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ATTUALITÀ

Meditazioni in libertà all’interno delle mura domestiche

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di Francesco Diana
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Francesco Diana

Nel silenzio assordante dell’isolamento imposto delle norme in vigore, le inevitabili riflessioni sull’immane tragedia che di questi tempi investe l’umanità intera, non possono che evidenziare la pochezza umana nei confronti delle avversità che, ciclicamente, mettono a repentaglio la permanenza dell’uomo sulla terra.
Il fatto che ciò sia avvenuto più volte in passato, non è servito a stimolare l’intelligenza umana, nel tentativo d’individuarne le cause e ricercare gli eventuali antidoti.
Ciò non è successo perché, purtroppo, che un altro potente virus aveva invaso, fin dalle origini, entrambi gli emisferi del nostro cervello, imponendoci di operare contro la natura che ci aveva benevolmente accolto e, quindi, contro noi stessi.
Quel virus insidioso che ci ha portato a ricercare sempre la supremazia dell’individuo nei confronti del suo simile, di un popolo rispetto a un altro, di un ceto sociale rispetto all’altro, di un’Istituzione rispetto a un’altra!
Quel virus che ha portato all’invenzione della bomba atomica, capace di cancellare ogni forma di vita, d’inquinare l’ambiente in cui viviamo nella ricerca di condizioni di vita sempre più agiate a discapito della natura stessa.
Quel virus che ci ha reso capaci di mettere piede sulla luna, di arrivare fino a Marte, di circumnavigare nel cosmo, di mettere a punto le strategie atte a consentire gite organizzate nello spazio.
Quel virus che pur di conseguire finalità inimmaginabili, ci ha portato a calpestare quanto di buono la natura ci offriva; quel virus che ha pervaso le menti di chi è stato chiamato ad amministrare la cosa pubblica, portandolo a perseguire finalità di comodo a dispetto delle esigenze comuni;
quel virus, insomma, che ha portato l’individuo a travolgere tutto e tutti, pur di conseguire sempre più crescenti condizioni di agiatezza e raggiungere il piedistallo di un’effimera supremazia sul proprio simile e sulla natura stessa che lo aveva benevolmente accolto fin dalle sue origini.
Purtroppo lo abbiamo lasciato crescere e progredire pericolosamente all’interno del nostro cervello, fino a non accorgerci dell’evento di un altro pericoloso e invisibile virus che, in groppa a quei chirotteri che nelle notti d’estate solcano beatamente i nostri tenebrosi orizzonti, sta mettendo a repentaglio l’umanità intera.
Anche in questa triste emergenza planetaria, hanno inizialmente prevalso le scorie residue del precedente virus, manifestate attraverso il deprecabile comportamento dei diversi Stati, prima manifestando disinteresse nel momento in cui l’epidemia si diffondeva in realtà lontane e poi nascondendo colpevolmente il proprio coinvolgimento fin dalle origini, esclusivamente per non compromettere la propria immagine al cospetto delle restanti aree del mondo.
Come se ciò non bastasse, la pochezza umana è arrivata addirittura al punto di nascondere la percentuale dei decessi, pur di non mettere in discussione la propria supremazia; è arrivata persino all’assurdo di spingere qualche disturbato Capo di Stato a continuare gli esperimenti nucleari anche in questo triste frangente o a persistere in azioni belligeranti inconcepibili.
In tale contesto cominciano fortunatamente a delinearsi evidenti segni di guarigione, almeno per ciò che riguarda il primo virus. Sono venute meno le differenziazioni storiche fra Nord e Sud d’Italia, le feroci contrapposizioni fra i partiti, quelle fra ricchi e poveri, fra città e periferia. Sta emergendo prepotentemente un senso di solidarietà e di fraternità che nessuno avrebbe mai immaginato! Tutti, chi direttamente, come medici, patologi, infermieri, forze dell’ordine, organizzazioni di volontariato
Operatori pubblici, Organi d’informazione ecc, e chi indirettamente, come i cittadini comuni giovani e anziani, operatori di ogni età e sesso, reclusi nelle loro abitazioni allo scopo di evitare ulteriori contagi, danno esempio di grande umanità, fraternità e abnegazione, che ci condurrà a sconfiggere definitivamente il vecchio e il nuovo virus.
Con profonda commozione piangiamo i nostri morti e ringraziamo di cuore coloro i quali rischiano giornalmente la loro vita per proteggere la nostra, ai quali va la nostra più sentita riconoscenza.
Che questa triste esperienza serva da monito per tutti, affinché il nuovo percorso di vita, che ci auguriamo possa iniziare quanto prima ma che, certamente, non sarà cosparso di “rose e fiori”, cominci e si realizzi all’insegna della fratellanza, della solidarietà e del rispetto reciproco.
Quest’augurio tricolore, lo vogliamo girare a tutti i popoli della terra, perché la salvaguardia dell’umanità intera non sia messa a repentaglio dall’arroganza di un popolo nei confronti dell’altro, all’insegna di quella effimera superiorità che il semplice volo di un Pipistrello ha di recente clamorosamente smentito.

RIPRODUZIONE RISERVATA
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