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Attualità Sardara

Per vaccinarsi si dovrà andare fuori paese

Sardara ambulatorio-guardia medica
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Un comunicato del direttore del servizio Igiene e sanità pubblica della ASSL di Sanluri, Antonio Frailis, fa piazza pulita di quattro dei sette centri vaccinali rimasti sul territorio: entro i primi dieci giorni di novembre rimarranno aperti solo quelli di Guspini, che servirà anche gli utenti di Arbus; Villacidro, che servirà quelli di Gonnosfanadiga; San Gavino, che servirà quelli di Sardara e Pabillonis. La decisione rientra nell’ambito del “Programma di riorganizzazione e razionalizzazione della rete vaccinale”, che negli anni passati aveva già portato all’eliminazione di dieci sedi vaccinali su dodici, lasciando attivi solo quelli di Sanluri e Serramanna.

I motivi addotti sono quasi scontati, ci sono la necessità di contenere i costi, la mancanza di personale medico e infermieristico, l’insalubrità dei locali attualmente in uso. Il risultato, questo sì, scontato, è che il prezzo di queste sforbiciate lo pagherà chi il vaccino lo dovrà obbligatoriamente fare, per esempio i bambini e, di riflesso, i genitori. Prezzo che si traduce in tempo per raggiungere i vari ambulatori, tempo per fare la fila, carburante per chi ha l’auto e, in molti casi, in richiesta di permessi dal lavoro.

Il sindaco Roberto Montisci non ci sta e, insieme agli altri sindaci dei paesi esclusi, chiede ed ottiene un incontro con  Antonio Onnis, direttore della Assl di Sanluri. Incontro che si è svolto ad inizio mese e che si è concluso con un impegno da parte del dirigente sanitario a fare il possibile per trovare una soluzione che vada incontro ai cittadini e che continui a garantire il servizio così come è stato fino ad ora: «È vero che contenere i costi è un dovere e si deve fare laddove è possibile, ma in questo caso io il risparmio non lo vedo. Anzi, vedo dei costi a carico della collettività ed un disagio enorme. Ho espresso quindi tutta la mia perplessità di fronte alla decisione che sembra essere stata presa», commenta Montisci, che ha sottolineato anche come la salubrità dei locali medici sia di competenza della Assl stessa, non del Comune, e che gli stessi siano stati da loro ristrutturati di recente.

C’è tempo un mese per vedere se la decisione rientrerà, e insieme con essa tutte le difficoltà che comporterebbe.

Manuela Corona

RIPRODUZIONE RISERVATA
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