di Fulvio Tocco
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Franco Curci: un personaggio ricco di storia che voleva cambiare il mondo. Nato a Sala Consilina, un comune della provincia di Salerno. È un salese. Dall’età di 7 anni si trasferì con la famiglia a Bologna. Da giovane metalmeccanico, simpatizzante di Lotta Continua, senza essere un iscritto, nell’anno 1967 partecipò, assieme agli studenti, all’occupazione dell’università di Bologna. Ha fatto parte dei sessantottini, un fenomeno socio-culturale avvenuto negli anni a cavallo del 1968, nei quali grandi movimenti di massa socialmente eterogenei (lavoratori, studenti, intellettuali e gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea, interessarono quasi tutti gli stati del mondo con la loro forte carica di contestazione contro gli apparati di potere dominanti e le loro ideologie. Un ippie dalla cultura alternativa attratto dalle citazioni di Osho sull’amore, sull’ego, sul tantra e altro ha ripetutamente aggiornato il suo modo di vivere. Adesso scrive poesie.
FRANCO RACCONTA
Eravamo nell’anno 1967, nella prima fase della contestazione studentesca. Occupare voleva dire: siamo noi, l’assemblea a decidere come e che cosa funziona d’ora in poi. L’occupazione aveva i suoi rituali. Ma ci siamo trovati davanti ad un muro invalicabile. Dopo aver sfidato, lanciati dalle forze dell’ordine, i lacrimogeni, con gli occhi rossi dalla sofferenza, in qualche modo anche io riuscì ad entrare nell’ Aula Magna. La parola d’ordine era precisa: Studenti, operai, uniti nella lotta.
LO STRAPPO DEL MEGAFONO
Nel corso dell’assemblea strappai di malo modo il megafono al leader degli studenti e rivolgendomi all’assemblea dissi: voi urlate “Studenti, operai, uniti nella lotta”; che bello! bello fare i cori! Però oggi in quest’Aula mi sento di farvi una domanda: quando voi finirete gli studi e vi daranno l’attestato di laurea, quando grazie a quel pezzo di carta ricoprirete posti di potere griderete ancora questo slogan? Non mi diedero risposta. Sollecitai il loro parere ma non reagirono. All’improvviso, un pensiero mi attraversò. Una sorta di delusione personale. Allora trovai la risposta a tutte quelle domande che, in quel momento, mi frullavano nella testa; in quell’istante mi si accese una lampadina che mi allontanò dalla politica. Da quel giorno decisi di non occuparmi più di politica.
ALLA SCOPERTA DELL’INDIA
Senza avere un’idea precisa, decisi di cambiare vita, mollare tutto, e ripartire da zero all’estero. Mi feci sbrigativamente il passaporto e i vaccini necessari per recarmi in India. Per me fu una sorta di salto nel buio. In poche parole mi buttai nel vuoto. Ma volevo cambiare vita ad ogni costo; scelsi l’India perché per noi giovani era nota per essere uno dei luoghi di massima devozione e dedizione spirituale.
A UNA CONFERENZA DI OSHO
Nell’anno 1971, nella sterminata città di Bombay, durante una conferenza incontrai Osho Rajneesh, o semplicemente Osho, il mistico e maestro spirituale indiano, che acquisì seguito internazionale, la cui saggezza ha toccato il cuore di innumerevoli persone di ogni età, livello sociale e di istruzione. Dopo averlo ascoltato con grande attenzione ho capito che dovevo aggiornare il mio pensiero: invece di voler cambiare il mondo ho iniziato a voler cambiare me stesso. Osho ha insegnato filosofia all’università di Jabalpur e ha fondato la comunità di Pune, in India, famosa in tutto il mondo come centro di meditazione.
L’ARTE DEL SOSTENTAMENTO
Dopo che ero 9 mesi in India, iniziai a creare oggetti artigianali per le persone da vendere in proprio. Da metalmeccanico, sapevo saldare, sapevo lavorare il metallo e usare le pinze, perciò perché non fare questi oggetti? Ho intrapreso questa nuova esperienza per sostenermi e per ingegnarmi per una società più coesa. Con questo lavoro, se così si può chiamare, mi son sostenuto dall’anno 1971 all’anno 1990. Posso dire, fin quando non ho conosciuto mia moglie che faceva l’insegnate.
UNA BORSA IN PELLE PER LUCIO DALLA
Facendo questo mestiere ti racconto un fatto curioso. Nell’anno 1974 confezionai una borsa in pelle per Lucio Dalla. Gliela consegnai alla stazione di Bologna mentre partiva per Roma. Doveva fare una registrazione; mi pagò con un assegno di 150 mila lire, non lo dimenticherò mai.
