di Dario Frau
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Dopo la partecipazione a diverse edizioni, Rita Cossu, ormai, può definirsi un’habituè della Fiera dell’Artigianato di Milano, che si è svolta dal 3 all’11 dicembre scorso.
Anche quest’anno, la presenza della sarta-stilista di Pabillonis è stato un successo.
Nello stand “Sartoria Rita Cossu”, come indicava il cartello posto tra altri espositori del settore, l’artigiana ha presentato i costumi e i corpetti sardi ricamati con filo d’oro, abiti da sposa, cappotti maschili e femminili, insieme alle giacche del classico velluto scuro e altre confezioni alla moda della sua sartoria.
“Artigiano in Fiera”, che ospita migliaia di espositori provenienti da tutto il mondo è un evento importante, dove le aziende possono vendere e presentare i propri prodotti, raccontare la loro storia e valorizzare la cultura e le tipicità del proprio territorio.
Un’occasione imperdibile per la sartoria di Rita, dove i prodotti esposti hanno attirato e interessato tantissimi visitatori.
Nello stand, Rita Cossu ha riproposto l’attività che caratterizza la sartoria-atelier del suo paese natio e la Sardegna: la cultura dei vestiti di un tempo, ma anche la loro reinterpretazione, seguendo le richieste della moda, con autentica lana sarda e con tessuti del passato, come i broccati, l’orbace, il velluto scuro e le stoffe colorate e variopinte dei costumi dell’isola che suscitano dappertutto ammirazione e meraviglia.
Ammirazione come l’abito da sposa del proprio paese, realizzato dalla sarta con stoffe preziose e colori semplici, ma che presenta una certa fierezza e nobiltà, arricchito da un corpetto ricamato a motivi floreali insieme a uno scialle fissato in testa con preziose spille in filigrana sarda.
La presentazione è stata accompagnata da un concerto di launeddas che ha incuriosito ed estasiato ancora di più i visitatori, contribuendo ad arricchire la conoscenza della cultura e della musica sarda. Lo stand è stato un punto di riferimento per tantissime persone, incantati dall’abilità della sarta di Pabillonis, un piccolo paese della Sardegna.
«Tanti visitatori e anche numerosi contatti commerciali, sia dalla Penisola sia dall’estero: Svizzera, Francia, Germania, soprattutto. Questo evento, dove la sartoria partecipa da oltre dieci anni, è una vetrina importante, sia per noi sia per la Sardegna, ma le spese sono tante, la Regione ci dà una mano notevole per lo stand, ma le spese di trasporto, vitto e alloggio sono molto elevate», spiega il marito Franco Ladu, che ormai è diventato un indispensabile collaboratore dell’attività di Rita.
«Spese elevate, ma che bisogna affrontare se vogliamo mandare avanti questa attività: restando chiusi nel nostro paese non possiamo avere tanta visibilità», rimarca a sua volta l’imprenditrice. «Anzi», ci tiene a precisare ancora la sarta/ricamatrice, «Grazie a queste esposizioni importanti, abbiamo tanti visitatori che addirittura ci vengono a trovare nel nostro paese sia in laboratorio sia nella Casa Museo, un’antica domus padronale di proprietà del Comune, dove è allestita una ricca mostra permanente del costume sardo e un museo etnografico». Infatti, oltre a Milano, la sua specifica imprenditorialità e professionalità è stata riconosciuta anche in altri eventi, come la Fiera di Firenze e a Roma, quando è stata premiata come migliore artigiana, in occasione della rassegna “Arti e Mestieri Expo 2008”, nell’ambito della terza edizione di “L’eccellenza delle donne”.
Importante e significativa anche la partecipazione alla Fiera di Monaco di Baviera, nel 2009. Organizzata dalla Camera di Commercio di Cagliari, l’iniziativa aveva lo scopo di mettere in mostra i prodotti della cultura e dell’artigianato sardo. Una testimonial importante quella di Rita Cossu per la Sardegna, per il suo paese e per se stessa. Ma non è stato facile raggiungere le abilità e le competenze che ora ha raggiunto.
