La nascita dello storico campo sportivo serramannese risale ad oltre sessant’anni fa e pare che in origine, quando tutta la zona era aperta campagna, l’area fosse destinata alla realizzazione di una pista per la corsa delle biciclette; è ben nota la nostra tradizione ciclistica. E sembrerebbe proprio che, anche per questo, il campo abbia preso il nome dal campione italiano delle due ruote. L’ultima grande ristrutturazione risale probabilmente all’estate delle notti magiche nel 1990; quelle di Schillaci per intenderci.
Dopodichè il bel tempo è finito e le giornate luminose hanno progressivamente lasciato lo spazio all’autunno. Adesso siamo in inverno. Con le normali manutenzioni si interviene fino a quando è possibile e l’immobile si presenta in sostanza lo stesso di trent’anni fa; con qualche acciacco in più. E infatti, anche il manto erboso, un tempo florido e verdeggiante oggi appare leopardato e fanno da contorno ruggine e corrosione, umidità negli intonaci degli spogliatoi, infissi precari, mura perimetrali semi abbandonate.
L’impianto, per l’epoca durante la quale venne concepito, era fra i più moderni del circondario.
Dal decennio del boom vi hanno giocato bambini e giovani cresciuti fra almeno cinque generazioni, allievi di tutte le società sportive e atleti di buonissimo livello. Per decenni è stato il simbolo dello sport di squadra serramannese quando ancora gli unici impianti sportivi in alternativa erano le palestre scolastiche, peraltro assiduamente frequentate da gruppi affiatati; pensiamo alla pallavolo e alla pallacanestro.
Il calcio, un po’ dappertutto, ha visto pian piano svanire il quasi monopolio del gradimento, questo è evidente. Il ritorno ai fasti di una volta sarebbe poco probabile ma, come si dice, il fiorire della primavera porterà nuova vita?
Angelica Emedoro
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