Il reddito di cittadinanza diventa realtà. E’ lo stesso ministro del Lavoro Luigi Di Maio ad annunciarlo oggi presentando il portale www.redditodicittadinanza.gov.it già on line.
Nel primo mese fornirà solo informazioni, mentre dal 6 marzo sarà possibile richiedere il reddito direttamente dal portale in via telematica. Già pronte tre milioni di card del reddito di cittadinanza realizzate da Poste italiane.
“Sono numerate” spiega Di Maio, “non possono essere usate per il gioco d’azzardo e verranno utilizzate da circa cinque milioni di italiani”.
Il suo funzionamento sarà come una normale PostePay. Il sistema funziona così: le Poste distribuiscono le card, l’Inps verifica i requisiti per il possesso consentendo quindi la spendita dei fondi personali. Proprio l’Inps è chiamata a inviare una mail o un sms ai richiedenti per certificare l’accoglimento della domanda e, contestualmente, avviserà le poste che convocherà il beneficiario. Tutto questo si svolgerà in una decina di giorni con la consegna che potrà essere effettuata solo personalmente al richiedente chiamato a presentarsi con un documento d’identità valido. I soldi saranno accreditati il mese successivo alla presentazione della domanda e dunque a fine aprile per chi fa richiesta a marzo.
La somma si compone di due parti: 500 euro massimo come integrazione al reddito più un contributo per l’alloggio (zero se si vive in casa di proprietà, 150 se si paga un mutuo, 280 se si è in affitto). Facendo subito di conto, la somma massima di 780 euro spettano solo a chi vive in affitto.
L’importo cresce all’aumentare del numero dei componenti della famiglia, ma la card sarà solo una per famiglia. I soldi vanno spesi tutti entro il mese (è vietato il gioco d’azzardo) perché altrimenti dal successivo scatta una decurtazione del 20 per cento e dopo sei mesi la carta viene svuotata. Possono essere prelevati in contanti un massimo 100 euro al mese se si è single mentre fino ai 210 per le famiglie numerose. Per ogni prelievo si paga una commissione di un euro alle poste.
I requisiti per poter accedere al Reddito di cittadinanza. Per accedere al reddito bisogna essere cittadini italiani, europei, o extracomunitari residenti in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due in maniera continuativa. Bisogna avere un Isee inferiore ai 9360 euro l’anno, un patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa inferiore ai 30 mila euro e un patrimonio finanziario non superiore ai 6 mila. Inoltre, nessun membro del nucleo familiare deve possedere un’auto immatricolata nei sei mesi precedenti di oltre 1600 cc di cilindrata (o 250 cc per le moto) né una barca. Anche chi avvia un’attività autonoma può fruire del reddito per i primi sei mesi.
La richiesta del beneficio può essere effettuata ai Caf, alle Poste, a uno sportello Inps, o via Internet sul sito dedicato che proprio oggi Di Maio ha presentato. Per ottenere il Reddito di cittadinanza, tutti i membri del nucleo familiare devono aderire a un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale in cui saranno seguiti dai navigator. I beneficiari sono inoltre obbligati ad accettare almeno una delle tre proposte di lavoro suggerite: la prima entro 100 chilometri dal comune di residenza, la seconda entro 250 chilometri, la terza in tutta Italia. Dopo i primi 18 mesi di fruizione bisogna accettare la prima offerta, da qualunque posto arrivi.
Naturalmente ci sono anche gli esclusi al beneficio: non possono beneficiarne i carcerati, i ricoverati in lunga degenza o in strutture assistenziali a carico dello Stato, le famiglie che hanno nel nucleo una persona che si è dimessa dal proprio lavoro negli ultimi dodici mesi. E si prevedono anche sanzioni per chi dichiarasse falsi requisiti: da due a sei anni di carcere insieme all’obbligo (dopo la condanna definitiva) di restituire quanto incassato.
Ma quanto costa allo Stato il Reddito di cittadinanza? La cifra stanziato dal Governo Conte parla di 7,1 miliardi nel 2019, 8 nel 2020, 8,3 nel 2021. Il tutto comprensivo dei soldi per assumere i navigator e riformare i centri per l’impiego.
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