Crescete e moltiplicatevi. Lo dice la Bibbia, e quindi l’invito è stato sempre osservato religiosamente. Poi l’attuale papa ha notato che fare figli è più facile che fare i genitori e ha invitato questi ultimi a non comportarsi come i conigli. Viste come vanno le cose, è il consiglio più saggio che mai la Chiesa abbia dato. Fare figli? Quasi cent’anni fa un certo duce, come altri applaudito da piazze nonpensanti, invitava a far figli per avere soldati disposti a conquistargli un impero. Dati i tempi andati, quando un’altissima percentuale moriva prima di arrivare ai 5 o 6 anni, si poteva anche comprendere la necessità di procreazioni numerose, poiché le braccia, se non per conquistare imperi, servivano per far legna, pascolare il bestiame e zappare i campi. Poi la scienza è andata avanti e sono arrivate le scoperte, i vaccini, i medici, e le morti precoci si sono azzerate. Chi nasce oggi nei paesi avanzati vive in media 80 anni, mentre si continua a morire anzitempo dove impera povertà e ignoranza.
Opuscoli e spot pubblicitari invitano, qualche volte con toni quasi intimidatori, a donare o ad adottare a distanza bambini che in certi paesi, dove mancano televisioni, campi sportivi e teatri e dove per gli adulti l’unica piacevole distrazione è quella più antica e naturale dell’accoppiamento, sopravvivono tra gli stenti. In troppi di questi casi per chi li procrea i figli non sono un dono del cielo, ma un arrivo non voluto e un problema se non una disgrazia. Capita pure che in qualche paese la distinzione fra maschi e femmine porti alla soppressione, appena nate, di queste ultime, che sarebbero un peso se non altro perché, crescendo, i genitori dovrebbero dar loro una dote per l’eventuale matrimonio. In altri casi vengono date ancora bambine in spose al primo che bussa alla porta con qualche soldo in mano. E allora ecco migliaia di donne in cerca di aborti, fatti in condizioni miserabili, che portano troppo spesso anche alla morte di chi li chiede.
Alla fine degli anni settanta la Cina, che oggi conta un miliardo e 350 milioni di abitanti e allora si avviava ad avere un terzo della popolazione mondiale, ha imposto – pena multe pesanti – un figlio e non di più a famiglia, e pare che ciò abbia evitato la nascita di circa 400 milioni di nuovi individui. Poi, due anni fa, la disposizione è stata rivista e la nuova norma consente, magari con pagamento di pesanti tasse, un secondo figlio. In India, stato con un centinaio di milioni di abitanti in meno della Cina, in certe zone la miseria è imperante e l’aborto fortemente incoraggiato. Diversi altri stati in Asia e Africa vivono le stesse situazioni miserabili e per troppi piccoli abbandonati a se stessi non c’è scampo.
Una politica mondiale che non pensi solo agli aiuti (quando ci sono), ma a scoraggiare la crescita numerica della popolazione non esiste, né esiste una informazione adeguata o soddisfacente atta a prevenire troppe nascite, e allora noi popoli ricchi, per pulirci la coscienza, predichiamo una solidarietà e una partecipazione superficiale se non fasulla ai problemi di chi sta male.
Ma siamo seri e responsabili o all’interno del nostro orticello coltiviamo un futuro di ipocrisie e di comportamenti egoistici? Il nostro occhio è miope, continua a credere all’assioma imperante, ma che ora vive qualche critica, che fare figli significhi garantire una crescita all’economia e, qui da noi, far pervenire all’Inps gli introiti necessari per pagare le pensioni in corso, non importa se immeritate o esagerate. Ai nostri figli, che faticano a trovare un’occupazione o quando la trovano hanno contratti a termine e retribuzioni ridicole, non si può chiedere di alimentare un fondo previdenziale spolpato da pensioni spesso non proporzionate ai contributi versati. Il nostro governo si darà da fare per dare un taglio serio alle indecenze, che forse è il caso di chiamare ruberie, togliendo, tanto per fare un esempio, le pensioni a chi ha truffato o rubato ed è in galera, e quindi ci costa ancora, o continuerà a dormirci sopra? Davvero i cosiddetti diritti acquisiti sono intoccabili?
La crescita vera, giustamente equilibrata e in grado di dare dignità e lavoro e non redditi di cittadinanza o assistenza, nessuno la cerca, e non sarà un’economia altamente meccanizzata e digitalizzata a portarla. Programmare significa guardarsi attorno, ricreare il mondo e i comportamenti responsabili e chiudere le porte a velleitarismi di convenienza. Significa trovare un equilibrio serio per evitare che le attuali tendenze economiche ci portino al tracollo definitivo. Cambierà qualcosa o vivremo ancora di bolle finanziarie, di ricchi sempre più ricchi e del popolino ammansito da promesse irrealizzabili?
A cura di Edmunduburdu
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