di Anna Luisa Garau
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Sono trascorsi quaranta giorni da quando don Petronio Floris ha lasciato questa vita terrena ed è tornato alla Casa del Padre. Il decesso, avvenuto a Pabillonis, suo paese natale, ha creato tanto dolore e commozione nei pabillonesi e in tutti quelli che lo hanno conosciuto e apprezzato. Era una persona di grande intelligenza, ottimo giornalista e testimone del Vangelo nel mondo della comunicazione, ma anche discreto calciatore, infatti, era solito partecipare ai tornei amatoriali.
Iscritto all’ordine dei giornalisti della Sardegna dal 1968, aveva fondato, con don Angelo Pittau, il periodico di attualità “Confronto”, giornale che accompagnò e sostenne le lotte dei lavoratori e si fece voce dei problemi del Medio Campidano negli anni della crisi industriale. Divenne poi direttore di “Il Nuovo Cammino”, il quindicinale della diocesi di Ales-Terralba, di cui era stato redattore in gioventù. Per dieci anni è stato cappellano a Montevecchio. Da responsabile diocesano della Pastorale sociale e del lavoro ha seguito le vertenze dei minatori e dei lavoratori delle fabbriche tessil-chimiche di Villacidro. Nominato viceparroco della chiesa di San Nicolò a Guspini seguì personalmente i lavori di costruzione della chiesa di San Giovanni Bosco, di cui poi divenne parroco. Poi la nomina a parroco della Cattedrale di Ales, incarico che ha dovuto lasciare per la grave malattia.
I funerali si sono svolti nella chiesa parrocchiale della Beata Vergine della Neve e sono stati presieduti dall’arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico della diocesi di Ales-Terralba, padre Roberto Carboni.

Erano presenti i sindaci Riccardo Sanna di Pabillonis, Carlo Tomasi di San Gavino e Giuseppe De Fanti di Guspini. «La differenza anagrafica», afferma Riccardo Sanna, «non mi ha permesso di conoscerlo in età giovanile ma solo nell’ultimo periodo della sua vita, le poche occasioni di collaborazione mi hanno permesso di apprezzarne le qualità e l’intelligenza. Mentre la malattia avanzava era molto forte in lui il desiderio di tornare a vivere nel suo paese natale, non vedeva l’ora che venissero ultimati i lavori di ristrutturazione della casa dei genitori in via Cavour. Circa un mese fa, a lavori ultimati, si è trasferito a Pabillonis. Era felicissimo di essere tornato in paese, di godersi l’affetto dei suoi fratelli Lucia e Giulio».
Sono tante le testimonianza che don Petronio ha lasciato nel nostro territorio.
Giuseppe De Fanti, sindaco di Guspini
«Sono molto addolorato e colpito dalla scomparsa di don Petronio al quale mi lega un’amicizia che dura da oltre 35 anni. Da giovane laureato venni coinvolto nel comitato tecnico per seguire i lavori dell’oratorio e della nuova chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco, e da allora ci siamo sempre tenuti in contatto. Come giornalista ha sempre seguito le vicende di Montevecchio, delle fabbriche e in generale dei problemi occupazionali del territorio».
Il consiglio pastorale della Parrocchia San Giovanni Bosco
«Sin da quando qualche settimana fa aveva fatto rientro a casa sua, sapevamo che don Petronio stava molto male, ma certamente non ci aspettavamo ci lasciasse così presto.
Fondatore della nostra Parrocchia di San Giovanni Bosco, don Petronio era una persona disponibile, accogliente e sempre vicina alle famiglie. Accanto agli operai di Montevecchio a sostegno delle loro lotte, impegnato da tempo con dedizione nella pastorale del lavoro.
Chi lo ha conosciuto a Guspini lo ricorda per la Chiesa di San Giovanni Bosco creata per il popolo di Dio ma, non meno per il suo carisma e la sua determinazione del portare avanti tante iniziative legate ai giovani, con lo sport, i successi nella pallavolo, i bambini nelle attività dell’oratorio.
La nostra comunità lo affida al Signore per la ricompensa eterna meritata in questo tragitto terreno ricordandolo per le diverse iniziative pastorali promosse e per la sua disponibilità nei confronti di tutti».
Mauro Serra, giornalista
Petronio Floris per molti anni insegnò nella scuola professionale di Guspini. Svolse l’attività d’insegnamento negli anni ’70 nell’Ipsia, quartiere di Is Boinargius, in un periodo di grandi cambiamenti sociali legati al lavoro e alla politica.
Allora la scuola professionale era vista come un luogo dove gli studenti imparavano un mestiere. Era frequentata da figli di operai che vedevano nel lavoro la realizzazione sociale. In questo contesto don Petronio Floris s’inserì in un dialogo fra famiglie e alunni e il mondo della scuola, alla ricerca di sintesi per realizzare un progetto educativo in cui i giovani venivano coinvolti. Bisognava formare buoni cristiani e onesti cittadini.
Erano anni di turbolenza politica, molti giovani e studenti sceglievano idee politiche extraparlamentari per risolvere i problemi della società.
Petronio fu un abile mediatore, sconsigliava gesti estremi, favoriva l’incontro e il dialogo per eliminare i conflitti. La mediazione fu la sua idea sociale per cambiare una società alla ricerca di equilibri per non lasciare indietro nessuno.
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