Quante volte, nella vita, ci siamo trovati a leccarci le ferite causate dalla frantumazione di un rapporto d’amicizia, per anni coltivato come “Amicizia vera” e pertanto duraturo! Se ci consola il fatto che, come diceva Seneca: «chi smette di esserti amico non lo è mai stato», non possiamo certo esimerci dal considerare i tanti problemi che un rapporto di amicizia sbagliato può comportare.
Eppure, di sicuro, ciascuno di noi aveva ben chiaro il concetto di “Amicizia”, nel momento in cui ha instaurato il rapporto stesso, in altre parole quel sentimento universalmente inteso come un legame fra individui, improntato al rispetto, alla sincerità, alla fiducia e alla stima reciproca!
Nonostante tutto ciò ci sarà capitato, e potrà capitarci ancora, purtroppo, d’individuare erroneamente in qualche persona tali caratteristiche e di assegnarle il valore proprio di quella figura “amica” destinataria delle nostre confidenze, di una spalla, insomma, su cui piangere o gioire secondo delle circostanze.
Lo abbiamo fatto poiché l’“amicizia” è un sentimento fondamentale nella vita degli uomini, che naturalmente ricerchiamo fin dai primi anni di vita come valida alternativa agli affetti familiari che restano sempre, comunque, il principale punto di riferimento sicuro per ognuno di noi. Lo abbiamo fatto anche senza le opportune valutazioni di merito, trascinati da una sorta di momentanea simpatia reciproca, ma dimenticando, soprattutto, che molto spesso dietro il falso amico può celarsi il peggior nemico in caso d’interruzione del rapporto, soprattutto perché depositario delle nostre confidenze.
Non esistono ricette particolari per l’individuazione di un’amicizia vera; spesso capita all’improvviso, in determinate circostanze, nelle quali l’umana debolezza non consente di riflettere sul tipo d’amicizia che si va a instaurare.
Secondo Aristotele, ad esempio, esistono tre forme d’amicizia:
- La prima sarebbe quella che nasce dall’utilità o dall’interesse. In questo caso sarebbe l’utilità stessa a ricercare l’amicizia dell’altro o degli altri per il raggiungimento di un determinato scopo;
- La seconda, sarebbe quella che nasce dal piacere; il rapporto nascerebbe quindi nel momento in cui l’amicizia nei confronti dell’altro o degli altri costituisce un piacere;
- La terza, infine, sarebbe quella che si costituisce fra individui buoni e simili per virtù, che vogliono il bene degli altri al pari di loro stessi
Sarebbe questa ultima l’amicizia vera da ricercare, al contrario delle prime due da considerare “accidentali”, dove il rapporto, finalizzato a precisi scopi, le rende temporali e mutevoli.
Anche l’amicizia “vera”, ovviamente, potrebbe finire; ciò per il venir meno della comunanza d’intenti che fu alla base della costituzione dell’amicizia stessa. La fine di quest’amicizia, comunque, poiché improntata sulla virtù delle parti, non sarebbe in ogni caso traumatica.
Ovviamente l’amicizia ideale è quella che discende dai dettami della fede cristiana che, superando le barriere dell’egoismo umano, consente alle persone amiche di condividere gioie e dolori attraverso un sentimento profondo che nobilita l’esistenza stessa di ciascuno di noi.
Quanto sopra perché ciascuno, nell’affannosa ricerca di un rapporto di “amicizia vera”, esigenza imprescindibile del genere umano, faccia le opportune riflessioni, onde evitare quelle profonde delusioni che l’interruzione di un rapporto di amicizia in genere comporta.
Francesco Diana
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