CULTURA. EDITORIA

Luca Telese, con il libro Cuori Campioni, racconta personaggi, luoghi e vicende nell’epoca dello scudetto

Luca Telese e Renato Copparoni
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di Giovanni Contu
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Dopo momenti faticosi e un inizio 2021 decisamente critico, il Cagliari con la guida di Semplici, vede la luce e raggiunge la salvezza. Per i tifosi, ormai abituati all’attesa palpitante fino al fischio finale dell’ultima partita utile, un risultato importante, che a tratti sembrava svanire ma che invece si è materializzato due giornate prima della chiusura del campionato.

Quale migliore contesto per ricordare lo scudetto del Cagliari nel secondo volume di Luca Telese “Cuori Campioni – Solferino Editore – dedicato alla squadra guidata da Manlio Scopigno?  In parte venne presentata la prosecuzione del racconto cominciato con Cuori Rossoblù ma questa volta l’autore allarga lo sguardo sul contesto più ampio per raccontarci alcuni particolari di contorno e fra i protagonisti, un capitolo è dedicato al giovane Renato Copparoni.

Lo abbiamo incontrato per ricevere qualche impressione sul suo ricordo dell’epoca e sul contributo per questo secondo volume di Telese.

«Da mezzo secolo a questa parte – ci dice il “Coppa” – la festa per lo scudetto è diventata di fatto il ricordo di un compleanno di cui non si può fare a meno, per quello che ha significato nel contesto sociale, per i giocatori e i protagonisti che sono stati vicini alla squadra».

Come nasce questo suo contributo nelle pagine del libro?

«Durante la presentazione di Cuori Rossoblù, parlammo con Telese a proposito di alcuni miei ricordi personali dell’epoca, l’accoglienza che mi venne in occasione del mio primo allenamento, il mio primo incontro con i campioni e così, da quei racconti, l’autore ha voluto onorarmi con la dedica di un capitolo del suo libro, e questo evidentemente non può che farmi piacere».

All’epoca lei era molto giovane; oggi, che valutazione si sente di esprimere a proposito di quello scudetto?

«Un evento unico e per questo, irripetibile. Anche se in futuro prendesse forma la volontà per investimenti e ambizioni calcistiche per un Cagliari al primo posto nella massima serie, difficilmente si potrebbe ritrovare quel preciso contesto sociale, l’entusiasmo, il coinvolgimento di massa tipico di quegli anni, il desiderio di affermazione in ambito nazionale seppur mediato dal successo sportivo; tratta distintivi di un atteggiamento collettivo che non esiste più».

Per quanto riguarda il presente, cosa sente di dire a proposito di questo campionato?

«Il Cagliari era partito con obiettivi discreti per un organico dal livello più che dignitoso. Non meritava assolutamente un andamento che in taluni periodi si è fatto addirittura critico. L’obiettivo era quello di raggiungere una posizione in classifica perlomeno per un biglietto in zona europea. Le aspettative si sono ridimensionate drammaticamente, fino a quando la società ha deciso, finalmente ma troppo tardi, per un cambio di allenatore che ha permesso il risveglio della squadra».

Renato Copparoni

Quali sono le prospettive? Il destino del tifoso del Cagliari è quello di rimanere in trepidazione fino alla fine?

«Il Cagliari, nella sua posizione di società medio piccola fino a quando avrà di fronte una concorrenza rappresentata da grosse disponibilità patrimoniali, dovrà giocare partita dopo partita fino al raggiungimento dell’obiettivo. Molto, se non quasi tutto, dipende dalla disponibilità economica e dal mercato. Pensiamo al prossimo anno con le variabili momento per momento. Ci sono tanti giocatori richiesti da società importanti. Bisogna capire quali saranno le mosse della società e del direttore sportivo, il ruolo dei procuratori, la volontà dei singoli e appunto dall’andamento delle trattative».

Come procede il settore calcistico nel più ampio panorama nazionale, a cominciare dai settori giovanili secondo il suo punto di vista?

«In Italia l’attenzione maggiore viene dedicata agli aspetti tattici a scapito di quelli tecnici. Fatta eccezione per i talenti assoluti e completi, estremamente rari, sarà sempre più difficile che dal vivaio delle squadre emerga un giocatore di alto profilo tecnico e quindi in grado di confrontarsi in ambito internazionale dove il perfezionamento tattico arriva dopo una forte preparazione sulle basi del calcio; per il calcio italiano, questa è una criticità. Quando veramente il calcio veniva insegnato ai ragazzi, dai movimenti fondamentali, la nostra competitività in ambito internazionale era molto maggiore. In altre nazioni europee, il calcio fa pare di un processo di apprendimento anche nelle scuole mentre nel nostro Paese, dove è popolarissimo, si è invece persa l’attenzione sulla formazione di base per questa disciplina sportiva».

La rivedremo dedicarsi ancora per la presentazione del libro di Telese ?

«Assolutamente si, cercheremo di coinvolgere amici e simpatizzanti per promuovere il ricordo dello scudetto di tutti i sardi».

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