di Sandro Renato Garau
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Il 18 maggio 1991 le Miniere di Montevecchio hanno smesso ufficialmente di produrre. Anche non sapendo di tecnica mineraria e neanche di risanamento ambientale in luoghi molto degradati… dalla logica deduttiva, quella che si impara a scuola e anche a casa, è possibile un ragionamento, anche se ingenuo. Chi non è mai sceso in un pozzo di miniera ha sentito raccontare dai minatori l’ambiente buio nel quale lavoravano. In alcuni ambienti molta umidità e molta acqua sia dal cielo delle gallerie e avanzamenti che dal piano di percorrenza. Poi dicono, a chi non ‘è mai entrato nel sottosuolo minerario che: sottoterra, in genere all’ultimo livello, nei pozzi, sia a Levante che a Ponente delle miniere di Montevecchio, in quelle di Ingurtosu, Fluminimaggiore, Iglesias e altre c’è una stanza dove erano sistemate delle grosse pompe per l’eduzione delle acque e rendere agevole il lavoro.
Gli imbocchi delle gallerie sono ormai chiusi… le pompe non pescano più l’acqua per scaricarla all’esterno… lentamente le gallerie si stanno riempendo … È molto logico che l’acqua continuerà a salire, di galleria in galleria, di livello in livello sino a trovare la via d’uscita… In molti dicono che queste acque contengono molti veleni… Bohh!!! Forse!!!… o Sicuramente!!!… Ma bisogna essere esperti per poterne scrivere… Le evidenze, percorrendo il territorio minerario, però, le osserviamo. Una cosa pare certa: dove vediamo i tagli sulle nostre colline, la stessa diga fanghi, il canalone della Laveria La Marmorale sotto Zerbino, la collina che sovrasta la Laveria di Naracaoli, le decine e decine di discariche dove non cresce un filo d’erba, per logica, e solo per logica siamo autorizzati a pensare che qualche problema alla natura lo abbiamo aver creato.
Ohhh noooo??? Chi sa! Parlì… certo! Chi ha il potere e deve… Agisca?… Speriamo che il momento di riflessione che precede ogni progettazione di un intervento importante sia, anche stavolta, per logica, fecondo. Sarà risolutivo? Chissà!!! Almeno che sia lenitivo, sarebbe già un buon balsamo per il territorio del guspinese e arburese.
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