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Sport

La straordinaria impresa di Paolo Massenti

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di Maurizio Onidi

Ha coperto la distanza di 10 volte Cagliari-Sassari un dislivello positivo pari a 17 volte salire il passo dello Stelvio per un totale di 2.100 km e 24.000 mt di dislivello, una volontà granitica e una ferrea determinazione per portare a termine un simile gesto atletico, è la sfida, il sogno nel cassetto di Paolo Massenti. Poche settimane fa abbiamo scritto delle gesta che doveva compiere l’atleta della Dimonios Bike Team per coronare il sogno ossia di vestire i colori della Nazionale Italiana Radounners e presentarsi il giorno del suo compleanno il 18 agosto 2019 alla famosissima ultramaratona ciclistica di 1200 km la Parigi Brest Parigi e coprirne la distanza in appena 3 giorni. Condizione indispensabile per poter partecipare a questa importante manifestazione è il possesso dei relativi brevetti sulle varie distanze, essendoci  la possibilità di ottenerli in una sola tornata, il nostro atleta  si è messo in gioco decidendo di farli tutti in una volta compiendo così un gesto atletico da lasciare in tanti davvero sbalorditi. Paolo, sottufficiale della Brigata Sassari in servizio al 3º reggimento bersaglieri a Teulada, gareggia attualmente nel campionato amatoriale CSAIN con la Dimonios Bike Team di Carbonia. Ha conquistato numerosi titoli regionali nelle categorie strada e mtb finché si affacciato al mondo delle endurance anche grazie alla nota manifestazione Myland, evento ciclistico terminato proprio in questi giorni in Marmilla. Al rientro da questa straordinaria e insolita impresa sui pedali gli abbiamo rivolto alcune domande.
Abbiamo seguito la sua impresa anche grazie ai social, dove in tanti hanno potuto apprezzare le sue gesta, ci racconti come ha vissuto questa esperienza.
«È stata davvero una bellissima esperienza. Ho voluto cercare di trasmettere più emozioni possibili registrando in diretta su Facebook  quello che i miei occhi vedevano, vi lascio immaginare cosa sia passato davanti ai miei occhi in 2.100 km, posso dire di aver visto quasi interamente la Sardegna nei primi 1.500km, dalla costa occidentale a quella orientale attraversando il Campidano e anche una buona parte dell’Ogliastra, gli ultimi 600 invece son stati percorsi nella parte settentrionale della Sicilia, più precisamente nel  Parco delle Madonie e nella  costa settentrionale da Linguaglossa a Messina  passando per Patti, Cefalù e rientro a Palermo. In tanti hanno apprezzato questa bellissima iniziativa, ho ricevuto attestati di simpatia anche  da parte di nostri corregionali  che vivono in America dove hanno apprezzato il fatto che portassi con me la bandiera dei 4 mori.
Certo 2.100 km sono  tanti se poi consideriamo che le condizioni meteo non fossero proprio le migliori, non ha avuto nessuna esitazione a continuare la sua impresa?
«Assolutamente no. In effetti  già da domenica 21 nella prima tappa di 200km,  la Sardegna intera era investita da un ciclone africano che ha creato non pochi  problemi. Ho dovuto pedalare lungo costa orientale con notevole difficoltà visto il forte vento contrario al senso di marcia. Anche il giorno successivo, nella seconda tappa di 300km,  le cose non sono migliorate anzi posso affermare che fossero  peggiorate. Questa tappa infatti mi vedeva pedalare nella costa occidentale,  dove il tempo ha causato  danni ingentissimi rendendo la progressione della corsa alquanto pericolosa. Nella terza  tappa di 400 km,  svoltasi martedì 23,  al vento si è aggiunta anche la pioggia. Ho percorso infatti più di 140 km sotto una fastidiosa pioggia resa ancor più insidiosa dal vento che mi ha accompagnato lungo tutto il percorso e soprattutto nella progressione notturna nella meravigliosa costa verde. Nella quarta tappa di 600 km,  con