di Francesca Virdis
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Massimiliano Tuveri è un fuoriclasse della chirurgia che ha saputo fare del mondo la sua casa, ma senza dimenticare le proprie origini.
Cinquantadue anni, originario di Guspini, lavora come dirigente responsabile del programma di trapianti di insule pancreatiche all’ Unità di Chirurgia Generale e del Pancreas di Verona, tra i migliori centri al mondo per ricerca scientifica e qualità delle cure nelle malattie del pancreas.
«Torno ogni settimana in Sardegna – puntualizza il medico – dove vive la mia famiglia. La sanità italiana? Un’istituzione di altissimo livello per gratuità e qualità delle cure, ma ancora indietro dal punto di vista dell’insegnamento. Occorre realizzare percorsi chiari e consolidati per i giovani che si affacciano alla nostra professione».
Con circa 5500 interventi all’attivo, due specializzazioni (in Chirurgia Vascolare e Chirurgia Generale), un curriculum di prim’ordine costruito tra Europa e Stati Uniti, dove per anni ha vissuto ed esercitato, è un’eccellenza italiana nata da un matrimonio felice tra intraprendenza e desiderio di costruirsi, giorno dopo giorno, sul campo. O, in questo caso, in sala operatoria.
«Al giorno d’oggi – commenta Tuveri – un’esperienza all’estero e la capacità di parlare l’inglese sono elementi imprescindibili nella formazione di un giovane medico. Viaggiare apre finestre su scenari, mentalità e modi diversi di affrontare il lavoro e la vita. Per questo dico ai giovani: abbiate la capacità di formarvi ovunque per poi tornare e utilizzare quelle conoscenze laddove c’è bisogno di voi».
America, Svizzera, Italia: la vena da giramondo lo coglie ancor prima della laurea in Medicina a Cagliari nel 1991, quando grazie a una borsa di studio vola al dipartimento di Patologia Molecolare dell’UPMC di Pittsburgh, in Pensilvania.
Due anni dopo aver ottenuto la pergamena, riparte nuovamente negli Stati Uniti per il Dipartimento di Chirurgia dell’Ospedale di McKeesport.
«Esperienze splendide: nel ’93 – racconta il chirurgo – ho avuto la possibilità di conoscere il professor Enrico Nicolò, uno dei più grandi maestri di chirurgia delle ernie. Ho imparato tanto da lui». Poi, nel ’97, il rientro a Cagliari dove sino al 2003 lavora come ricercatore all’area Applicazioni Biomediche del CRS4 di Cagliari, diretto dal premio Nobel Carlo Rubbia.
«Eravamo impegnati nella messa a punto dei primi modelli di circolazione, ricostruendo al computer il funzionamento dei vasi arteriosi. Si trattava di uno dei gruppi più all’avanguardia del mondo in quest’ambito».
Intanto nel ‘98 si “rilaurea” negli Stati Uniti, ottenendo l’abilitazione all’esercizio della professione anche in America: un anno dopo è “visiting professor” (ricercatore consulente) in Fisiopatologia Vascolare agli Istituti di Analisi Numerica del Politecnico di Milano e del Politecnico Federale di Losanna in Svizzera.
Una collezione infinita di cariche e qualifiche che culmina, insieme alle collaborazioni con diverse strutture sarde, con il ritorno negli Stati Uniti dal 2012 al 2014 nel ruolo di “Assistant Professor of Surgery e Clinical Research Fellow” in Trapianti Multiorgano al Dipartimento di Chirurgia Epatobiliare e Trapianti Multiorgano dell’University of Texas Medical Branch di Galveston.
«Il sistema assicurativo americano non consente a tutte le persone che ne hanno bisogno di curarsi: questo è il lato negativo della sanità statunitense, che d’altra parte si rileva estremamente efficiente e permette di imparare e fare grandi esperienze».
Nel 2015, dopo un breve periodo in Sardegna, approda a Verona.
«Lavoro ogni giorno con tanti giovani specializzandi sardi di valore. É certamente bello formarsi fuori – specifica – ma anche tornare e restituire alla propria terra quanto si è imparato, così da permettere alla sanità isolana di crescere e venire incontro alle esigenze dei pazienti. Occorre insomma creare le condizioni e motivare le tante professionalità inespresse presenti in Sardegna: ci vorrà del tempo, ma è possibile».
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