
Nel mese di Ottobre ricorre la Giornata Nazionale della Psicologia 2018, che quest’anno ha come titolo “Ascoltare e ascoltarsi, la persona al centro della propria vita”, dove l’ascolto è “quel valore che favorisce e supporta ogni relazione umana, tra genitori e figli, tra adulti, a scuola, nei luoghi di lavoro, nelle comunità. Oggi, nella società della iper-comunicazione e della pervasività tecnologica, l’ascolto è diventato più complesso; troppi rumori e grida coprono le parole e troppe immagini spesso offuscano e disorientano lo sguardo. Ascoltarsi, entrare in comunione con noi stessi, è il primo passo per acquisire benessere in tutte le sue articolazioni, per migliorare la qualità della propria vita (Fulvio Giardina, Presidente del Consiglio Nazionale degli Ordini degli Psicologi)”.
Ma quali sono le nostre emozioni che vorremmo fossero ascoltate? Sono quelle emozioni altamente intense, ovvero emozioni positive o negative che ci spingono ad agire e a verbalizzarle, impossibilitate a restare relegate all’interno del nostro organismo, per l’alto grado di attivazione psicofisiologica che attivano in noi. Ascoltare gli altri predispone una capacità obiettiva di empatia, ovvero, ogni nostra parola, ogni comunicazione gestuale e non verbale provoca nell’ascoltato delle proprie difese che potrebbero inibire o inificiare la suddetta azione di apertura lessicale emotiva. Sentirsi giudicati è infatti il sentimento che più ostacola questo processo. Il primo consiglio per chi si trovasse ad ascoltare le emozioni altrui è quindi quello di chiedersi se si è in grado di “contenere” le conseguenze emotive di questa condivisione delle emozioni; per fare ciò è importante quindi essere empatici senza giudicare e per raggiungere questa competenza è necessario prima aver imparato ad “ascoltarsi”. Questa è la base per un buon colloquio clinico psicologico. Il Presidente Giardina utilizza un paradigma molto chiaro “entrare in comunione con noi stessi”: fermarci, prendere fiato, isolarci dai troppi stimoli offerti dalla tecnologia, la bellezza che ci affascina e ci bombarda sotto tante forme ci spinge a chiederci cosa veramente ci piace, cosa veramente motiva e arricchisce la nostra esistenza. Ecco allora che la Rete coi suoi stimoli può essere utilizzato non per perderci in una bolgia di esperienze istintuali tentati dalle immagini audaci, ma per conoscere meglio i nostri gusti, le nostre priorità, la nostra reale soddisfazione della vita che conduciamo. Ascoltarci è difficile, perché esiste un fondo di paura soggettiva che il rimando della nostra immagine non sia esattamente ciò che ci si aspetterebbe da noi: potremmo infatti conoscere entrando in comunione con noi stessi, lati personali difficili da accettare e quindi incompatibili anche con l’ascolto attivo verso gli altri. Come potremo infatti essere neutrali nella travagliata vita familiare altrui se non accettiamo e risolviamo conflitti nostri familiari? La paura di essere giudicati viene compensata col non accettare il diverso dalla media della società, sentendosi a propria volta “diversi”. Ascoltando invece ogni nostro bisogno diamo voce a una testimonianza di essere ascoltati, accettati, compresi e interiorizzati. Accettarci per accettare.
Dott.ssa Alice Bandino
psicologa, spec.in psiconcologia
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