partenza alla mezzanotte del 24 abbiamo attraversato tutta la costa orientale sarda compiendo un anello in senso orario nella zona del nuorese da Dorgali verso Mamoiada, Orgosolo, Nuoro, Bitti, fin sopra il Monte Albo e ridiscendere a Siniscola e Orosei  per puntare  a sud ripassando da Dorgali nella SS125. In questa tappa il sole l’ha fatta da padrone. Il vento ghiacciato della notte al passo Genna Silana a 1.000 mt e a Baunei è stato poi un muro quasi insormontabile…ridiscendere a sud in piena notte e l’alba a Bari Sardo hanno visto mettere a dura prove testa e gambe, ultima difficoltà di quella tappa poi è  stato risalire dalla costa verso il passo Arcu e Tidu che mi ha visto pedalare sotto scrosci d’acqua Al termine di questa tappa, ho dovuto preparare le valigie per partire con la nave alla volta della Sicilia. Ho fatto inoltre da apripista per portare gli atleti durante il trasferimento,in bici ovviamente,  dalla sede del quartier generale all’hotel Setar di Quartu fino al porto di Cagliari per l’imbarco. Dopo la traversata notturna ero nuovamente pronto per la sfida Siciliana dove altri 600 km mi aspettavano. Anche qui la musica non cambia,  sotto un sole cocente e vento  costante  ho attraversato il Parco delle Madonie fino ai piedi dell’Etna per  ritornare a Palermo passando da Linguaglossa, Messina e Cefalù».
Una vera e propria avventura molto provante sia fisicamente ma anche mentalmente, dove ha trovato tutte le energie per superare queste difficoltà?
«Non nego che  abbia attraversato momenti davvero difficili, 2.100km son tantissimi e le situazioni che si incontrano sono le più disparate, che ha seguito la mia impresa mi ha visto avete visto  felice in certi momenti e dopo poche ore in difficoltà sotto le intemperie. Un elemento che mi ha aiutato senza dubbio è la mia formazione militare nonché la preparazione fisica e mentale per una disciplina dura come lo sport del ciclismo. Esso infatti viene considerato tra gli sport più duri dal punto di vista fisico e mentale, ci son stati momenti in cui ho percorso alcuni km con altri atleti e altri in cui in piena notte ero solo con me stesso e l’unica cosa che mi spingeva ad andare avanti nonostante le difficoltà era appunto la mia determinazione nel conquistare un posto nella Nazionale ARI e andare a Parigi per mettermi alla prova».
Ora che ha conquistato un posto nella nazionale italiana ARI e che ha ottenuto la qualificazione per la PBP che si corre a metà agosto, come si preparerà in questo periodo? «La PBP è a metà Agosto ho quindi dei tempi ristretti per poter completare la preparazione al meglio, farò sicuramente delle uscite prettamente tecniche, dove curerò il posizionamento dei carichi sulla bici, poi certamente ci saranno quelle di adattamento alle distanze,  quindi uscite lunghe su distanze intermedie  infine dovrò curare anche l’allenamento alla privazione del sonno e la progressione notturna, fondamentale in questa disciplina, insomma non sarà una passeggiata».
Cosa vorrebbe dire a chi volesse avvicinarsi a questa faticosa disciplina? «È una disciplina molto faticosa, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti e rendersi conto di quando è il caso di rallentare e nel caso fermarsi, portare sempre con se un kit di emergenza per i guasti meccanici e di primo soccorso, essere sempre prudenti perché durante le lunghe distanze si possono incontrare condizioni atmosferiche avverse, ma soprattutto, nella progressione diurna e specialmente in quella notturna bisogna rispettare gli altri utenti della strada facilitando il riconoscimento della nostra presenza lungo la strada affidandoci a segnalatori luminosi adeguati, abbigliamento catarifrangente e luci di progressione luminose ed efficienti, per il resto non posso che augurare delle bellissime avventure».

 

RIPRODUZIONE RISERVATA
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