
Da qualche settimana è disponibile il nuovo volume di Francesca Murgia, La ragazza che non pagava mai il caffè, Nuova Prhomos editore. Com’è nato questo suo secondo libro? Immaginiamola in compagnia, mentre si intrattiene nel parlare; fra lei e chi le sta davanti, la semplicità della tazzina, il cucchiaino, e la zuccheriera. Talvolta questi sono gli ingredienti per una storia da raccontare. Chiediamo a lei stessa quali impressioni ha avuto dopo aver portato a termine questo nuovo impegno a distanza di cinque anni dal suo precedente “Sogni, stelle e sussurri”. Durante la presentazione, organizzata presso il Caffè Hipis di Serramanna, l’autrice ha personalmente autografato le copie per i lettori presenti fra i quali, alcuni le hanno rivolto qualche domanda.
Chiediamo alla protagonista un commento sull’iniziativa e sul suo rapporto con il pubblico che, nel corso di questi anni, l’ha conosciuta meglio, come
Quali sono state questa volta le impressioni manifestate durante il pomeriggio dedicato alla presentazione del libro?
Ho ricevuto una domanda tratta dalla lettura di un passo del racconto “La sorpresa”, nel quale si parla di un padre e dell’annuncio di un evento inaspettato, una sorpresa appunto, per il figlio, la cui curiosità è costantemente stimolata perché ogni sua previsione si rivela puntualmente quella sbagliata. Esiste ancora la meraviglia ? I bambini sono capaci e possono vivere l’esperienza dello stupore ? Ecco, questa è la domanda su cui riflettere. Spesso non conoscono la natura e rimangono sorpresi davanti alle piccole cose. Anche noi adulti dovremmo provare o riscoprire questa esperienza. Nonostante le avversità sono ottimista; esiste la possibilità che ciò accada.
In questo secondo libro esiste una continuità rispetto al volume precedente ?
Da alcuni il libro è stato percepito come il seguito della narrazione racchiusa nelle pagine del 2014. Dal punto di vista dell’ispirazione, il proposito per un nuovo libro, risale al periodo del mio esordio. Ma da allora, son trascorsi cinque anni, e tanta acqua è passata sotto i ponti.
Dalla lettura si comprende che vi sono due parti. La prima parte, integralmente inedita, è costituita da un racconto principale al quale gli altri si riconducono mentre nella seconda, “Le pagine del tempo dimenticato” compare una raccolta di scritti già pubblicati, alcuni per questo giornale, altri nel contesto di rassegne letterarie e di altre iniziative. Diciamo che passato, presente e futuro, seppur distinguibili si fondono nella lettura d’insieme.
Qual è la situazione per gli autori che praticamente si autofinanziano per la produzione delle proprie opere?
Ci sono molte persone che scrivono e ciascuno può trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze per quanto riguarda la pubblicazione e questo è senza dubbio un bene. Chi scrive, è evidente, crede nel proprio lavoro ma molto spesso, per tante ragioni, si trova nelle condizioni di essere un produttore di sé stesso. Personalmente, fino a questo momento, posso ritenermi soddisfatta; vi sono stati riscontri positivi sulle vendite del primo libro e mi auguro che anche questa volta vi siano almeno gli stessi risultati.
Non c’è due senza tre…
Al termine della stesura de “La Ragazza che non pagava mai il caffè”, emotivamente si è concluso un ciclo della mia vita. I miei libri nascono prima nella mia testa e solo dopo si concretizzano sulla carta. Per scrivere devo essere ispirata. Per ora sto mettendo in ordine le idee…Un giorno ci sarà una nuova storia che prenderà vita nella mia testa: non so se nascerà un altro libro, ma so che sicuramente in futuro scriverò ancora.
Giovanni Contu
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