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ATTUALITÀ

Pastorale della Salute: don Giorgio Lisci è il responsabile regionale

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La Conferenza Episcopale della Sardegna il 5 dicembre scorso ha nominato responsabile regionale della Pastorale della Salute don Giorgio Lisci, parroco della parrocchia del Sacro Cuore a Gonnosfanadiga. Il sacerdote, già responsabile della Pastorale della Salute della diocesi di Ales – Terralba, è stato convocato dal vescovo  monsignor Roberto Carboni, che gli ha comunicato la nomina al nuovo e più importante incarico.

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Don Giorgio Lisci, ex cappellano dell’Ospedale Nostra Signora di San Gavino, fin dall’inizio del suo ministero ha dedicato la sua opera alle persone sofferenti. Conosciuto e stimato nei paesi del circondario, è divenuto un punto di riferimento per tanti grazie alla sua umiltà, disponibilità e vicinanza alla comunità. In occasione della Festa della salute aveva organizzato un convegno sulla  bioetica al quale aveva partecipato anche don Massimo Angelleli,  docente di biotica, cappellano presso il policlinico di Tor Vergata a Roma, e da ottobre è il nuovo responsabile della Pastorale della Salute a livello nazionale.

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“La nostra condizione sociale e certi modelli di vita”, aveva affermato Agelleli, “ che vengono proposti in questo momento, ci fanno correre il rischio di dimenticare che la vita è un dono e quindi un bene indisponibile. La realtà della malattia e della sofferenza ci ricorda l’estrema fragilità della persona, tanto più fragile nei momenti in cui manca la salute. È compito della compagine sociale prestare attenzione e cura a tutte le situazioni di fragilità. Il livello di benessere sociale e di sviluppo umano si misurano proprio a partire dalla cura delle fragilità e dei più deboli. Papa Francesco, quando cita le periferie esistenziali, si riferisce a tutte quelle realtà personali e sociali di marginalità e solitudine. I malati, fragili e a volte soli, rappresentano le punte estreme di una periferia sociale, di una realtà che non vuole pensare più a loro. Dal punto di vista cattolico non possiamo non difendere la vita, tutta, sempre e comunque, dal suo inizio al suo naturale termine. Una comunità è chiamata a prendersi cura di tutta la fragilità. Ogni volta che si sceglie di attentare alla vita si offende l’intera comunità. Nessuno deve restare solo. Nessuno deve sentire la voglia di lasciare la vita. È nostro compito affacciarci a tutte le fragilità e sostenerle.”

Francesco Zurru

RIPRODUZIONE RISERVATA
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