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LETTERA APERTA Villacidro

Lo Jus gentium e una legge ingiusta

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I bambini della Scuola di oggi, in tutte le scuole elementari d’Italia, probabilmente, sono le víttime innocenti e sottomesse a una rígida volontà governativa che è solo espressione ingiusta e dannosa, se una “legge” dello Stato italiano non permette ai giovaníssimi scolari e ai loro accompagnatori di protèggere la propria salute, poiché sono costretti a stare fuori dell’edificio scolàstico fino all’esatta ora d’ingresso, non solo quando il tempo è buono, ma anche quando c’è pioggia e vento, gràndine e tempesta.

E, se una legge cosí fatta c’è, come afferma la signora dirigente, presente nella Scuola elementare di via Cavour, a Villacidro , e come ancora sostèngono alcune “maestre”, si díano da fare, finalmente, genitori e nonni accompagnatori perché venga cancellata o modificata per evitare accidenti e mali e danni proprio da quella legge indubbiamente provocati e irresponsablmente spianati dagl’ inesoràbili “educatori” di professione lígi alla “règola” avverso i disciplinati giovaníssimi alunni e, giocoforza, avverso gli anziani “sorveglianti” che, per quei pochi minuti di attesa, sono costretti a subire le intemperie autunnali e invernali, ammassati dentro lo spazio soprano della gradinata, all’aperto, di poco piú di un metro quadro, o negli scalini o nei vicini marciapiedi o nella strada zeppa di autovetture.

Bimbi e accompagnatori, sí, di qua dal cancello, bene, per volontà dello Stato, della direttrice e di alcune maestre! Ma fuori dell’edificio. Ecco. Dirigente e maestre sono dentro, di là dalla porta d’ingresso, di là dal muro, di là dalla vetrata del vasto androne della scuola dove, al caldo, comodamente al riparo dalle folate di vento che abbàttono rami e tròncano piante, dove sono gli scolari, tra ràffiche di gràndine e pioggia incessante e violenta che, cinquanta metri piú su, allaga il Lavatoio púbblico, sconsideratamente affossato e abbandonato alla sua morte.

È legge dello Stato. Lo dice anche la Síndaca. E cosí deve èssere. Bravi! Bravi, bambini! Bravi! Bravi, genitori! Ubbidienti. Bravi, bravi gl’insegnanti, i dirigenti d’ogni scuola. Ubbidienti anche loro. Osservanti della legge.

Sono i sereni intolleranti indifferenti di tutto ciò che, in un certo senso, da quella legge li estrànea o, meglio, li mette “al riparo”, ossía li protegge, li allontana dai possíbili, anzi probàbili guai del maltempo cui, invece, sono sacrificati i bambini. Lex, dura lex, sed lex. Ma che bravi! Ma che buon esempio, nella vita! Una volta c’era anche l’ebreo, contro il quale c’era anche la legge dei forti. E la storia è andata avanti, nel tempo, ma concretamente, con la loro legge che ha avvelenato quel tempo e ha ferito l’umanità, per la loro nazística visione. S’è fatta avanti con il loro concetto di “razza” che, purtroppo, balena ancor oggi, nel terzo millennio, se bene ci guardiamo intorno. La distinzione è naturale, ma la separazione, la sopraffazione è delitto. Ed è delitto impunito, talvolta. Anche se, dentro di sé, ipso facto, ciascuno si punisce da sé, se è conscio di far male o d’aver fatto male. È tutto. E che cosa c’èntrano i vecchi e i bambini della scuola? C’èntrano e come! Anche questa legge lascia al freddo, al gelo, ai rovesci, all’acquata che dura poco, come si diceva una volta, ma bagna molto e inzuppa e porta raffreddori e febbre ai vecchi e agli scolaretti di qua dalla vetrata degli impassíbili osservanti, se, chi deve farla osservare, non sente ragioni.

Altro che legge!  Basta un poco di buon senso, un po’ di riflessione, un attento esame di coscienza, quel “sentimento del tempo” rivelàtoci, quindi propòstoci da quel grande poeta desolato, “esiliato tra gli uòmini” (com’egli, Ungaretti, confessa) che, guardàndosi dentro, nel suo tempo umano, riscopre la vera legge dell’uomo, che è la legge della ragione e del cuore, quella che si regge sui princípi della vita umana, quella che forma  “il diritto di tutti gli uòmini”, anche di quelli che eran chiamati “bàrbari”, ma non con il senso di “malvagi”, sibbene di “stranieri”, non cittadini preparati, ma lontani dalle cosiddette “leggi della civiltà” romana (o greca) che, per lògica di Stato, verso di loro, bàrbari senza diritti, si presentàvano “civilmente” giuste, ma crudeli all’estremo.

Ecco, in loro difesa, in difesa di questi impreparati da preparare, di questi nuovi bàrbari, di questi “allievi” che la Scuola deve educare alla conoscenza, al buono, al giusto, al bello, viene incontro il “diritto di tutti”, quella legge prima che era chiamata  “diritto dei pòpoli”, lo jius gentium. I vecchi nonni o i giòvani genitori e gli scolari da loro accompagnati sono protetti da questo fondamentale “diritto” che súpera per milioni di sfere stellari ogni legge statale e sarebbe impensàbile e assurdo ignorarlo davanti a questa  mínima “legge” sull’ingresso nelle scuole.

E, dunque, riflèttano quelle maestre insensíbili o indifferenti, rifletta la direttrice e, per il bene della stessa Scuola che ha il cómpito, il dovere di educare, rispetti, con lo jus gentium, tutti quei bambini che ha sotto la sua tutela. Ma rifletta anche la síndaca che rispetta la legge regionale sull’apertura notturna dei “locali dello spaccio” fino all’alba con tavolini per le bevande, occupanti l’única zona del “centro stòrico” normalmente líbera per i parcheggi delle auto, ma non tiene conto della libertà e del diritto di ogni cittadino, di ogni uomo o donna, di poter tranquillamente riposare nella propria casa, senza le bestemmie, le urla, i discorsi ad alta voce di tante persone che s’intrécciano con insopportàbili borbottamenti e sghignazzi volgaríssimi e sguaiatamente penetranti che rómpono il sonno e dannéggiano la salute.

Il Villacidrese, la gente “civile” è stanca. La signora Síndaca amministri questo nostro paese con la legge della giustizia, evitando ogni possibilità di disturbo della quiete púbblica, senza darne occasione con assurde autorizzazioni, a chi non sa fare il proprio dovere, e senza trascurare le richieste dei tanti che si sono lamentati piú volte  chiedendo di porvi rimedio. Osservi anche Lei, signora Síndaca, questo nostro jus gentium: un altro passo verso la completa “civiltà”, eccellente ragione. E Lei, signora Dirigente, osservi , per il bene dei suoi “alunni”, la legge del cuore.

Per il C.C.C.C

Efisio Cadoni

RIPRODUZIONE RISERVATA
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