situazioni di incuria e teme per la sicurezza degli edifici. Non meno rilevante è la questione del supporto emotivo: il 67 per cento degli studenti lamenta una scarsa attenzione alla salute mentale, mentre il bullismo rimane un problema affrontato in modo inadeguato. Dall’indagine emergono cinque profili di studenti, ognuno con priorità e aspettative differenti. Ci sono i visionari, orientati a una preparazione pratica per il mondo del lavoro e attenti a un ambiente scolastico stabile, poi ci sono i creativi, che chiedono meno pressione accademica e più spazio per l’espressione artistica. Gli inclusivi, invece, prediligono il lavoro di gruppo e una didattica orientata al futuro. Gli ambiziosi puntano su un approccio tecnologico e competitivo, mentre i tradizionalisti preferiscono metodi più classici e un ritorno a una scuola meno innovativa ma più strutturata. I giovani chiedono una scuola che li ascolti e che si adatti alle sfide del presente, un luogo che non sia solo un contenitore di nozioni, ma una vera e propria palestra per la vita. Un sogno che, con il giusto impegno, può diventare realtà.

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