L’opera è stata finanziata dal “Comitato classe ‘64 Beata Vergine della neve”
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di Dario Frau
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È stato rimesso a nuovo, il portone della chiesa Parrocchiale. La porta principale ha subito un intervento di maquillage grazie al contributo offerto dal “Comitato classe ‘64 Beata Vergine della Neve”.
Il nuovo restauro lo ha reso lucido e splendente e mette in evidenza le sue otto formelle rettangolari, quattro orizzontali e altrettante verticali, più grandi, con un rosone al centro, che esaltano la forma e rendono la struttura, (divisa in due ante), possente, ma nello stesso tempo, elegante e maestosa
Il portone è inserito in “una facciata racchiusa da un terminale orizzontale percorso da un ciglio a dentelli, inquadrato da due paraste in pietra disposte in obliquo rispetto al filo della facciata, secondo un raffinato modulo attuato/esperito in Sardegna soltanto nel Settecento” (relazione ing. Cadeddu).
L’accesso principale della chiesa, che avviene direttamente dalla strada, in prossimità di un importante incrocio, tra via Santa Maria, via San Giovanni, via Gramsci e via La Marmora, è evidenziato da tre gradini in trachite lavorata. La gradinata della porta d’ingresso, che in origine era in pietra, fu rifatta nel 1916, in cemento, a spese del comitato della Beata Vergine della Neve di cui era presidente Francesco Saba fu Nicolangelo, essendo parroco il rettore teologo Fausto Matzeu, come viene riportato dal Libro Cronicon. I gradini, allora, erano quattro e tali rimasero fino ai primi degli anni ‘90, quando in occasione della sostituzione del vecchio portone, fu rifatta anche la scalinata d’accesso, con gli attuali tre gradini in trachite.
Il portone della chiesa parrocchiale, fu sostituito diverse volte nel corso nel tempo. Da notizie storiche, si rileva che «nel 1793 il rettore Prinzis (1783-1802) rifece nuove le porte della chiesa parrocchiale», tra cui anche il portone d’ingresso. Questo però, durò “soltanto” 77 anni, poiché nel 1870 venne sostituito da un nuovo portone “che fu realizzato, dal falegname Giovanni Casti di Sardara e venne trasportato a Pabillonis, con due carri, da Antonio Troncia”. Il lavoro era stato commissionato dal rettore di allora Giuseppe Puxeddu che fu parroco del paese, dal 1849 al 1886. Questo sacerdote nato a Villanovaforru il 6 maggio 1811, ricevette l’ordinazione il 18 settembre 1841 e dopo otto anni, come insegnante in seminario, fu nominato rettore a Pabillonis, ove prese possesso il 5 agosto 1849, nel giorno della festa patronale. Fu uno dei rettori che rimase più a lungo in paese. Durante la sua permanenza furono eseguiti diversi interventi nella chiesa Beata Vergine della Neve. Nel 1859 fece edificare, dal marmista Andrea Ugolini, l’altare maggiore, “il cui collocamento richiese 37 giornate di lavoro del muratore Melis e dei manovali Orgiu e Garau F.”. La realizzazione del nuovo altare si rese necessario poiché quello precedente, in legno, fu danneggiato da un incendio; la parte che si salvò, fu portata, poi, nella chiesa di san Giovanni Battista. Lo stesso sacerdote fece costruire anche la balaustra in marmo e durante la sua reggenza, fu inaugurato anche il nuovo cimitero di via Gonnosfanadiga. Il rettore Puxeddu morí in Pabillonis l’8 febbraio 1886.
L’attuale portone fu realizzato negli anni ‘90, durante la reggenza del parroco don Tarcisio Ortu. Venne restaurato, nel 2016, quando era parroco don Luca Pittau, con il contributo del comitato classe ‘66 San Giovanni Battista. Era stato Aldo Pisanu, allora, un componente del comitato, a mettere a disposizione le sue abilità di falegname: «Aiutato da alcuni volontari avevo riportato il legno del portone allo stato grezzo, carteggiandolo nel sagrato della chiesa, poi lo avevo riverniciato nel salone parrocchiale”, racconta l’artigiano. Poco tempo prima, era stata restaurata anche la bussola e il finestrone sovrastante (questi erano stati costruiti, nel 1940, dal falegname Severino Serpi di Pabillonis).
Oltre questi interventi, nel 2016, a sua volta, il falegname Renzo Salis, realizzò la porticina laterale che venne sostituta poiché la precedente, molto antica, era ormai malridotta. Allo stesso artigiano, inoltre, si deve anche la realizzazione del portone della chiesa di san Giovanni Battista: «era stato cambiato poiché era infestato da termiti e non si poteva restaurare», spiega Renzo Salis, che fu artefice anche del restauro, della porticina laterale della stessa chiesetta: «vennero cambiati alcuni pezzi essendo ormai deteriorati dal tempo», precisa il falegname.

L’ultimo restauro del portone della chiesa parrocchiale è opera, invece, dell’artigiano del legno, Davide Porta, 54 anni, pabillonese, ma con il laboratorio a Guspini, nella zona industriale. Davide Porta in effetti è diventato un esperto in questo settore, e le sue opere sono presenti anche in altre chiese della zona. L’anno scorso aveva realizzato, in paese, anche la lettiga e il tavolo su cui poggiava il simulacro della Dormiente, che venne inaugurata in occasione della festa della Madonna dell’Assunta. La lavorazione del legno è stata sempre una passione, per Davide Porta, una caratteristica, forse acquisita e sicuramente “respirata” in famiglia, come spiega l’artigiano: «Fin da bambino osservavo mio padre, nel laboratorio di casa, che piegava e fletteva, con precisione, doghe per le botti, grandi e piccole e restavo incantato dai suoi gesti, lenti, ma precisi». E forse è anche questo il motivo della sua passione per la lavorazione del legno e la scelta della sua professione. «Ho iniziato a lavorare come apprendista, a 14 anni, in alcune botteghe artigiane del paese, poi mi sono trasferito a Guspini, nella Falegnameria Lampis dove ho acquisito tanta esperienza e professionalità». Da circa vent’anni, ormai, artigiano provetto, Davide lavora per conto suo. «Ho un laboratorio nella zona industriale di Guspini dove lavoro con mio figlio», precisa l’artigiano.
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