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ATTUALITÀ

La statua di San Vincenzo Diacono Martire risale al XVI secolo

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Come da tradizione, nonostante le avverse condizioni metereologiche, la sera del 21 e la mattina del 22 gennaio si sono tenuti a Pauli Arbarei i festeggiamenti in onore del patrono San Vincenzo Diacono Martire, al quale è intitolata la chiesa parrocchiale del paese. La sera del 21, nello spiazzo antistante le case popolari di Via Emilio Lussu, è stato acceso il tradizionale falò in onore del Santo con la partecipazione del parroco don Roberto Lai, che ha dato la sua benedizione alla legna donata dalle famiglie, e della popolazione di Pauli Arbarei che ha potuto cenare con le pietanze preparate dal comitato a base principalmente di fave e ceci. La mattina del 22, il simulacro del Santo è stato portato in processione per le vie del paese per poi essere riportato nella chiesa parrocchiale per la messa solenne.

La statua raffigurante San Vincenzo è una delle più antiche tra quelle custodite nella chiesa parrocchiale di Pauli Arbarei e risale alla fine del XVI – inizio del XVII secolo. Attribuita ad un artista ignoto dell’ambito napoletano, l’opera subì diversi interventi di restauro che interessarono in particolare i colori: il primo nel 1792 ad opera del pittore Antioco Diana e un secondo nel 1827 per volere del vicario Montixi, come testimonia  l’iscrizione sulla base del manufatto. Quest’ultimo intervento, seppur ben fatto, portò alla totale copertura dei colori originali. San Vincenzo è rappresentato stante con lo sguardo fisso davanti a sé ma con un certo senso di movimento dato dalle pieghe della veste diaconale. Il braccio destro, rivolto verso l’esterno, regge la palma mentre quello sinistro regge un libro poggiato contro l’anca. Nonostante l’errore dell’artista nella resa anatomica di quest’ultimo braccio, troppo corto rispetto al naturale, l’opera è ben fatta e dà la sensazione di movimento. Il viso risulta delicato, roseo sulle gote e sul mento, incorniciato dai capelli ricci e corti e dall’aurola, altro attributo del santo. San Vincenzo indossa una tunica diaconale lunga fino al ginocchio posta su un camice che lascia intravedere i piedi. La tunica è di colore azzurro decorata con motivi floreali dorati, recuperati grazie al restauro del 1827, presenta dei bordi con frange dorate mentre l’interno e il colletto sono di colore rosso. Il camice sottostante è bianco con motivi grigi ondulati mentre il bordo, così come quello delle maniche, è rosso con motivi floreali. Dal collo pendono dei nastri decorativi che ricadono sul petto e sulle spalle del santo con cinque nappe per ogni cordone.

L’aspetto della statua di San Vincenzo di Pauli Arbarei è molto simile a quello delle statue di San Lorenzo di Sanluri e del San Vincenzo di Siris. La somiglianza stilistica fra i tre simulacri può essere ricondotta alla loro appartenenza all’ambiente tardo manierista napoletano ma, per mancanza di documenti, risulta difficile stabilire le identità dei singoli autori.

Il culto di San Vincenzo arrivò in Sardegna tramite gli spagnoli che lo veneravano già immediatamente dopo la sua morte, avvenuta nel 304 d.C. a Valencia, a causa delle persecuzioni contro i cristiani dell’imperatore Diocleziano. L’agiografia ci tramanda la storia del martirio di san Vincenzo, arso vivo sulla graticola perché accusato di essere cristiano e quindi avverso all’imperatore. Uno degli attributi iconografici del patrono di Pauli Arbarei è infatti la palma, simbolo del martirio, in questo caso sostituita da una più moderna fatta d’argento decorata con paste vitree rosse e verdi.

La statua di San Vincenzo, assieme ad altri simulacri antichi custoditi nella chiesa parrocchiale di Pauli Arbarei, è stata restaurata nel 2012 ad opera della MAART, impresa fondata dai restauratori Maria Della Casa e Alberto Severino sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali  per le province di Oristano e Cagliari, per volere dell’allora Amministrazione Comunale. Sull’opera di restauro delle statue sacre di Pauli Arbarei la storica dell’arte Rossella Atzori ha scritto un volume dal titolo ‘Lo scrigno di Pauli Arbarei’ pubblicato dalla casa editrice S’Alvure, dal quale sono state attinte le informazioni presenti in questo articolo.

Francesca Garau

RIPRODUZIONE RISERVATA
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