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Cultura

“L’equivalente dei sogni”: il libro di Davide Forte

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Dopo “Portrait “ arriva nelle librerie il secondo romanzo di Davide Forte dal titolo “L’equivalente dei sogni”, edito da Ellade Editore. La storia di un viaggio di 24 ore in cui i due protagonisti maschili scandiscono il tempo e trovano il coraggio di guardarsi allo specchio alla ricerca di consapevolezza. Un espediente per parlare di un viaggio decisamente più lungo: quello nella vita e nelle aspettative che in essa riponiamo.  Una corsa tra sogni e realtà alla ricerca della felicità ripercorrendo una geografia comportamentale, acquisita sin da bambini e che di fatto ha prodotto esiti positivi in differenti situazioni, dalla quale però da adulti non ci si può sottrarre a prescindere dai risultati a cui ci conduce.

Quale è stato il punto di partenza nella realizzazione del romanzo?

«Forse la spinta più forte è arrivata dalla voglia di sperimentarmi e dalle presentazioni di “Portrait”. In queste occasioni ho diviso i tre racconti, che rappresentano la struttura portante di “Portrait” stesso, secondo dei temi: il primo racconto nel segno della gioventù, il secondo nel segno della maturità e il terzo racconto come momento d’incontro tra queste due fasi della vita, il momento della consapevolezza. Così subito dopo la lettura di una parte scelta del primo racconto, dopo aver distribuito dei foglietti e delle penne, chiedevo al pubblico di condividere in forma anonima i propri sogni, i desideri e le aspirazioni che sono la “colonna sonora” della nostra gioventù. All’inizio ero quasi timoroso e, invece, il pubblico ha risposto con entusiasmo, con grande voglia di condividere il proprio sentire. Questi foglietti sono finiti su un tabellone in legno a conclusine delle presentazioni (come fosse un’opera d’arte alla realizzazione della quale tutti avevano partecipato) e sono stati da me conservati come un bene molto prezioso. I sogni in essi contenuti sono stati riportati in questo libro a conclusione di ogni singola parte. Non sono altro che le nostre aspirazioni più comuni, che poi diventano un progetto e poi ancora un percorso, una sorta di mappa del tesoro»

Un tuffo in un mare profondo per toccarne il fondo e poi cercare di riemergere. Come si è posto da lettore nei confronti del suo libro?

«Seguendo questa frase l’ho letto in apnea. Scherzo, ma c’è comunque della verità. È una sensazione strana rileggersi e ci si legge veramente quando l’editore ti manda un copia cartacea del libro a casa. Solo in quel preciso istante diventi un lettore di te stesso. Nella costruzione di “Portrait” parola dopo parola, anzi meglio, mattone dopo mattone ho contribuito alla realizzazione di un castello, mi sono seduto fuori dalle mura e l’ho contemplato con ammirazione. Con “L’equivalente dei sogni” quel castello lo sto visitando all’interno. Questa è la mia sensazione da lettore. La mia è una silente provocazione affinché ciascuno di noi possa provare a guardarsi dentro».

Ha parlato di “viaggio” e della realizzazione di un progetto, ma può capitare poi che durante il viaggio qualcosa possa non andare per il verso giusto?

«Immaginiamo una persona che sale sulla cima di una montagna e voglia scendere da essa in sella alla propria bicicletta al massimo della velocità. Comincia a pedalare e in men che non si dica viaggia ad altissima velocità. In alcune occasioni può capitare una foratura, il terreno reso viscido dalla pioggia, della ghiaia, un sasso, e maggiore è la velocità più violenta e sciagurata potrebbe essere la caduta. Tuttavia non è nel non cadere la nostra bravura, ma nella capacità di rialzarci e risalire su quella bicicletta che ci misuriamo veramente, come quella figura nel disegno di copertina piegata su se stessa. È questa la vera forza e la vera bellezza di ognuno di noi… imparare che le cadute fanno parte del viaggio, ma non sono tutto il viaggio».

 È questo che succede ai due protagonisti?

«Mettiamola così: stessa montagna, stessa partenza, stessa velocità di discesa… il resto lasciamolo ai lettori».

Claudio Castaldi

RIPRODUZIONE RISERVATA
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