di Dario Frau
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Tra le varie attività scolastiche che hanno caratterizzato l’anno concluso, nelle prime due classi della scuola Primaria e dell’Infanzia di Pabillonis, un significativo e rilevante metodo didattico è stato “La scuola senza zaino”.
Novità e cambiamento nell’insegnamento è stata, infatti, la strategia messa in atto dalle insegnanti. Una rivoluzione nel “fare lezione”, oltre che un rinnovamento logistico e strutturale dell’aula è stato il fattore più rilevante dell’esperienza attuata con gli alunni delle classi coinvolte.
Ma quali motivazioni hanno spinto a queste novità ?

«La consapevolezza della necessità di modificare, almeno in parte, una scuola che fatica a ottenere i risultati sperati, sia in termini di successo formativo degli alunni, sia di apertura al territorio e alla comunità, che di “senso di appartenenza” alla scuola dei bambini stessi», spiega la dirigente scolastica Maria Rita Aru che ha appoggiato fermamente l’iniziativa. E così è partito il progetto, “Reinventare gli ambienti di apprendimento per innovare la didattica” con finanziamento della Fondazione di Sardegna, approvato con delibera del Collegio dei docenti e del Consiglio d’Istituto, e in rete, con l’Istituto comprensivo di Arbus e direzione didattica di Guspini. In linea con quanto sostenuto dai principi ispiratori di Scuola Senza Zaino si sono cimentate le insegnanti, anche per loro una novità, «trasformando il modello trasmissivo della scuola, superando l’apprendimento individuale, proponendo nuovi setting d’aula e una differente idea di edificio scolastico. L’aula didattica è diventata così aula-laboratorio, nel rispetto dei diversi stili e bisogni individuali, svolgendo più attività didattiche contemporaneamente alternative/integrative a quelle, finora pensate come prevalentemente erogative e frontali, ancora molto diffuse, ma meno apprezzata dai nativi digitali quali sono i nostri studenti», spiega ancora la dirigente.
Pertanto le aule-laboratorio sono state utilizzate per lezioni di piccoli gruppi, (isole) studio individuale e discipline laboratoriali. Gli spazi, occupati da nuovi arredamenti colorati e innovativi (acquistati grazie al contributo della Fondazione Sardegna) hanno previsto l’individuazione di aree distinte (isole,agorà, postazioni per i mini laboratori, spazio relax) che hanno reso possibile diversificare il lavoro scolastico, consentendo lo sviluppo dell’autonomia, l’esercizio della capacità di scelta, una molteplicità di pratiche condivise di gestione della classe. Nell’esperienza sono stati coinvolti anche i genitori, dopo diverse riunioni con la dirigente scolastica Maria Rita Aru,che ha spiegato le linee innovative, la nuova didattica, la metodologia, il cambiamento logistico dello spazio aula, la gestione comune del materiale di facile consumo utilizzato dai bambini e acquistato anche con un contributo chiesto alle famiglie. Un simpatico, leggero e simbolico zainetto personalizzato, con il logo “Senza zaino per una scuola comunità…essere responsabili per diventare grandi”, ha caratterizzato, inoltre, e dato un’ impronta innovativa (con pochi accessori didattici), rispetto ai pesanti zaini della scuola “classica”.
Nel differenziare e personalizzare, l’attività didattica svolta dalle insegnanti, ha permesso di tenere in effettiva considerazione, la varietà delle intelligenze e degli stili cognitivi degli allievi, per dar vita ad una scuola davvero inclusiva perché progettata per tutti. La cura dello “spazio verticale” ha richiesto la strutturazione della cartellonistica e la realizzazione di pareti attrezzate, l’etichettatura dei materiali e degli strumenti nelle scaffalature. Spazio e pedagogia sono andate di pari passo, creando dei momenti fondamentali d’ insegnamento con l’obiettivo di aiutare l’allievo a fare da solo suscitando il valore della responsabilità e promuovendo una crescita armonica sfruttando le sue risorse interiori (cognitive, emotive, affettive). In sintesi, la didattica ha puntato sulla responsabilità degli alunni a diventare autonomi e stimolarli ad esplorare la realtà, di farsi artefici del proprio destino, di intervenire sulle situazioni esterne alla scuola e sulle questioni reali, da protagonisti. Tra tanti aspetti positivi e di successo, quali criticità si possono riscontrare in questa fase iniziale? «Intanto è opportuno sottolineare che l’esperienza, nell’anno scolastico appena concluso, è stata solo avviata. I docenti non hanno ancora svolto tutta la formazione prevista dal Modello Senza Zaino (25 ore annuali) e, pertanto, non sono ancora in possesso di tutti gli strumenti didattici necessari ad applicarlo completamente ed efficacemente. Inoltre, trattandosi di una “rivoluzione culturale”, i tempi per l’accettazione, l’elaborazione e l’apprezzamento della novità sono lunghi sia per il personale docente che per le famiglie. Un bilancio degli aspetti positivi e delle criticità potrà essere fatto seriamente solo dopo alcuni anni», sottolinea la dirigente.
Dario Frau
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