VIAGGIO IN SARDEGNA
Nel 1974, al ritorno dall’India il mio amico Mario Medici, di Bologna, dopo essere stato 9 mesi in Marocco, mi disse di aver saputo che in Sardegna stavano cercando di organizzare una “Comune Autosufficiente” a Castiadas per cui mi invitò a fare un viaggio esplorativo con lui. Io risposi ma proprio n Sardegna? E lui mi disse dai che andiamo a trovare questa gente, ci rimaniamo una settimana e poi decideremo. Così nacque l’idea di venire in Sardegna.
NELL’ANNO 1975
Nell’anno 1975 da giovane hippies, dai capelli lunghi come è stato raffigurato Gesù, parto col mio amico da Bologna in autostop fino a Civitavecchia; poi da Golfo Aranci fino a Castiadas in autostop. In un certo modo la “Comune” esiste ancora ed è rappresentata da Tomaso Meloni. Ormai avevo assimilato la “Regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, esattamente le parole di Gesù.
L’INSEGNAMENTO DI GESÙ
“Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro”. Questa affermazione si trova nel contesto dell’insegnamento di Gesù di amare i nostri nemici. Piuttosto che ripagare gli altri con la stessa moneta, o provare a dare loro quello che meritano, dobbiamo trattarli nello stesso modo in cui vogliamo essere trattati. I suoi insegnamenti sincretistici sono volti al risveglio spirituale dell’individuo ed enfatizzano l’importanza della libertà, dell’amore, della meditazione, dell’umorismo e di una gioiosa celebrazione dell’esistenza, valori che egli riteneva soppressi dai sistemi di pensiero imposti dalla società e dalle fedi religiose. Osho col suo insegnamento invitò l’uomo a vivere in armonia e in totale pienezza tutte le dimensioni della vita, sia quelle interiori che quelle esteriori, poiché ogni cosa è sacra ed espressione del divino, ecco perché quell’uomo ha segnato un mio nuovo modo di vivere la vita quotidiana.
DAL 1991
Dal 1991 cambiai ancora il mio modo di vivere. Mentre mia moglie andava scuola io accudivo le faccende domestiche; quando lei rientrava uscivo io per coltivare i terreni che nel frattempo avevamo recuperato dagli affittuari. Una bella esperienza a contato con la natura.
DIRETTORE ARTISTICO DELLA FESTA DELL’AMICIZIA
Prima del Covid 19, per sette anni di fila ho curato la Festa dell’amicizia che si teneva a Pabillonis nella piazzetta di Vico San Giovanni. Una festa per promuovere la cultura. Io ero il direttore artistico. Erano incontri con l’arte per ospitare pittori, scultori, poeti e musicisti. Sergio Putzu di San Gavino, Annelise Atzori di Sanluri Stato, Antonio Russo di Villanovaforru, Giorgio Melis e Orlando Tocco di Selargius e Lorella Sardu di Pabillonis, gli scultori Giulio Floris di Pabillonis, Aldo Casti e Mario Becciu di San Sperate e Pino Pinna di Serrenti e tanti altri artisti erano di casa per la Festa dell’amicizia. La serate venivano animate da gruppi musicali. La festa regalava ogni anno arte, musica e convivialità, il tutto all’insegna dell’amicizia.
DA POETA
Ultimamente mi sto dedicando alla poesia. Ti faccio leggere la più corta. L’ho presentata nel comune di Villasor in occasione di una mostra contro il femminicidio. Attraverso questa iniziativa al castello di Villasor si porta all’attenzione di tutti il dramma della violenza sulle donne e del femminicidio. Ecco il testo e se vorrai potrai pubblicarlo.
UNA VITA NON SCELTA
Sei sbocciata come un bocciolo di rosa,
frutto di un amore ancestrale,
in una terra arida e arsa dal sole.
Correvi scalza nei cortili dei grandi
con una bambola intarsiata di legno
e paglia di grano.
Guardavi il sudore alla fronte degli adulti
nel batter le fave.
E tu, piccina, in fila con mamma e nonna
per campi a spigolare.
Nei cortili cercavi d’imparare
a cucire e ricamare il corredo
per poi da grande poterti sposare.
Il tempo passava veloce,
senza darti lo spazio per poterti svegliare.
Un disegno a te sconosciuto,
ma ti fidavi!
Per poi un giorno, il fatidico giorno,
che il ventre lievitava,
a tua volta ti ritrovi bambina, donna e madre,
e provando dolore,
il gioco non l’hai mai conosciuto.
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