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ATTUALITÀ

Marmilla, considerazioni sul compostaggio domestico

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di Francesco Diana

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Francesco Diana

I contenuti del regolamento di gestione del compostaggio domestico, approvato dall’Unione dei comuni della Marmilla con Deliberazione del Consiglio n. 07 del 20.03.2019, in ossequio a quanto disposto dalla Giunta regionale con D.G.R. 73/7 del 20.12.2008, e successivo Regolamento di cui al D.G.R. 49/29 del 07.12.2011, pubblicato nel sito dell’Unione dei Comuni e in quello dei comuni interessati, offrono lo spunto per una serie di considerazioni.

Diciamo subito che le intenzioni di chi propone il compostaggio domestico, ispirate da sani principi di ordine ecologico oltre che da finalità di carattere economico, non tengono conto, specie per quanto riguarda Collinas, delle caratteristiche della platea cui sono riferite, specialmente se si tiene conto dell’età media degli abitanti, fattore importante per il recepimento delle innovazioni tendenti a modificare radicalmente le proprie abitudini di vita quotidiana. Non bisogna dimenticare che ancora oggi, nonostante si disponga di un sistema di raccolta a domicilio dei rifiuti solidi urbani, c’è chi, pur pagando regolarmente la Tarsu, abbandona i rifiuti nelle campagne o, più comodamente, lungo le strade di grande comunicazione!

Proporre l’attivazione del compostaggio domestico in realtà dove l’età media degli abitanti supera abbondantemente i 65 anni, evoca in molti cittadini i tempi nefasti in cui lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani delle famiglie, e molto altro ancora, avveniva nel letamaio, in altre parole “Su muntrunasciu”, ubicato sotto la classica “arega”, ossia la legnaia sopraelevata destinata a sorreggere la legna da ardere. Ovviamente fra “su muntrunasciu” vecchia maniera e gli attuali compattatori, la differenza è abissale poiché il primo, oltre ad accogliere i rifiuti di ogni genere, comprese le deiezioni degli animali domestici e del maiale di famiglia, era anche utilizzato per l’espletamento delle funzioni corporali. Ripercorrere quei tempi, significa anche far tornare alla memoria il grande fetore che tale struttura emanava, specialmente durante la stagione estiva, che solo l’assuefazione olfattiva dei residenti, acquisita negli anni, riusciva a sopportare.

Perciò, una delle prime riserve che vengono a galla leggendo le norme impartite nei riguardi del compostaggio domestico, riguarda appunto l’ubicazione delle”compostiere” rispetto alle proprietà confinanti, alle strade pubbliche e alla stessa abitazione dell’utilizzatore. Ciò, ovviamente, in relazione alle esalazioni che ogni fermentazione comporta nel processo di decomposizione dei rifiuti, che potrebbero inevitabilmente dare fastidio in relazione alla direzione dei venti dominanti e alla loro frequenza e intensità.

Oltre ai problemi riguardanti le inevitabili esalazioni, spaventa non poco la complessità degli adempimenti da adottare obbligatoriamente che impongono: scelta accurata dei rifiuti compostabili, con esclusione di determinati rifiuti organici, da sempre smaltiti col servizio di raccolta urbano; preparazione e composizione del complesso organico compostabile, assicurando il giusto rapporto fra i vari componenti organici, peraltro di non facile individuazione; gestione della compostiera attraverso periodiche follature manuali tese a favorire una più veloce decomposizione dei rifiuti; assunzione di responsabilità riguardante lo smaltimento a rifiuto del compost ottenuto; determinazione del momento in cui il compost assumerà le caratteristiche di un normale fertilizzante organico per evitare possibili inquinamenti sul terreno destinato ad accoglierlo; partecipazione ad appositi corsi di compostaggio e sottomissione a frequenti visite ispettive da parte dell’Unione dei comuni e quant’altro.

Tali adempimenti, se da una parte sono incentivati con la riduzione della tassa annuale nella misura pari al 50% circa di quella attualmente in vigore, dall’altra non consentono più di conferire l’umido al servizio di raccolta urbano, da qualche tempo effettuato col comodo sistema “porta a porta”, creando problemi per lo smaltimento di quei rifiuti organici che, non essendo degradabili anche se organici, non potrebbero essere inseriti in compostiera .

Per quanto sopra esposto, mentre si ribadisce la validità del sistema del compostaggio domestico suggerito dall’Unione dei comuni della Marmilla, nobile finalità per una più razionale ed economica gestione dei rifiuti, si ritiene che tale innovazione mal si adatti alle caratteristiche della platea cui è destinata, rappresentata da una popolazione che, stando ai dati Istat riferiti al 1 gennaio 2008, per oltre il 76% avrebbe un’età superiore ai 60 anni.

L’utenza di riferimento, pertanto, sia in virtù delle abitudini di vita radicate nel tempo e sia per la complessità degli adempimenti che il compostaggio richiede, non appare in grado di recepire le disposizioni impartite riguardanti la razionale gestione della compostiera. Peraltro, l’incentivo proposto appare, ai più, insufficiente a compensare i maggiori oneri derivanti dagli adempimenti imposti per la razionale gestione della compostiera, specie se alternativi al più congeniale e comodo servizio di raccolta urbana col sistema porta a porta.

Tuttavia, a beneficio di coloro che, nonostante le citate difficoltà, vorranno comunque aderire all’invito, riteniamo utile precisare che:

  1. a) la Compostiera è un contenitore di capienza compresa tra i 200 e i 1.200 litri secondo l’esigenza della famiglia, dotata di un coperchio superiore per l’introduzione dei rifiuti e da uno sportello inferiore per la fuoruscita del “compost” ormai maturo;
  2. b) per favorire la normale degradazione dei rifiuti, è indispensabile mescolare, nella giusta proporzione, i rifiuti organici più umidi (scarti di cucina, erbacce ecc.) con quelli meno umidi (rametti, legni, foglie secche ecc.), al fine di assicurare un apporto nutritivo equilibrato per i microrganismi responsabili della degradazione, facendo si che a un grammo di azoto corrispondano 25/30 grammi di carbonio;

Ne consegue, quindi, che per garantire la normale degradazione dei rifiuti entro i tempi previsti, il rapporto costante tra gli scarti organici umidi dotati da un alto grado di umidità e quelli più secchi, come legni, rametti, foglie secche ecc., deve essere sempre di 3 a 1;

  1. c) ancora per garantire il normale processo di degradazione, la massa deve avere sempre il grado di umidità ottimale intorno al 45% che si raggiunge, quando necessario, aggiungendo rifiuti organici ricchi di umidità;
  2. d) trattandosi di fermentazione aerobica, il compostaggio deve avere un’adeguata porosità al fine di assicurare la giusta ossigenazione necessaria per la vita dei microrganismi aerobici, che si raggiunge, anche attraverso follature manuali, impedendo così la formazione di metano o la produzione di odori sgradevoli.
  3. e) molto importante, infine, il controllo della temperatura della massa, tenendo presente che il normale processo di degradazione dei rifiuti produce, in genere, aumenti di temperatura tali da superare, specie nel periodo estivo, i 60° centigradi.
RIPRODUZIONE RISERVATA
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