RUBRICA Scienza

Le origini della zanzara tigre in Sardegna

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di Marcello Atzeni
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In principio c’era la zanzara classica, la Culex pipiens autogenicus. Il ronzio nelle notti calde e senza vento, ci ha accompagnato per tantissimi anni. Poi arrivò la zanzara tigre che, oramai, da tempo, è giunta dall’ Asia per colonizzare l’intera isola.  Il cambiamento climatico ha fatto sì che questo malefico insetto sia di casa in Sardegna. Anche in questo novembre mite, la zanzara tigre è al lavoro. Chissà se sarà possibile una sua eradicazione. Costi? Biologici e monetari, non si conoscono. Tempi? Neanche. Necessaria una campagna massiccia e non interventi a macchia di leopardo. Ma quando questo insetto ha fatto la sua comparsa nella terra dei nuraghi?

Il primo avvistamento di Aedes albopictus, nome scientifico del dittero (con questo termine s’intendono le specie di insetti dotate di un solo paio d’ali, come mosche e zanzare, appunto) risale al 1994. Vicino all’aeroporto di Elmas, intorno a un deposito di copertoni rigenerati, arrivati dall’estero, la zanzara depone le sue uova, proprio all’interno degli pneumatici, nei quali c’era un po’ d’acqua. Il focolaio viene subito circoscritto. Una campagna di bonifica veloce ed efficace, risolve il problema per sempre. Così pareva. Successivamente si parlava della specie, ma senza darci troppo peso. Segno, comunque, che qualche esemplare fosse di nuovo tra noi.

Nel 2005, in alcune case di Teulada, c’erano delle zanzare particolarmente moleste, diverse dal solito, che con molta superficialità venivano chiamate zanzare tigre, ma solo per il fatto che fossero molto aggressive.

Alla fine dell’estate del 2006, la professoressa Annalisa Marchi, docente di Genetica all’ Università di Cagliari, si occupava di Culicidae (nome scientifico della famiglia di ditteri) in Sardegna. Seguiva, tra l’altro anche il monitoraggio della Anopheles. Quando un collaboratore in parassitologia,  Jacopo Culurgioni, le portò un esemplare di Aedes albopictus, avendo forti sospetti che si trattasse della zanzara tigre, la docente confermò la tesi. Nei due anni successivi, quindi sino al 2008, la specie venne monitorata dallo stesso ricercatore, che constatò l’oramai inarrestabile espansione dell’areale della zanzara tigre, che ha completato l’invasione della Sardegna. E ora?

La zanzara anofele, responsabile della malaria, per secoli aveva mietuto migliaia di vittime. Venne debellata con il famoso piano della “Fondazione Rockefeller”. Gli americani finanziarono il “braccio armato”, leggi Erlas. Nell’immediato dopoguerra, interventi totali di Ddt, fecero scomparire gli insetti vettori della malattia, ma ridussero drasticamente, anche molte altre specie animali. Fu il male minore? Una cosa è certa, il Ddt, come confermarono dati di qualche anno fa, era (o forse è) presente nel latte materno di diverse donne sarde. Con tutto quel che ne consegue. La zanzara tigre può essere eliminata o almeno ridotta ai minimi termini? Necessario un intervento drastico, non c’è alcun dubbio. Ma tenendo a mente quel che comportò la campagna antianofelica del dopoguerra.  Insomma, valutare costi e benefici. Per costi s’intendono soprattutto quelli biologici.  Beninteso, la zanzara tigre, non sta facendo gli sconquassi della sua vecchia cugina Anofele, ma è particolarmente molesta e comunque portatrice di alcune malattie.  Nel frattempo si spera che l’aria rinfreschi e almeno fino alla prossima primavera, si possa essere un po’ più tranquilli. Visto che le basse temperature, comunque, limitano la presenza dell’insetto.

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