di Giacomo Pitzalis
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Nightmare Before Christmas, ParaNorman o L’isola dei cani sono soltanto alcuni dei più importanti, recenti e popolari esempi di film animati realizzati in stop motion. Una tecnica lungamente utilizzata prima che la computer grafica diventasse dominante e che ha accompagnato il cinema sin dai suoi primi passi. Ma la stop motion non è mai stata messa nel dimenticatoio, anzi ha sempre avuto un larghissimo utilizzo nella produzione video, di qualsivoglia tipo, trattenendo in sé una fortissima componente artigianale e identitaria. Non bisogna, comunque, andare oltremare per conoscere registi o autori che ancora, fotogramma dopo fotogramma, danno vita a una storia. É il caso di Michela Anedda, giovanissima di origine villacidrese che ha intrapreso da lungo tempo questa “via”.
«Mi son formata prima ad Alghero, come designer – racconta Michela – nel corso di laurea in Disegno Industriale al DADU (Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica Università degli Studi di Sassari), poi a all’Edinburgh College of Art, dove ho conseguito un Master proprio in Regia e animazione stop motion» .
Durante questo periodo Michela realizza Cogas, primo cortometraggio curato in maniera del tutto autonoma, dall’ideazione della storia alla scrittura, passando per la costruzione dei set e dei personaggi sino all’animazione e al montaggio finale.
«Sono stati due anni molto intensi, ma ho capito che se avessi voluto proseguire in questo campo sarebbe stato necessario trovare dei collaboratori. Tornata in Sardegna, quello che ho fatto è stato proprio cercare professionisti che contribuissero a far nascere delle storie concepite, progettate e prodotte sull’isola. Da allora il mio obiettivo è quello di inserire pillole della tradizione e cenni estetici dell’artigianato sardo nelle mie storie».
La produzione di Michela, in poco tempo, conduce lei e le sue opere a essere selezionate in film festival nazionali e internazionali, come il brasiliano Anim!Arte o al SFF, dove ha vinto nella sezione Best Italian Animation. Opere in cui emerge sempre il legame con le proprie radici, punto di forza al pari della tecnica narrativa utilizzata per raccontarle.
«Uno dei progetti a cui sono più legata è Faulas si credia, prodotto da Mommotty e Sardinia Film Commission. Narrato in lingua sarda campidanese, racconta le disavventure di alcuni bambini disobbedienti e cocciuti, prendendo spunto dalle figure retoriche e dai modi di dire tipici della parlata isolana».
Ma quali sono i progetti per il futuro?
«Ora sto lavorando al mio nuovo cortometraggio, Blu, prodotto da Zena Film e che sarà completato a fine 2021. Si tratta di un lavoro realizzato con i pupazzi e che parla di un angelo della morte frustrato perché vive in Sardegna, isola nota per il suo alto tasso di longevità».
Non ci resta quindi che aspettare Blu, dove siamo sicuri di ritrovare tanta Sardegna in ogni secondo e in ogni fotogramma!
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