Ogni tanto ricorda la sua infanzia e la sua passione per il cucito. «Appartenevo a una famiglia povera, ma a cinque anni sapevo usare bene, l’ago e il filo, e cucivo, per questo motivo mia madre chiese, in paese, a diverse sarte se potevano accogliermi nelle loro sartorie, ma loro non mi volevano poiché l’arte del ricamo e del cucito era riservato alle “signorine di buona famiglia”. Fu una delusione per mia mamma e per me, però non mi rassegnai e continuai da sola». Sono passati vari decenni da quel periodo, e la ragazza che abitava nella casetta di via Cavour, insieme a mamma Margherita, papà Giovanni (Nico per tutti), fratelli e sorelle, si è evoluta. Ora è una sarta, una stilista e ricamatrice apprezzata ed esperta delle caratteristiche dei costumi di tanti paesi sardi. Molti chiedono un parere, una consulenza e le affidano la ricostruzione del costume locale, come quello di Villanovaforru, Sanluri, Escalaplano, Turri, Sindia, Fluminimaggiore, e l’elenco potrebbe continuare. Altri le chiedono di rifare anche le caratteristiche gonne con pieghe minuscole molto laboriose e difficili da fare. Un supporto importante per questo tipo di lavoro, l’artigiana l’ha trovato nella stupenda macchina plissettatrice, una rara e antica “Ezbelent” artigianale, costruita a Parigi tra la fine del secolo XIX e i primi del ‘900 (acquistata alcuni anni fa da una privata), che riesce a creare centinaia di pieghe rigide, nelle tipiche gonne del costume sardo.
Nel laboratorio che si trova nella propria casa in via Firenze, Rita Cossu “trascorre il tempo” a realizzare nuovi abiti, reinventare quelli tradizionali e restaurare e aggiustare con delicatezza, i costumi sardi antichi e rovinati. “Una jana”, l’aveva definita, un noto giornalista. Una fata sarda, dalle mani magiche che realizza splenditi capolavori. La sua attività è lavoro, ma anche passione per l’arte del cucire e mantenere le tradizioni del suo paese e la cultura della Sardegna. Il suo orgoglio è stato quello di recuperare il costume di Pabillonis. Sembrava scomparso e difficile da ricostruire. «In effetti», dichiara Rita, «ben pochi pezzi ancora esistevano e chi li possedeva, per diffidenza o altri motivi, era restio a tirarli fuori, senza contare che pochissimi conservavano il costume completo, poiché era usanza alla morte del genitore dividere anche gli indumenti e così uno ereditava una gonna, un altro uno scialle, un corpetto, e così via».
L’impegno della ricerca è stato comunque pienamente ripagato: «È stato possibile ricostruire, non solo il costume più comune ma, anche quello più ricco, con le dovute varianti, sia maschile sia femminile», spiega la sarta.
Oggi queste ricostruzioni sono presenti nella Casa Museo di Via Tasso insieme a tanti altri, realizzati dall’artigiana. La struttura, una vecchia abitazione campidanese restaurata dal Comune, affidata da alcuni anni a Rita Cossu, con una convezione, è sede, anche, di un museo etnografico con oggetti della tradizione contadina, ma anche di manifestazioni culturali per promuovere la cultura sarda. Non solo mostre, ma anche eventi musicali, presentazioni di libri e dimostrazioni della tradizione: come si fa il pane, il formaggio e piatti tipici (aiutata dal marito Franco) che vengono offerti ai visitatori, molti dei quali arrivano anche da fuori, compresi tanti turisti. Rita è instancabile. È responsabile anche del gruppo Folk Santu Juanni, che partecipa a tutti gli eventi religiosi del paese e a sagre isolane come Sant’Efisio, Matrimonio Selargino e tante altre, dove si ha l’occasione di mettere in mostra anche una bellissima realtà culturale di Pabillonis.
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